Il gup di Palermo, Marcella Ferrara, ha scarcerato Giuseppe Tabone, 53 anni, imprenditore di Sambuca di Sicilia, arrestato il 20 novembre dell'anno scorso con l'accusa di essere un fiancheggiatore del boss Leo Sutera e condannato l'8 luglio scorso a 3 anni di reclusione per favoreggiamento aggravato.
Il giudice, al quale si sono rivolti i difensori, gli avvocati Angela Porcello e Mauro Tirnetta, come già aveva fatto nelle ore precedenti per gli altri due fiancheggiatori - la fioraia di Sambuca di Sicilia, Maria Salvato, 45 anni e l’autista di Sutera, Vito Vaccaro, 57 anni, anche loro condannati alla stessa pena - gli ha sostituito la misura cautelare del carcere con quella dei domiciliari.
Sutera fu sottoposto a fermo il 29 ottobre del 2018 dopo che una microspia intercettò una frase dalla quale sarebbe emersa la sua volontà di fuggire per il timore di un aumento di pena e, quindi, di un ritorno in carcere nell'ambito dell'inchiesta "Nuova Cupola".
La nuova indagine, invece, ha accertato il suo rinnovato ruolo mafioso a Sambuca. Sutera, in particolare, nel 2016 si sarebbe attivato, fra l’altro, per fare lavorare due suoi amici imprenditori che volevano eseguire sbancamenti e conferimenti in discarica, scalzando un'azienda di Milano, in un cantiere nel quartiere Saraceno di Sambuca dove si stava lavorando alla realizzazione di quaranta alloggi.
Tabone, Salvato e Vaccaro, invece, sarebbero stati particolarmente attivi nel coadiuvare il capomafia. Lo avrebbero aiutato ad eludere le indagini, salvaguardandone gli spostamenti e la comunicazione e bonificando, in una circostanza, un appartamento dove il boss doveva tenere un summit.