Informativa
Questo sito o gli strumenti terzi da questo utilizzati si avvalgono di cookie necessari al funzionamento ed utili alle finalità illustrate nella cookie policy.
Se vuoi saperne di più negare il consenso a tutti o ad alcuni cookie, consulta la cookie policy.
Chiudendo questo banner, scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie. I cookie ci aiutano a fornire i nostri servizi.
Utilizzando tali servizi, accetti l'utilizzo dei cookie. Cookie Policy   -   Chiudi
29/12/2019 09:26:00

Castelvetrano: minaccia di morte i Carabinieri. Per Rosa Di Maio pena da ridefinire

 Annullamento della sentenza d’appello, con rinvio a diversa sezione della Corte d’appello di Palermo, ma soltanto per la rideterminazione della pena. E’ quanto ha sentenziato la Cassazione nel processo alla 48enne pluripregiudicata castelvetranese Rosa Di Maio, condannata in secondo grado ad un anno, 5 mesi e 20 giorni di carcere per resistenza a pubblico ufficiale, lesioni personali all’appuntato dei carabinieri Giuseppe Barcellona e minaccia di morte al brigadiere capo Angelo Catalano e ai suoi familiari.

Ma anche per minacce e lesioni alla compaesana Giulia Triolo. Ma per questi ultimi reati, la Suprema Corte ha dichiarato la “improcedibilità per mancanza di querela” da parte della Triolo. I reati contro l’appuntato Barcellona (il militare subì ferite giudicate dai medici guaribili in 7 giorni) la Di Maio li ha commessi in concorso con il suo compagno, Vincenzo Randazzo, 52 anni, anche lui volto noto a forze dell’ordine. L’uomo, però, è stato processato a parte.

I fatti sono relativi al 21 novembre 2016, quando i militari del Nucleo Operativo e Radiomobile della Compagnia di Castelvetrano arrestarono Randazzo e Di Maio. A seguito delle segnalazioni di alcuni cittadini, i militari dell’Arma intervennero nel noto esercizio commerciale “AREA 14”, in via Caduti di Nassiriya, dove la coppia (“In evidente stato di alterazione psicofisica derivante dall’abuso di alcol” scrissero i carabinieri in un comunicato) viene colta nel bel mezzo di una violenta discussione con il personale del ristorante. E all’arrivo dei carabinieri, Randazzo si avventava contro di loro, aggredendoli e danneggiando ciò che lo circondava all’interno del locale. A seguire, la Di Maio gli veniva in supporto, facendo altrettanto. Alla fine, comunque, i carabinieri riuscivano a bloccare i due, portandoli in caserma. Ma anche qui, la coppia continuava ad inveire contro i militari, minacciandoli. Poi, Randazzo veniva rinchiuso nel carcere di Trapani e la sua compagna posta agli arresti domiciliari. La Di Maio è stata accusata anche di avere tentato di colpire in volto il brigadiere Catalano. E di avere sputato contro di lui e contro un suo collega. Tutto ciò perché non voleva che le scattassero la foto segnaletica.

Del resto, sono gli stessi giudici della Suprema Corte a tracciare un quadro poco rassicurante della Di Maio, evidenziando tutti i suoi precedenti. Infatti, ritenendo “correttamente applicata” dalla Corte d’appello la contestata recidiva in relazione “ai plurimi precedenti penali” della donna, costituendo i fatti del processo “manifestazione di una non occasionale ricaduta nel crimine, la Cassazione sottolinea che la stessa difesa, nell’atto in cui appella la sentenza del Tribunale di Marsala, evidenzia i quattro precedenti penali della Di Maio, tra i quali spiccano la condanna per rapina emessa nel 1989 dal Tribunale per i minorenni di Palermo e nel 1996 una condanna emessa dalla Corte d’appello per ricettazione e un patteggiamento per estorsione.