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30/12/2019 06:00:00

I fatti del 2019. L'operazione "Scrigno", gli arresti di Ruggirello, i Virga e Orlando

Mafia, affari, politica e pacchetti di voti. C'è tutto questo alla base della più importante operazione antimafia dell'anno "Scrigno", e sicuramente tra i fatti più rilevanti del 2019.

Scrigno ha coinvolto pezzi della mafia locale con esponenti politici come l'onorevole Paolo Ruggirello del PD e l'ex assessore al Comune di Trapani Ivana Inferrera,  arrestati assieme agli esponenti della criminalità organizzata, tra i quali i figli del boss ergostolano Vincenzo Virga, Pietro e Francesco. 

Tra i 24 arrestati anche l'ex assessore Ivana Inferrera di Trapani e suo marito Ninni D'Aguanno per voto di scambio politico mafioso. Stessa accusa per l'ex consigliere comunale di Erice Giovanni Maltese.

Eccellenti i nomi "mafiosi" coinvolti nell'inchiesta. C'è ad esempio Carmelo Salerno, della famiglia mafiosa di Paceco. C'è anche Franco Orlando, che Tp24.it in un'inchiesta pubblicata un anno fa aveva già indicato come il reggente della famiglia mafiosa di Trapani. Sequestrato il Grand Hotel Florio a Favignana, riconducibile a Francesco Virga, insieme ai negozi Scrigno 1 e Scrigno 2. Nell'operazione Scrigno, con le intercettazioni e gli incontri tra gli arrestati. 200 i carabinieri del Comando provinciale di Trapani impegnati nei blitz.

Oltre ai vertici del mandamento (rappresentati dai fratelli VIRGA Francesco e Pietro, figli del boss ergastolano Vincenzo), della famiglia mafiosa di Paceco ed esponenti della famiglia mafiosa di Marsala, tra gli arrestati vi sono anche esponenti politici locali, che si offrivano ai mafiosi, proponendosi come loro punti di riferimento, arrivando, in alcuni casi, addirittura ad affidare loro la gestione, seppur parziale, della propria campagna elettorale. Arrestato anche il politico Paolo Ruggirello, ex deputato regionale, accusato di associazione mafiosa.

Affari, politica, ma anche la risoluzione di questioni personali, i voti. C’è tanta roba nellultima inchiesta antimafia che scuote, quanto un terremoto, la provincia di Trapani. Si chiama “Scrigno”, e ha portato all’arresto di 25 persone. In cella i vertici della famiglia mafiosa trapanese, e tanti altri nomi noti della criminalità organizzata e della politica tra gli arrestati e gli indagati.

Ma quello che ha fatto tremare le segreterie dei partiti - se ancora esistono - ieri sono gli arresti di esponenti politici molto noti nel territorio. Uno tra tutti l’ex deputato regionale Paolo Ruggirello. In manette anche l’ex assessore di Trapani Ivana Inferrera, l’ex consigliere comunale di Erice, Giovanni Maltese.

Arrestati Francesco e Pietro Virga, figli di Vincenzo Virga, storico capo mafia di Trapani. Altro nome di spicco è quello di Franco Orlando, ritenuto da molti il nuovo reggente della famiglia mafiosa trapanese. Sequestrati beni per 10 milioni di euro, tra cui il Grand Hotel Florio a Favignana, riconducibile a Francesco Virga, insieme ai negozi Scrigno 1 e Scrigno 2. L'operazione disarticola il mandamento mafioso di Trapani e permette, per la prima volta, di individuare l'articolazione di Cosa Nostra di Favignana capeggiata da Vito D’Angelo.

Ecco i nomi di tutti gli indagati e gli arrestati dell'operazione antimafia di ieri, Scrigno, a Trapani. In grassetto i nomi degli arrestati. Michele Alcamo, nato ad Erice classe '73, Diego Angileri, Marsala del '37, Salvatore Angileri, Marsala '72, Biagio Bianco, Marsala '67, Antonino Buzzitta, Erice classe '42, Maria Stella Cardella, Erice '69, Pietro Cusenza, Erice '67, Antonino D'aguanno, Erice '64, Vito D'Angelo, Ravanusa, '48, Tommasa Di Genova, Paceco '68, Vincenzo Ferrara, Marsala '65, Giuseppa Grignani, Trapani '73, Vito Gucciardi, Vita '60, Stelica Jacob, Romania '85, Ivana Anna Maria Inferrera, Trapani '63, Domenico La Russa, Trapani '50, Mario Letizia Paceco '70, Giovanni Maltese, Trapani '55, Pietro Maltese, Marsala '40, Michele Martinez, Erice '69, Franco Orlando, Trapani '56, Francesco Paolo Peralta, Trapani '65, Giuseppe Piccione, Marsala '72, Marcello Pollara, Mazara '62, Paolo Ruggirello, Trapani '66, Francesco Salvatore Russo, Erice '78, Leonardo Russo, Paceco '61, Carmelo Salerno, Paceco '60, Francesco Todaro, Calatafimi '63, Filippo Tosto, Buseto Palizzolo 71, Francesco Virga, Erice '70, Pietro Virga, Erice '73.

Il personaggio emerso nell'operazione è certamente Paolo Ruggirello, ex deputato regionale, campione di voti in provincia di Trapani. Ruggirello è accusato di associazione mafiosa e si trova al carcere di Santa Maria Capua Vetere. E' davvero lungo l'elenco delle contestazioni che la Procura antimafia muove all'ex deputato regionale di Trapani.

"Il meccanismo di raccolta voti nel nostro territorio continua ad essere sotto l'influenza di Cosa nostra", ha detto il procuratore di Palermo Lo Voi, commentando in conferenza stampa l'operazione Scrigno. Lo Voi dice che Paolo Ruggirello era "anello di congiunzione tra istituzioni e Cosa nostra".

"Il rapporto tra mafia e politica è costante e si ripete in ogni campagna elettorale - spiega il sostituto procuratore Paolo Guido - ed è sempre il politico che cerca e incontra il mafioso, concordando con lui il tipo di appoggio. Nei colloqui intercettati i mafiosi hanno quasi timore di farsi vedere in appoggio a questo o quel politico".

"Da Paolo Ruggirello e Ivana Inferrera soldi alla mafia per avere voti". E' uno dei particolari che emergono dalle carte dell'inchiesta Scrigno. Da un'intercettazione risulta che Ruggirello ha pagato ai Virga somme di denaro in occasione delle elezioni regionali del 2017. Più precise le ricostruzioni su Inferrera, che ha girato ben 2000 euro a Virga, che a sua volta ne ha dati 500 ad un esponente mafioso di Marsala, come "prima tranche" dell'acquisto di voti.

Sono gli esponenti politici stessi ad offrirsi per elezioni a vari livelli agli esponenti mafiosi per la ricerca dei voti. C'è un rapporto antico tra la mafia, che ha spesso una declinazione massonica. Nel 2006 Accomando, imprenditore condannato per mafia, e massone, parlando con il nipote di Mariano Agate fa espressamente riferimento alla votazione per l'elezione di Ruggirello, importante "per noi".
Non solo Ruggirello, Inferrera e Maltese, emergono altri casi di esponenti mafiosi in rapporti con politici.

A Trapani ed Erice i Virga e Franco Orlando erano molto noti per la loro capacità di raccogliere voti a candidati a loro graditi. E a loro molti si rivolgevano per avere un aiuto elettorale. Dalle indagini emerge che ci sono stati degli interessamenti anche per Simona Mannina e Alessandro Manuguerra, consiglieri comunali di Erice, eletti nel 2017. Come abbiamo raccontato ieri, Mannina e Manuguerra, soprattuto con i rispettivi genitori, avrebbero avuto rapporti con i mafiosi trapanesi per un aiuto in campagna elettorale. I Mannina e i Manuguerra non sono indagati.

Simona Mannina ha spiegato: "Dal negozio Scrigno ci sono stata, certo, per comprare le bomboniere delle mie nozze. E ho lasciato anche dei fac simile, come facevo con tutti in campagna elettorale". "Noi siamo vittime - dice Luigi Manuguerra - e non abbiamo fatto nulla".

“Siamo vittime, non abbiamo fatto nulla”. Così parlava Luigi Manuguerra lo scorso marzo, nelle ore successive agli arresti per l’operazione antimafia “Scrigno” che ha messo sottosopra la provincia di Trapani con 25 arresti, tra cui quello dell’ex deputato regionale Paolo Ruggirello.

Diceva così Manuguerra, negavano anche i Mannina, davanti ai fatti che piano piano emergevano sull’aiuto che avrebbero dato i mafiosi di Trapani nella campagna elettorale. Adesso anche loro hanno ricevuto l’avviso di conclusione delle indagini dell’operazione “Scrigno”, atto che anticipa solitamente la richiesta di rinvio a giudizio.

Indagati sono Alessandro Manuguerra, consigliere comunale ad Erice, e il padre Luigi, nonché Vito Mannina, padre della consigliera Simona. Per loro l'accusa è quella di voto di scambio politico - mafioso. Per la Procura Vito Mannina, avrebbe accettato la promessa di voti per la candidatura sua al consiglio comunale di Trapani, e di sua figlia, al consiglio comunale di Erice, da parte di Pietro Virga e Pietro Cusenza, entrambi associati mafiosi. Per l'elezione della figlia l’architetto Mannina avrebbe promesso 5.000 euro.

Leggendo le carte dell’inchiesta sono diverse le circostanze in cui vengono fuori i nomi dei Mannina e dei Manuguerra, che nell’operazione di sette mesi fa erano solo citati, non indagati.

Ad inguaiare Luigi Manuguerra è, tra le altre cose, il rapporto con Franco Orlando. Nell’ordinanza infatti si legge che Luigi Manuguerra con il figlio Alessandro avrebbero incontrato Orlando nel suo bar "per pianificare la loro campagna elettorale".
Il dialogo viene intercettato, con Manuguerra senior che avrebbe chiesto ad Orlando di parlare con Francesco Virga per racimolare consensi. "parlane tu con Franco prendiamo un po' di voti tu ad Erice che hai...Ma tu che sei un grande organizzatore che dici Diego (Giuseppe Diego Pipitone ndr) c'è la possibilità che passa con noi fra quindici giorni? O vince... la natura testarda dell'uomo o è l'influenza esterna che ci sono…".

Manuguerra è conosciuto da tutti come “il mago”. In un’intercettazione Virga e Orlando parlano di lui e aggiungono un altro appellativo: "quel carabiniere del mago". A Franco Orlando l’atteggiamento di Luigi Manuguerra non piaceva molto: "Io ti ho detto sempre da quanto tu... parli un poco assai e c'è chi ne risente".

L’attenzione degli inquirenti si è concentrata anche sull’elezione, al consiglio comunale, nel 2017, di Simona Mannina. La consigliera inizialmente eletta nelle fila del Pd, a sostegno della sindaca Daniela Toscano, poi è subito passata all’opposizione. E i rapporti con la sindaca non sono per nulla cordiali. Simona Mannina non è indagata. Ma l’avviso di conclusione delle indagini ricevuto dal padre Vito riguardano non solo la candidatura di quest’ultimo al consiglio comunale di Trapani nel 2017 (poi andata in fumo per il commissariamento del Comune dopo le inchieste per mafia), ma anche quella, andata a buonfine, della figlia Simona.

Vito Mannina si sarebbe avvalso della collaborazione di Pietro Cusenza, ma soprattutto di Francesco Virga, il boss con la passione per la politica. I carabinieri del Ros ascoltano i due conversare con Mannina che chiedeva “Che faccio ti lascio qualche fac-simile.. qualche cosa oh…”. E Virga che rispondeva: “Ma lei lo sa… anche se non me li lasci è lo stesso…”.

Della candidatura di Simona Mannina si sarebbe interessato anche Pietro Cusenza. A giochi fatti, ad elezione ottenuta, Cusenza commenta così: “quando ho fatto salire la figlia di Vito Mannina a me, sua figlia mi ha abbracciato e si è messa a piangere, e mi ha detto Se non era per te io non avevo dove andare, dico sono belle soddisfazioni".

Indagato Ciccio Todaro, braccio destro da anni di Paolo Ruggirello.
Secondo quanto emerge Ruggirello si sarebbe attivato con esponenti mafiosi di Paceco per preparare al meglio la lista Democratici per Marsala, in competizione a sostegno del candidato sindaco Alberto Di Girolamo, alle elezioni del 2015. Dalla lista sono stati eletti tre consiglieri comunali, tra cui il presidente del consiglio comunale Enzo Sturiano.


Fatti elettorali, ma anche personali erano portati all’attenzione degli esponenti mafiosi.
Una vicenda strettamente personale, legata ad una relazione extraconiugale e ad figlia mai riconosciuta. Anche per questi fatti Paolo Ruggirello si sarebbe rivolto ai mafiosi per intervenire e risolvere alcuni problemi.

Riferiscono gli inquirenti che Ruggirello avrebbe chiesto un intervento ai pregiudicati mafiosi Salerno e Franco Orlando per una questione personale relativa ad una donna con cui Ruggirello aveva una relazione e da cui è nata anche una figlia.
La donna si separò dal marito al quale il giudice concesse di tenere la bambina tre volte a settimana. Ma qualche giorno dopo la donna impedì all'ex coniuge di tenere la figlia nei giorni stabiliti dal giudice, l'ex marito la denunciò.

“La vicenda coinvolgeva personalmente RUGGIRELLO Paolo che non voleva rivelare l’esistenza del rapporto extraconiugale in essere con la donna di essere il padre legittimo della bambina. RUGGIRELLO, al solo fine di scongiurare eventuali ripercussioni negative che avrebbero arrecato nocumento al suo prestigio personale e politico, chiedeva a SALERNO Carmelo di gestire e risolvere quella vicenda privata, interessando anche un altro importante esponente mafioso trapanese, ORLANDO Francesco”.

Per gli inquirenti “RUGGIRELLO si è rivolto a SALERNO ed a ORLANDO per sfruttare un loro intervento che, per la caratura mafiosa di quest’ultimi e le modalità accorte degli incontri, assume chiaramente connotati illeciti”. Le sorti delle attività politiche, ma anche della vita privata data in mano ai mafiosi. Quella di ieri è certamente una delle operazioni antimafia più complesse degli ultimi anni in provincia di Trapani, dalla quale emergono ramificazioni quasi del tutto inedite.