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05/01/2020 06:00:00

Due parole per due decenni. Enzo Di Pasquale, Paura / Scoperta

 Alla mezzanotte del 31 dicembre, non succede soltanto di strappare dalla parete l’ultima pagina del calendario del 2019. L’impercettibile, eppure decisivo, passaggio da un anno all'altro stavolta ci introduce in un nuovo - e per definizione, imprevedibile - decennio: una prospettiva interminabile, si potrebbe pensare, per una società che comincia ad adattarsi al ritmo delle effimere, i piccoli insetti acquatici che sopravvivono appena un giorno. O meno poeticamente alla durata di una storia su Instagram, che inesorabile scompare dopo ventiquattro ore.


Allora, per attraversare insieme questa invisibile linea di confine, in direzione del 2020, abbiamo chiesto ad alcuni scrittori siciliani, che periodicamente avete letto sulle nostre pagine, di raccontarci quali parole portano con loro in questo viaggio: quale parola sintetizza il sentimento dei dieci anni che ci lasciamo alle spalle, quale raccoglie le speranze che animano i prossimi dieci, venti, cento?


Con questo sillabario vorremmo cominciare a muoverci dentro la complessa stagione che si sta aprendo davanti a tutti noi. Sicuri che non esiste un tempo indecifrabile, oscuro o tenebroso: per poterlo leggere, però, è sempre necessario avere delle parole che ci facciano da lumi.

***

di Enzo Di Pasquale

Paura

Si svegliò con la paura. Non fu di notte, ma di mattina, poco prima di andare in ufficio. Essendo un commesso viaggiatore si tastò il corpo, chissà malauguratamente fosse ricoperto da scaglie. Scivolò dal letto di malavoglia, si guardò allo specchio.

A parte i capelli scompigliati e la barba non rasata, il resto era normale. Quello che non era affatto normale è che avvertiva una paura pesante, come una fobia. Cercò di rilassarsi, di capire di cosa avesse paura. Ebbe paura di non saperlo! In questi casi si dice paura dell’ignoto, ma a sentirla così potente dentro pensò che l’ignoto non poteva contenerla. Aveva fatto un brutto sogno?... una specie di incubo che appena svegli si dimentica? Ritornò a letto, pensò di mettersi sotto le coperte ma ci rinunciò subito perché le coperte, si sa, sono come una trappola che ti costringono a rimanere a letto. Doveva andare a lavorare e non era il caso di indugiare. Si tolse i pantaloni del pigiama, così il freddo lo avrebbe costretto a vestirsi e andare al lavoro. Non sentì freddo, tanto era accalorato dal quel senso di angoscia che lo affliggeva. Di cosa ho paura? Rimase a riflettere, magari avrebbe saltato la colazione per recuperare tempo. Ma doveva capire di che cazzo aveva paura! Cercò di recuperare il sogno, se davvero c’era stato. Vuoto. Pensò alla sera precedente: una serata normale trascorsa con gli amici e poi a casa a cenare con i genitori. Intanto il tempo scorreva. Avrebbe rinunciato a sbarbarsi ma doveva assolutamente capire da dove aveva origine quello stato di profondo tormento. Andò ancora indietro nel tempo, prima ancora di cena, prima ancora del breve incontro con gli amici. Doveva arrivare all’origine della paura per sradicarla, avrebbe evitato di indossare la cravatta, fare il nodo, si sarebbe vestito di fretta, non si sarebbe nemmeno sciacquato il viso per recuperare e arrivare puntuale al lavoro.

Scoperta

Aveva sentito, ma così di straforo, prima di prelevare il nuovo catalogo di stoffe dell’azienda per proporlo ai clienti, aveva sentito da altri che a loro volta avevano sentito sussurrare negli uffici amministrativi che i conti non quadravano in azienda e che le cose si sarebbero potute mettere male. Forse la paura era legata a un possibile licenziamento? … Non avrebbe potuto convivere! Ne avevano parlato con la fidanzata e la cosa si sarebbe concretizzata da lì a poco ….


La scoperta, si sa, è un lampo istantaneo, come una rivelazione, un momento preciso che guizza nell’attimo in cui il livello dell’ignoto si alza e si avrà una nuova chiave di lettura. Perciò, con estrema calma, si spogliò, si mise sotto la doccia, si asciugò, si sbarbò, prelevò dal cassetto la camicia preferita, si vestì, non annodò la cravatta perché non l’avrebbe più messa, uscì dalla camera fischiettando e fischiettando si preparò la colazione. Era in notevole ritardo sul lavoro, accennò un lieve sorriso: ‘fan culo stu cazzo di lavoro”, non lo pensò, lo disse proprio.
La vita offre tante opportunità, pensò.
La paura si dileguò.