di Marco Marino
Quando viene citato il famoso articolo di Leonardo Sciascia sui «professionisti dell’antimafia» (Corriere delle Sera, 10 gennaio 1987), molti si ricordano di segnalare, e stigmatizzare, il riferimento alla “promozione” del giudice Paolo Borsellino; gli stessi, però, dimenticano all’interno del pezzo l’allusione, non troppo velata, a un sindaco dell’epoca, «un sindaco che» - sostiene lo scrittore racalmutese - «per sentimento o per calcolo cominci ad esibirsi - in interviste televisive e scolastiche, in convegni, conferenze e cortei - come antimafioso: anche se dedicherà tutto il suo tempo a queste esibizioni e non ne troverà mai per occuparsi dei problemi del paese o della città che amministra».
Si trattava di Leoluca Orlando, che alla fine degli anni Ottanta era al suo primo mandato.
Ed è lo stesso sindaco che l’8 gennaio 2020, a novantanove anni dalla nascita dell’autore del «Giorno della civetta», intitola a Leonardo Sciascia la Biblioteca comunale di Palermo. La medesima persona che all’indomani dell’articolo incriminato non volle capire le ragioni di Sciascia e non ebbe scrupoli a colpirlo e isolarlo. Sembra che dalla nostra memoria collettiva sia stata dispersa ogni traccia di quel comunicato del Coordinamento antimafia che definì Sciascia “un quaquaraquà”, il peggiore degli insulti secondo il personaggio di don Mariano Arena.
Vent’anni dopo quell’articolo, il vicedirettore del Corriere Pierluigi Battista invitò chi aveva attaccato Sciascia, a chiedergli scusa. Orlando rispose che Sciascia diceva cose giuste, ma che fu strumentalizzato.
Oggi, a margine delle manifestazioni del trentennale della morte e cominciando a progettare quelle per il centenario del 2021, il Comune di Palermo compie un gesto meritorio, come meritorio è qualsiasi gesto che venga fatto per onorare l’opera di uno dei maggiori scrittori del secondo Novecento europeo. Eppure non è proprio dalle manifestazioni di questo tipo che Sciascia si guardava bene dal comparire? Non è la reiterazione vacua di queste iniziative che lo portò a scrivere quelle cose su Orlando? A quanto pare, allora, quella riflessione sciasciana continua a essere profetica, investendo addirittura le stesse persone, nell’immagine di una Sicilia ancora oggi irredimibile.