La mamma di Loris Andrea Stival, Veronica Panarello, era perfettamente cosciente e consapevole di quello che stava facendo quando lo ha ucciso.
Questo si legge nella sentenza depositata dalla prima sezione penale della Suprema Corte che spiega perché il 21 novembre scorso dichiarò inammissibile il ricorso dell'imputata contro il verdetto emesso dalla Corte d'assise d'appello di Catania nel luglio 2018.
Per i giudici della Corte di Cassazione non c'è stata nessuna «amnesia dissociativa» ma «la condotta posta in essere dall'imputata subito dopo l'omicidio del figlio risulta lucidamente finalizzata al depistaggio delle indagini che sarebbero inevitabilmente seguite una volta scoperta la morte del bambino, con la immediata - si legge ancora - risoluzione di disfarsi del cadavere del figlio buttandolo in un canale in una contrada periferica, con la simulazione di una violenza sessuale ai danni del piccolo, con il disfacimento degli oggetti adoperati per commettere il delitto o comunque a esso riconducibili». Veronica Panarello, secondo i giudici della Cassazione, «non versava in stato confusionale, come la stessa ha cercato di far credere, ma al contrario era perfettamente cosciente e orientata nell'attività di eliminazione delle tracce del commesso reato e di depistaggio delle indagini».