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16/01/2020 07:20:00

Sicilia, le mani della mafia per spartirsi i fondi europei. 94 arresti, anche un notaio

 C’è anche il notaio Antonino Pecoraro, 73 anni, tra i 94 arresti effettuati ieri  mattina all’alba in un blitz congiunto di carabinieri e guardia di finanza su coordinamento della Direzione Distrettuale Antimafia di Messina.

Il notaio agrigentino è finito agli arresti domiciliare con l’accusa di concorso esterno in associazione mafiosa. L’inchiesta ha portato anche al sequestro di 150 imprese. Decapitati i clan mafiosi dei Batanesi e dei Bontempo Scavo.Gli indagati sono in tutto 194. Delle 94 misure emesse 48 sono provvedimenti di custodia cautelare in carcere, le altre di arresti domiciliari. In cella sono finiti i vertici delle famiglie mafiose dei Batanesi e dei Bontempo Scavo, gregari, estortori e “colonnelli” dei due clan storici dei Nebrodi. Le accuse sono, a vario titolo, di associazione mafiosa, truffa aggravata, intestazione fittizia di beni, estorsione, traffico di droga. L’indagine coinvolge anche imprenditori e professionisti insospettabili come un notaio accusato di concorso esterno in associazione mafiosa.Il Gip di Messina che ha emesso l’ordinanza, Sergio Mastroeni, ha analizzato oltre 30mila pagine di atti giudiziari. L’indagine è stata condotta dai carabinieri del Ros, del comando provinciale di Messina e del Comando Tutela Agroalimentare e dai Finanzieri del Comando provinciale di Messina.C’è anche il sindaco di Tortorici, piccolo comune del messinese, tra i 94 arrestati nella più grande operazione contro la mafia dei Nebrodi. 

La Guardia di Finanza di Messina ha arrestato Emanuele Galati Sardo, 39 anni, accusato di concorso esterno in associazione mafiosa, sindaco di Tortorici. Secondo l’accusa, Galati Sardo era considerato “a disposizione dell’organizzazione mafiosa per la commissione di una serie di truffe” e “aveva rapporti diretti con il boss Aurelio Faranda”, dicono gli investigatori delle Fiamme gialle. il trentanovenne Emanuele Galati Sardo era stato eletto lo scorso aprile supportato dalla lista ”Uniti per cambiare Tortorici”.

È una mafia moderna quella raccontata nell’indagine della dda guidata sulle «famiglie» dei Batanesi e dei Bontempo Scavo che ha portato  al sequestro di 151 imprese e all’arresto di 94 persone: boss, gregari, prestanomi e insospettabili professionisti come un notaio.

La «mafia dei pascoli» non c'è più sostituita da una organizzazione imprenditoriale al passo coi tempi e capace di sfruttare le potenzialità offerte dall’Unione Europea all’agricoltura.

Prevalentemente su base familiare, in rapporti con Cosa nostra palermitana e catanese, continua a usare vecchi metodi come la minaccia e la violenza, ma i taglieggiamenti spesso sono finalizzati all’accaparramento di terreni, la cui disponibilità è presupposto per accedere ai contributi comunitari; «settore, questo, - scrive il gip di Messina, Salvatore Mastroeni che ha disposto gli arresti - che costituiva il principale, moderno, ambito criminale di operatività delle famiglie mafiose».

Gli inquirenti hanno anche accertato che il denaro illecito transitava spesso su conti esteri per, poi, «rientrate in Italia, attraverso complesse e vorticose movimentazioni economiche, finalizzate a farne perdere le tracce».

«Le organizzazioni mafiose in questione, - conclude il giudice - grazie all’apporto di professionisti, presentano una fisionomia dinamica, muovendo dal controllo dei terreni, forti di stretti legami parentali e omertà diffusa (e, quindi, difficilmente permeabili al fenomeno delle collaborazioni con la giustizia), mirano all’accaparramento di utili, infiltrandosi in settori strategici dell’economia legale, depredandolo di ingentissime risorse».

Puntano sui soldi dell’Ue i clan messinesi che avrebbero intascato indebitamente fondi europei per oltre 5,5 milioni di euro, mettendo a segno centinaia di truffe all’Agenzia per le erogazioni in agricoltura (Agea), l’ente che eroga i finanziamenti stanziati dall’Ue ai produttori agricoli. A fiutare l’affare milionario sono stati i clan storici di Tortorici, paese dei Nebrodi, i Batanesi e i Bontempo Scavo, che, anche grazie all’aiuto di un notaio compiacente e di funzionari dei Centri Commerciali Agricoli (Cca) che istruiscono le pratiche per l’accesso ai contributi europei per l’agricoltura, hanno incassato fiumi di denaro. I due clan, invece di farsi la guerra, si sono alleati, spartendosi virtualmente gli appezzamenti di terreno, in larghissime aree della Sicilia ed anche al di fuori dalla regione, necessari per le richieste di sovvenzioni. “Ciò, – scrive il Gip che ha disposto gli arresti su richiesta della Dda di Messina- con gravissimo inquinamento dell’economia legale, e con la privazione di ingenti risorse pubbliche per gli operatori onesti”. La truffa si basava sulla individuazione di terreni “liberi” (quelli, cioè, per i quali non erano state presentate domande di contributi). A segnalare gli appezzamenti utili spesso erano i dipendenti dei Cca che avevano accesso alle banche dati. La disponibilità dei terreni da indicare era ottenuta o imponendo ai proprietari reali di stipulare falsi contratti di affitto con prestanomi dei mafiosi o attraverso atti notarili falsi. Sulla base della finta disponibilità delle particelle, veniva istruita da funzionari complici la pratica per richiedere le somme che poi venivano accreditate al richiedente prestanome dei boss spesso su conti esteri. “La percezione fraudolenta delle somme – scrive il gip – era possibile grazie all’apporto compiacente di colletti bianchi, collaboratori dell’A.G.E.A., un notaio, responsabili dei centri C.A.A., che avevano il know-how necessario per procurare l’infiltrazione della criminalità mafiosa nei gangli vitali di tali meccanismi di erogazione di spesa pubblica e che conoscevano i limiti del sistema dei controlli”.

Gli arrestati:

Pasqualino Agostino Ninone, Calogero Barbagiovanni, Carmelo Barbagiovanni, Gino Bontempo, Giuseppe Bontempo, Salvatore Bontempo, Sebastiano Bontempo, Sebastiano Bontempo, Sebastiano Bontempo Scavo, Salvatore Calà Lesina, Gino Calcò Labruzzo, Andrea Caputo, Domenio Coci, Giuseppe Marchetta Condipodero, Samuele Conti Mica, Sebastiano Conti Mica detto “U Bellocciu”, Ivan Conti Taguali, Giuseppe Costanzo Zammataro, Giuseppe Costanzo Zammataro, Giuseppe Costanzo Zammataro, Salvatore Costanzo Zammataro, Salvatore Costanzo Zammataro, Santo Destro Mignino, Sebastiano Destro Mignino, Vincenzo Galati Giordano, Vincenzo Galati Giordano detto “Lupin”, Alfred Hila, Antonino Agostino Marino, Rosario Marino, Giuseppe Marino Gammazza, Francesco Protopapa, Giuseppe Scinardo Tenghi, Mirko Talamo, Giuseppe Valerio Labia, Giuseppe Armeli Moccia, Rita Armeli Moccia, Sebastiano Coci, Katia Crascì, Sebastiano Crascì, Sebastiano Craxì, Aurelio Salvatore Faranda, Davide Faranda, Emanuele Antonino Faranda, Gaetano Faranda, Gianluca Faranda, Massimo Giuseppe Faranda, Rosa Maria Faranda, Giovanni Vecchio.

AI DOMICILIARI:

Alessio Bontempo, Lucrezia Bontempo, Giovanni Bontempo, Giuseppe Bontempo, Sebastiana Calà Campana, Vincenzo Ceraulo, Jessica Coci, Claudia Costanzo Zammataro, Loretta Costanzo Zammataro, Valentina Costanzo Zammataro, Romina Costanzo Zammataro, Daniele Galati Pricchia, Alessandra Sciuto, Giuseppe Armeli, Salvatore Armeli Moccia, Antonio Caputo, Carolina Coci, Rosaria Coci, Giusi Conti Pasquarello, Massimo Costantini, Barbara Crascì, Lucio Attilio Rosario Crascì, Salvatore Antonino Crascì, Salvatore Dell’Albani, Marinella Di Marco, Antonino Faranda, Giuseppe Ferrera, Innocenzo Floridia, Emanuele Galati Sardo, Giuseppina Gliozzo, Roberta Linares, Giuseppe Natoli, Pietro Lombardo Facciale, Francesca Lupica Pasquale, Rosa Maria Lupica Pasquale, Antonia Strangio, Giorgio Marchese, Antonino Pecoraro, Massimo Pirriatore, Elena Pruiti, Danilo Rizzo Scaccia, Angelica Giusy Spasaro, Giuseppe Natale Spasaro, Salvatore Terranova, Giuseppe Villeggiante, Carmelino Zingales.