Per associazione mafiosa e danneggiamenti (attentati incendiari), i pm della Dda di Palermo hanno invocato la condanna a tre anni e quattro mesi di carcere ciascuno per Nicolò Nicolosi, di Vita, e Attilio Fogazza, di Gibellina, entrambi di 47 anni, processati con rito abbreviato davanti al gup Maria Cristina Sala.
Dopo avere deciso di collaborare con la giustizia, Nicolosi e Fogazza - già condannati a 16 anni di carcere ciascuno dopo essersi autoaccusati dell’omicidio di Salvatore Lombardo, un pastore di 47 anni con precedenti penali, ucciso con due colpi di fucile il 21 maggio 2009 a Partanna, accusando il presunto boss Giovanni Domenico Scimonelli, 52 anni, di essere il mandante, e per questo condannato, anche in appello all’ergastolo – hanno dichiarato di essere gli autori di una serie di attentati incendiari, tra il 2008 e il 2012, contro imprenditori e professionisti della Valle del Belice. Accusando, anche in questo caso, lo Scimonelli quale mandante.
Una delle intimidazioni i più eclatanti fu quella ai danni di Nicola Clemenza, presidente dell’Associazione Libero Futuro Antiracket di Castelvetrano, a cui fu incendiata l’auto e il prospetto dell’abitazione il giorno prima dell’inaugurazione di un consorzio di agricoltori di cui era promotore. Davanti al gup Sala, alle richieste della Dda si sono associati i legali delle parti civili: gli avvocati Giuseppe Ferro (per Paolo Angelo), Rossella Angileri (per Livia Accardi), Nicolò Clemenza (per Severino Lazzara), Filippo Triolo (per Andrea Ingargiola), Giovanni Lentini (per Angelo Indelicato), e, incredibile a dirsi, Giuseppe Gandolfo (Associazione la Verità Vive onlus, che non c'entra un tubo con questa vicenda, non ha mai tutelato un imprenditore, eppure continua ad essere ammessa come parte civile nei processi e ad ottenere lauti risarcimenti), Girolamo Restivo (per Francesca Signorello, moglie del Clemenza), e Giuseppe Accardo (per Nicola Clemenza).
“Finalmente si sta facendo piena luce sui diversi atti intimidatori eseguiti nella Valle del Belice – ha detto Nicola Clemenza - atti che si muovevano nella logica di rafforzare l’associazione Cosa Nostra nella nostra zona. Dall’episodio di cui sono stato vittima è nato il mio impegno civico a sostegno delle vittime delle intimidazioni mafiose e del racket”. E così gli ha fatto eco il suo legale, l’avvocato Giuseppe Accardo: “Facciamo nostro l’impianto accusatorio, peraltro sorretto dalle stesse dichiarazioni rese agli imputati. Siamo convinti che il Gip di Palermo accoglierà le richieste della pubblica accusa”. Scimonelli, difeso dall’avvocato Calogera Falco, ha scelto il processo con rito ordinario e quindi sarà giudicato dal Tribunale di Marsala.