Archiviati i conti 2019 e svelato a dicembre il nuovo piano, Unicredit è pronta al negoziato con i sindacati sugli esuberi. Il primo incontro è fissato già venerdì per arrivare a tirare le somme entro il 30 marzo.
Oltre sei settimane per cercare di trovare un'intesa su 6.000 uscite (500 del precedente piano Transform) e 450 filiali da chiudere, in Sicilia si parla di dieci «sportelli» da cancellare. Il tutto messo nero su bianco nella lettera di apertura della procedura che il gruppo ha inviato a Fabi, First Cisl, Fisac Cgil, Uilca e Unisin e in cui invita «a soluzioni condivise e idonee» che consentano di evitare misure «connesse a condizioni di eccessiva onerosità, altrimenti necessarie già nel corso del secondo semestre 2020».
Già le premesse, però, fanno pensare ad una trattativa in salita con i sindacati che chiedono una assunzione ogni due uscite e la ministra del Lavoro e delle Politiche sociali, Nunzia Catalfo che ha convocato i vertici della banca per venerdì 21 febbraio. «Unicredit continua ad avere un atteggiamento inaccettabile: l'amministratore delegato Jean Pierre Mustier si illude di poterci squadernare un piano a scatola chiusa, di fatto senza discutere i numeri», tuona Lando Maria Sileoni segretario generale della Fabi.