Venerdì 28 febbraio 2020, nell’aula magna del Liceo Classico “G. Pantaleo” di Castelvetrano, si è svolto un importante evento culturale per la presentazione del libro “I leoni di Sicilia, la saga dei Florio” di Stefania Auci (Nord edizioni). L’evento promosso dalla Fidapa, sezione di Castelvetrano, con la sua Presidente Antonella Giardina, ha visto l’interesse di un pubblico numeroso di ragazzi e di persone adulte. Con l’autrice ha dialogato Tanino Bonifacio, critico d’arte, docente universitario e assessore del Comune di Gibellina.
La Presidente della Fidapa, Antonella Giardina, ha ringraziato della cortese ospitalità la padrona di casa, la Dirigente scolastica dott.ssa Gaetana Barresi, sempre sensibile e attenta alle varie iniziative culturali, e il Sindaco di Castelvetrano, dott. Enzo Alfano, che, invitati a salutare i gentili ospiti, hanno ringraziato la Fidapa per l’interessante iniziativa e per aver avuto la possibilità di incontrare Stefania Auci, la scrittrice del momento e il caso letterario “I leoni di Sicilia”, romanzo che mette in rilievo l’ascesa economica e sociale dei Florio e la loro rilevanza nella Sicilia ottocentesca.
Segue il dialogo tra il critico d’arte, Tanino Bonifacio, e Stefania Auci, il cui atteggiamento e modo di parlare conquista subito l’interesse e l’attenzione del pubblico intervenuto.
Bonifacio fa immediatamente riferimento ad un pilastro della nostra letteratura, “Il Gattopardo” in relazione a “I Leoni di Sicilia”. Tuttie due i romanzi scavano il tempo storico della Sicilia in un momento, difficile e particolare, quello dello sbarco di Garibaldi in Sicilia e dei primi anni dell’unità d’Italia, tempo che segna anche il passaggio dalla classe nobiliare a quella borghese.
La famiglia dei Florio, calabrese e, quindi forestiera, riesce non solo a contrastare gli altri imprenditori locali palermitani ma ad imporre la propria economia, a farsi accettare ed integrarsi, nella realtà socio – economica della città, superando il concetto di BARBARO, che oggi invece è tornato di grande attualità.
Dal momento in cui sbarcano a Palermo da Bagnara Calabra, nel 1799, i Florio guardano avanti, irrequieti e ambiziosi, decisi ad arrivare più in alto di tutti. A essere i più ricchi, i più potenti. E ci riescono: in breve tempo, i fratelli Paolo e Ignazio rendono la loro bottega di spezie la migliore della città, poi avviano il commercio di zolfo, acquistano case e terreni dagli spiantati nobili palermitani, creano una loro compagnia di navigazione… E quando Vincenzo, figlio di Paolo, prende in mano Casa Florio, lo slancio continua, inarrestabile: nelle cantine Florio, il Marsala viene trasformato in un nettare pregiatissimo; a Favignana, la tonnara e un nuovo metodo per conservare il tonno – sott’olio e in lattina – ne rilancia il consumo… In tutto ciò, Palermo osserva con stupore l’espansione dei Florio, ma l’orgoglio si stempera nell’invidia e nel disprezzo: quegli uomini di successo rimangono comunque «stranieri», «facchini» il cui «sangue puzza di sudore». Non sa, Palermo, che proprio un bruciante desiderio di riscatto sociale sta alla base dell’ambizione dei Florio e segna nel bene e nel male la loro vita; che gli uomini della famiglia sono individui eccezionali ma anche fragili e – sebbene non lo possano ammettere – hanno bisogno di avere accanto donne altrettanto eccezionali: come Giuseppina, la moglie di Paolo, che sacrifica tutto – compreso l’amore – per la stabilità della famiglia, oppure Giulia, la giovane milanese che entra come un vortice nella vita di Vincenzo e ne diventa il porto sicuro, la roccia inattaccabile.
In realtà la famiglia passa veramente alla nobiltà, ottenendo quel riconoscimento sociale che ancora le mancava, quando Ignazio sposa nel 1866 Giovanna d’Ondes Trigona, discendente di un’antica famiglia le cui glorie familiari risalgono al tempo delle Crociate.
Le figure femminili escono fuori dagli schemi precostituiti, e soprattutto Giulia è una donna che rompe con le regole sociali e fa quello che le altre donne non avrebbero mai pensato di fare: “scegliere”.
Intrecciando il percorso dell’ascesa commerciale e sociale dei Florio con le loro tumultuose vicende private, sullo sfondo degli anni più inquieti della Storia italiana – dai moti del 1818 allo sbarco di Garibaldi in Sicilia – Stefania Auci dipana una saga familiare d’incredibile forza, così viva e pulsante da sembrare contemporanea.
Il critico, Tanino Bonifacio, si sofferma anche sul luogo : ossia sulla città di Palermo.
Sullo sfondo della storia della famiglia Florio, Palermo è un palcoscenico perfetto a cui l’autrice dà ampia scena, considerandola femmina e dea allo stesso tempo perché, come abbiamo visto, sono le figure femminili che, in fondo, conoscono le caratteristiche di questi uomini e riescono a domarli. La città, nel romanzo, appare molto operosa con il suo porto affollato di battelli che arrivano e partono, carichi di manufatti prodotti dai ricchi opifici dei Florio, dei Gulì, dei Whitaker mentre l’aristocrazia resta a guardare bloccata nel suo immobilismo tenebroso.
“Per me Palermo ha un unicum che poche città hanno in Europa, Palermo riesce a nascondere molto ma non ruba nulla, prima o poi, ti restituisce quello che cerchi ed io ho cercato con molta lucidità forse perché, non essendone figlia, il cuore ha resistito all’emozione di appartenervi”, dice la Auci. A questo punto, si conclude il dialogo tra l’autrice e Bonifacio e viene dato spazio agli interventi del pubblico e dei ragazzi presenti. Numerose sono state le riflessioni e le emozioni che il romanzo ha suscitato e Palermo, se non avesse avuto i Florio, oggi sarebbe più povera anche dal punto di vista architettonico.
La Presidente della Fidapa di Castelvetrano, Antonella Giardina, ringrazia Stefania Auci, trapanese di nascita e sponsor per la candidatura di Trapani a capitale italiana della Cultura 2021, per questa piacevole visita, e il critico d’arte Tanino Bonifacio per aver reso gli ospiti partecipi di un incontro di grande rilevanza culturale, e per aver condotto egregiamente il dialogo con Stefania. La Presidente ringrazia anche la dott.ssa Barresi per l’ospitalità e per la sua disponibilità; ringrazia tutti coloro che sono intervenuti. Aprire un libro e leggerlo ti salva dalla mediocrità e ossigena la tua intelligenza perché “quando il sole della cultura è basso, i nani hanno l’aspetto di giganti” (Karl Kraus).