5 milioni di euro. È la cifra che il Pm Gery Ferrara ha chiesto per Giovanni ed Enrico Adamo, padre e figlio, ai giudici della sezione Misure di prevenzione del tribunale di Trapani.
Ai due castelvetranesi, imprenditori nel settore del movimento terra, erano stati sequestrati i beni (appunto, per 5 milioni di euro) nel febbraio del 2017, essendo stati accusati di far parte della rete che favorisce la latitanza del boss Matteo Messina Denaro.
Inoltre per Giovanni Adamo sono stati chiesti quattro anni di sorveglianza speciale e per il figlio Enrico tre.
Secondo Lorenzo Cimarosa, uno dei pentiti che con le sue dichiarazioni ha dato un contributo rilevante al sequestro, le ricchezze di Giovanni Adamo sarebbero da ricondurre al rapporto con la famiglia Messina Denaro e con Giovanni Filardo, cugino del capomafia.
Fortune che sarebbero cominciate partecipando ai lavori di realizzazione della diga SS. Trinità (Delia), negli anni ’80.
Anche il pentito Giovanni Ingrasciotta Aveva riferito che in quel periodo “la famiglia mafiosa di Castelvetrano aveva speso la propria influenza per far assegnare in subappalto ad imprese compiacenti i numerosi lavori connessi alla realizzazione di una condotta idrica che avrebbe attraversato l’agro del Belice.”
Dichiarazioni che sono state confermate dagli accertamenti della Sezione Operativa di Trapani.
Si trattava di un’opera appaltata nel 1988 ad un raggruppamento di imprese per quasi 40 miliardi delle vecchie lire.
Nelle contrade Zangara e Seggio, tra i vari subappalti per lavori di scavo, c’era la ditta individuale di Giovanni Adamo. Il quale aveva alle sue dipendenze il cugino di Matteo Messina Denaro, Giovanni Filardo. Quest’ultimo però non era proprio un semplice dipendente, visto che già dieci anni prima, l’Adamo ne era stato il padrino di cresima, essendo anche cugino di suo padre: Michele Filardo.
Ma Giovanni Adamo non è soltanto un imprenditore. E’ anche uno dalle conoscenze politiche altolocate: al telefono col parlamentare Pippo Fallica, si occupava della campagna acquisti per Forza Italia. E, come scrivono i giudici nel provvedimento di sequestro dei beni, per il tramite del figlio Enrico, offriva all’allora sindaco Felice Errante “la propria disponibilità per assisterlo nella risoluzione di talune problematiche ambientali, mettendogli a disposizione le sue conoscenze ‘romane’”.
Enrico Adamo, invece, secondo i giudici della sezione penale e per le misure di prevenzione del tribunale di Trapani (nelle carte del sequestro), insieme a Rosario Cacioppo (che verrà condannato per mafia, in seguito all’operazione Eden 2 del 2014, a 10 anni e 10 mesi), sarebbero stati certamente coinvolti “in fatti illeciti connessi all’operatività della cosca mafiosa”.
Nel 2012 i due erano candidati in due liste antagoniste: il figlio di Giovanni Adamo fu eletto nel Fli, a sostegno di Errante. Mentre Cacioppo, che ebbe una sessantina di voti, non riuscì ad essere eletto nella lista del Pdl a sostegno di Giovanni Lo Sciuto.
Cacioppo, secondo quanto è emerso dalle intercettazioni, condivideva proprio con Enrico Adamo i suoi timori sulle dichiarazioni di Lorenzo Cimarosa (il pentito poi deceduto, nel 2017).
“Se questo si mette a chiacchierare, un mare di danno fa – diceva, mentre le ambientali degli inquirenti registravano - tutti in galera ci vediamo...”.
Ed Enrico Adamo rispondeva: “Cosa può combinare questo non lo so...”
Le dichiarazioni di Cimarosa in effetti, riguardarono anche un appalto in cui l’ex consigliere Adamo era la testa di ponte tra la ditta ragusana che aveva vinto il bando di gara e lo stesso Cimarosa.
Si trattava dei lavori per il centro polifunzionale del quartiere Belvedere di Castelvetrano.
“Adamo mi ha cercato perché io sono il cognato di Giovanni Filardo – aveva raccontato il pentito - referente della famiglia Messina Denaro, che all’epoca era in carcere…”.
Ed è sempre lo stesso ex consigliere che durante la campagna elettorale del 2012, fece incontrare Cimarosa con l’allora candidato Errante, che gli chiese i voti. Lo abbiamo raccontato qui.
Le vicende degli Adamo, che avevano provocato un certo sconcerto in città, non divennero mai oggetto di discussione della lunga campagna elettorale che poi portò alle elezioni del maggio 2019.
Egidio Morici