Il consiglio dei ministri ieri ha discusso il quinto decreto speciale da quando è scoppiata l’emergenza coronavirus, detto “decretone”. È una vera e propria manovra economica, con misure che valgono tra i 20 e i 25 miliardi, e che dovrebbero far fronte all’eccezionale situazione di emergenza provocata dalla pandemia.
L’obiettivo è sostenere famiglie e imprese. «Nessun contribuente dovrà recarsi alla cassa oggi per pagare tasse e contributi. Per imprese, professionisti, artigiani, commercianti fino a 2 milioni di euro di fatturato l’appuntamento con l’Iva annuale, l’Irpef e i contributi, così come per tutta la filiera del turismo, sport, cultura, spettacolo e assistenza per quanto riguarda i contributi, le ritenute alla fonte e la sola Iva di marzo, è rinviato al 31 maggio. si potrà anche pagare in cinque rate mensili. Per tutti gli altri il pagamento, come anticipato ieri su queste pagine, è congelato fino a venerdì 20 marzo, giusto il tempo di riscrivere e ristampare le deleghe di pagamento. Per le famiglie, inoltre, vien rinviato al 10 giugno 2020 il pagamento dei contribuenti per i collaboratori domestici in scadenza tra il 23 febbraio scorso e il 31 maggio prossimo. Il pagamento sarà al netto di sanzioni e interessi. Gli autonomi beneficeranno di un bonus una tantum di 600 euro per il mese di marzo. il Governo mette a disposizione 5 miliardi di liquidità e garanzie per assicurare all’economia reale liquidità e maggiore accesso al credito per 340 miliardi di euro. Inoltre arriva la sospensione delle rate del mutuo sulla prima casa per le partite Iva che come conseguenza della crisi autocertifichino di aver perso, in un trimestre successivo al 21 febbraio 2020, oltre il 33% del proprio fatturato rispetto all'ultimo trimestre 2019» spiega Il Sole 24 Ore.
«Nella bozza del decreto spunta una norma che assegna ampi poteri al nuovo commissario all’emergenza, l’amministratore delegato di Invitalia Domenico Arcuri. A lui vengono girate funzioni finora nelle mani della Protezione civile, e poi il potenziamento della capienza nelle strutture ospedaliere, la riconversione di stabilimenti per la produzione dei beni necessari al contrasto dell’emergenza e altro ancora. Alla Protezione civile non la prendono bene. Il dipartimento che finora ha lavorato pancia a terra verrebbe trasformato in una scatola vuota. I vertici arrivano a un passo dalle dimissioni ma alla fine si trova un compromesso e la questione rientra parzialmente, lasciando qualche scoria sul terreno» scrive Il Corriere della Sera.