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23/03/2020 00:00:00

Coronavirus, il paziente guarito: "Sono stato malissimo, pensavo di non farcela"

"Ho perso 10 chili in 10 giorni e ci sono stati attimi tremendi in cui non riuscivo nemmeno ad alzarmi dal letto, ma ce l’ho fatta. Sicuramente, il mio fisico da sportivo mi ha aiutato, così come il sostegno di amici e parenti: i loro messaggi, le loro chiamate mi hanno dato la forza nei momenti più difficili". Lo racconta a BresciaToday un paziente guarito dal Covid-19.

Il calvario di Maurizio, 44 anni, residente in Val Camonica, è iniziato lo scorso 28 febbraio  - come racconta today - quando dall’ospedale di Esine gli è arrivata la notizia della posivitià al coronavirus. "Avevo una polmonite bilaterale interstiziale: mi sono spaventato tantissimo e ho temuto di non farcela".

Maurizio racconta di aver vissuto giorni tremendi. "Appena dopo il ricovero a Mantova - dice alla giornalista Laura Almici di BresciaToday -, i dottori mi dissero che da un secondo all’altro avrei anche potuto smettere di respirare. Per fortuna non ho avuto bisogno del respiratore, ma la paura era davvero tanta e mi sento miracolato".

Affrontare la malattia non è affatto una passeggiata, neppure per chi non è così avanti con gli anni. "I medici non sapevano cosa fare - dice ancora il 44enne - e procedevano a tentativi: sono stato curato con degli antivirali usati per l’Aids e l’Aviaria. Una terapia farmacologica che, mi hanno spiegato, era del tutto sperimentale. Con il senno del poi, mi sento di dire che abbia funzionato, anche se gli effetti collaterali erano davvero devastanti. I primi due giorni sono stato malissimo: avevo continui giramenti di capo, una forte diarrea e rimettevo spesso".

Maurizio è stato il primo in Val Camonica a risultare positivo al Covid-19. Nel giro di qualche giorno però l’epidemia è esplosa: "In un giorno dalla finestra della camera ho visto arrivare, uno dopo l'altro, almeno 10 nuovi pazienti positivi al coronavirus. Alcune persone che erano con me non ce l'hanno fatta, altri invece sono stati dimessi. La situazione negli ospedali in cui sono stato era critica - racconta - e a volte mi sono sentito trattato come un animale: per evitare di continuare a cambiare il vestiario, è capitato che il pranzo e la cena venissero messi in alcuni sacchetti di plastica e poi lanciati all’interno della stanza. Un comportamento che mi ha fatto arrabbiare parecchio".

Dopo dieci giorni trascorsi in tre ospedali diversi, il 6 marzo il 44enne è stato dimesso ed è potuto tornare a casa dalla moglie e i figli. Ora è ancora in quarantena e resterà chiuso in casa fino a quando il tampone non sarà negativo. Fino ad allora, dice, "non sarò del tutto tranquillo". Quello di Maurizio vuole essere un messaggio di speranza: "Questa bruttissima esperienza mi ha insegnato ad apprezzare le piccole cose: come aiutare i miei figli e fare i compiti, guardare il paesaggio fuori dalla finestra e ammirare la luce del sole". E a chi si trova ad affrontare la sua stessa battaglia dice: "Non perdetevi d’animo. Abbiate fiducia dei medici e degli infermieri".