di Enzo Di Pasquale
Era tutto programmato, con il massiccio coinvolgimento delle scuole, degli studenti e istituzioni culturali. Il 25 marzo sarebbe stato l’inizio del viaggio nell’aldilà della Divina Commedia. Tanti i progetti al vaglio di apposite commissioni che avrebbero rilanciato su scala nazionale il “Dantedì” nel nome dell’unità d’Italia e della lingua italiana. L’emergenza sanitaria farà cambiare rotta, magari scolorirà l’entusiasmo che si era creato attorno a questo evento. Allora proviamo in altro modo, senza tanti clamori, ma con il supporto della fantasia. Io coinvolgerò un mio personaggio, un colto professore di Istanbul innamorato della cultura italiana e certamente anche del popolo italiano. Era venuto in Italia per perfezionare la lingua, ma soprattutto per studiare Dante. Aveva tenuto, all’Università di Bologna, una erudita lezione sul XXXIII canto del Paradiso. (dal romanzo “Come un tiglio a Gezy Park”).
Sono riuscito a intervistarlo.
Come mai, professore Yazici, ha scelto proprio questo canto?
“È il canto della forza, della voglia di rialzarsi, di guardare oltre i limiti”
Si spieghi meglio professore.
“Dante è giunto all’Empireo con l’esperienza del male, della profonda sofferenza. Ha constatato lo stato delle anime dannate dopo la morte. Così alla fine del suo viaggio ha bisogno di conforto. Non osa farlo direttamente ma scomoda San Bernardo, che a sua volta si rivolge alla Vergine con una preghiera. È un momento mistico, diremo di allenamento per preparare l’uomo all’incontro con Dio. Non può essere che la Vergine, il tramite tra l’uomo e Dio”.
Si può considerare una preghiera dunque?
“Lo è senz’altro, una preghiera che si articola in due momenti: la lode e poi la supplica”.
Non una preghiera personale.
“No, certamente. Supplica la Madonna non per sé ma per il poeta, per ottenere la grazia da Dio”.
Che tipo di grazia?
“La grazia della suprema visione e della liberazione da ogni peccato”.
Otterrà Dante quello che desidera?
“Sì l’otterrà”.
Dunque avrà il privilegio di vedere DIO?
“Sì, ma quello che gli rimarrà non è tanto la luce divina, quanto un senso di infinita dolcezza”.
Vuole dire, professore, che non ricorderà nulla di questa sublime esperienza?
“Dante ricorderà solamente di avere visto la Trinità sottoforma di tre cerchi di tre colori”.
Una curiosità professore, perché Dante sceglie proprio San Bernardo?
“Sceglie San Bernardo, detto il dottor mellifluus, perché era un grande cultore di Maria e scrisse molti sermoni in lode della Vergine. Inoltre possedeva la dote dell’eloquenza. Insomma era la persona giusta al momento giusto, indicata per lui dalla stessa Beatrice”.
Diciamo che il poeta si avvale di persone competenti per visitare il mondo ultraterreno.
“Esattamente: Virgilio nel viaggio attraverso i nove cerchi infernali; nella settima cornice del Purgatorio si affianca il poeta Stazio; da qui in poi Beatrice e, nell’ultimo tratto, San Bernardo”.
[l'immagina di copertina è opera di Marco Maldonato]