“La lotta al Coronavirus non faccia passare in secondo piano quella contro il virus della mafia, che ci portiamo da decenni e decenni addietro. E’ lo stesso virus della corruzione, della povertà e dell’inquinamento sociale e ambientale”.
Con queste parole è intervenuto il fondatore di Libera, don Luigi Ciotti, ai microfoni del programma di Rai 1, “A sua immagine”, che ancora una volta ha voluto ribadire come sia di vitale importanza contrastare le associazioni mafiose, anche in questo momento di emergenza sanitaria. “Dobbiamo combattere contro il male dei virus spirituali che hanno rafforzato questi mali, - ha proseguito - che sono l’indifferenza, l’arroganza e l’egoismo che poi questi sono tradotti nelle varianti del razzismo, del sovranismo e atteggiamenti che umiliano e calpestano la dignità delle persone”.
Don Ciotti ha poi ricordato che la scorsa settimana si è svolta la giornata dedicata a tutte le vittime di mafia, nonostante l’emergenza del Covid-19, in cui Libera ha compiuto 25 anni da quando è stata fondata. “Quest’anno è stata una celebrazione in una piazza virtuale, ma questo ci ha permesso ancora di trovare un altro modo di incontrarci e far sentire forte il bisogno di una memoria viva, che deve elaborarsi in un impegno e responsabilità di tutti i giorni. - ha detto durante la trasmissione di Rai 1 - Sono stati 25 anni di impegno e per questo ci vuole continuità, condivisione e collaborazione con le istituzioni se fanno bene o essere una spina nel fianco se sbagliano”.
Il fondatore di Libera ha poi spiegato che le “persone più esposte e fragili” a questi “virus” sono “migranti, poveri e giovani, che sono i grandi impoveriti. Il 20% delle persone più ricche del nostro Paese detiene il 72% delle ricchezze nazionali. Mentre il 60% dei più poveri detengono solo il 12% delle ricchezze. - ha spiegato - Quindi, ci vuole più giustizia sociale e più servizi e politiche sociali. Non dobbiamo dimenticarci che la sanità negli ultimi anni è stata depotenziata con 37 miliardi in meno”. Secondo don Ciotti “dobbiamo cambiare i nostri sistemi di vita ed emergenze come queste non posso essere delle parentesi. Non basta commuoverci, ma ci vuole qualcosa di più”. Per il presidente di Libera quello di oggi è “un tempo di scelte in cui siamo chiamati a scegliere tra l’essenziale e il superfluo. - ha detto - L’essenziale oggi è salvare le vite, ma anche chiederci, quando tutto questo sarà finito, cosa dovremmo fare o avremmo dovuto già fare sempre: riempire il nostro vissuto di vita, di senso e di significato. Noi dobbiamo aprire di più gli occhi, dobbiamo procedere contro gli egoismi e contro le vite chiuse su se stesse. La lotta al male ha bisogno di ciascuno di noi e questa tempesta ci richiama a rimetterci in gioco, alla responsabilità e nel metterci impegno”.
Don Ciotti ha poi concluso, spiegando che “la preghiera non è solo chiedere a Dio, ma anche tradurre la sua parola nei nostri gesti e comportamenti. - ha evidenziato - Non è solo dire: Signore, Signore. E’ fare in modo di essere coerenti nell’essere persone capaci di impegnarsi ed essere attente, non solo nei momenti dove siamo toccati profondamente dentro. Non è sufficiente, c’è bisogno che ci mettiamo in gioco”.