Intervistato da Nbc News, Giuseppe Conte ha detto che «in questo momento non posso dire quando il lockdown finirà. Noi stiamo seguendo le indicazioni del comitato scientifico. L’Italia è stata la prima nazione ad affrontare l’emergenza. La nostra risposta può non essere stata perfetta, ma abbiamo fatto il massimo sulla base delle nostre conoscenze».
Questi i dati forniti dalla Protezione civile ieri alle 18: sono 91.246 i malati di coronavirus in Italia, con un incremento giornaliero di 2.972 (sabato era stato +2.886). Il numero complessivo dei contagiati - compresi morti e guariti - è di 124.632. Per il secondo giorno consecutivo è calato il numero degli accessi in terapia intensiva: ora sono 3.977, 17 in meno rispetto a sabato. Calano anche i ricoveri: ora sono 28.949, 61 in meno rispetto a sabato. I morti registrati ieri sono stati 525, «il numero più basso di deceduti dal 19 marzo a oggi» ha sottolineato il capo della Protezione Civile Angelo Borrelli. I nuovi pazienti guariti (o dimessi) sono stati 819, per un totale di 21.815.
Sono cinquecento i morti nelle residenze sanitarie assistenziali (Ras) del Bergamasco, il dieci per cento degli anziani ospiti. Lo fa sapere un’inchiesta di Report in onda stasera, in prima serata, su Rai 3
•
In conferenza stampa il presidente dell’Iss Silvio Brusaferro ha detto che «la curva ha iniziato la discesa e comincia a scendere anche il numero dei morti. Se questi dati si confermano, dovremo cominciare a pensare alla fase 2». Secondo Giuseppe Remuzzi, capo dell’Istituto farmacologico Mario Negri, «a metà maggio si ammalerà il 30% delle persone che contraggono il virus ora. Per la fine di quel mese spero di arrivare a crescita zero».
«Dobbiamo cominciare a dire agli italiani una verità scomoda. Mi rendo conto che è difficile farlo con un Paese praticamente in ginocchio, ma non possiamo illuderci di tornare alla completa normalità a giugno o a luglio. Per un lungo periodo, per esempio, viaggiare non sarà più come prima. Dobbiamo mettere in conto che prima di entrare in un altro Stato saremo costretti a fare la quarantena, a fornire determinate garanzie sanitarie. E così via». Alessandro Vespignani, fisico informatico, a Giuseppe Sarcina, sul Corriere della Sera.