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06/04/2020 14:51:00

"Chiuso in casa a Marsala, aspettando ancora il tampone. Le assurde regole sui rifiuti"

Conserverò a futura memoria le disposizioni per lo smaltimento dei rifiuti inviatemi da EnergetiKmbiente in tempi di coronavirus e forse un giorno ci riderò sopra. Faccio una necessaria premessa. Sono rientrato dagli Usa il giorno 14 di marzo.

Proprio a partire da quella data una delle ordinanze emesse dal Presidente della Regione imponeva a tutti coloro che fossero rientrati da una qualsiasi località al di fuori della Sicilia di registrarsi su un apposito sito, ad auto-isolarsi per 14 giorni e quindi ad effettuare un tampone di verifica a ridosso della fine della quarantena che nel mio caso coincideva con il 28 di marzo.

Da persona responsabile, come presumo tanti altri rientrati quel giorno e nei giorni successivi, ho seguito alla lettera le istruzioni e mi sono relegato in casa senza vedere nessuno per il tempo stabilito, in attesa del tampone la cui esecuzione mi viene richiesta con email esattamente il giorno precedente la fine della quarantena.

Mi reco pertanto presso la sede dell’Asl di Marsala dove mi ritrovo insieme ad un certo numero di persone tutte in attesa del tampone a partire dalle 9 del mattino. Davanti la porta d’ingresso si crea anche un piccolo assembramento che, ricorderanno tutti i vostri lettori, viene prontamente segnalato e deprecato dai media locali.

Bene, da allora mi trovo ancora chiuso nel mio alloggio in attesa dell’esito di quel tampone che non arriva e che mi costringe all’isolamento che ormai è per me diventato una sorta di vera clausura dopo oltre 22 giorni.

Ritorno ora a EnergetikAmbiente e alla raccolta dei rifiuti da soggetti che come me vivono questa situazione surreale e sono sospesi nel limbo del coronavirus in una casa che si è ormai trasformata in piccolo pianeta che orbita intorno al resto del mondo e che tale rimarrà fino al fatidico giorno in cui saprò finalmente se sono A oppure B.

In breve, Energetikambiente tramite un messaggio email rafforzato da una telefonata irrompe nella mia vita da eremita e mi chiede di fregarmene della differenziata, che tra l'altro avevo imparato a fare alla perfezione, ma, bensì, di convogliare tutti i rifiuti in uno o due sacchetti di plastica usando gli appositi guanti di protezione, quindi sigillarli con nastro adesivo, introdurli in altrettanti sacchetti allo scopo di aumentarne la resistenza nel caso il potenziale virus fosse in grado di rosicchiarli e venire allo scoperto, disfarmi dei guanti usati durante l’operazione così come si fa con l’arma del delitto nel caso ci fosse rimasto appiccicato il famigerato virus, ed infine riporre il tutto all’esterno.

Ora, ammesso che io possa essere stato infettato in qualche parte del mondo e che quindi possa rappresentare un pericolo per la sanità pubblica, mi chiedo che senso ha tutto questo e come un qualsiasi operatore possa entrare eventualmente in contatto con il virus, il quale non mi risulta sia in grado di fare acrobazie e saltare fuori dal contenitore di plastica standard che viene comunque prelevato da gente che, avendo a che fare con l’immondizia, anche in condizioni normali e da sempre usa i guanti di protezione.

Non riesco a capacitarmi né del ritardo dell’esito del tampone che mi è stato richiesto, altra cosa incomprensibile, solo alla fine e non all’inizio del periodo di quarantena che nel caso di negatività avrei potuto anche evitare, né di queste assurde imposizioni che esulano dalla realtà e che potrebbero essere giustificate solo nel caso io avessi maneggiato o mi fossi disfatto di materiale radioattivo e non di semplice e ordinaria monnezza.

Riesco solo a giustificare l’incoerenza e l’assurdità di queste disposizioni con la gravità del momento ed invito tutti a resistere in questo isolamento forzato fino a quando la luce in fondo al tunnel non sarà una luce di vera speranza.

Massimo Bellina