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24/04/2020 06:00:00

Rifiuti in Sicilia/3, il monopolio delle discariche private e gli ampliamenti che valgono oro

 Concludiamo oggi il terzo ed ultimo approfondimento sul ciclo dei rifiuti in Sicilia. Qui potete leggere la prima parte, mentre qui la seconda.

La relazione della commissione parlamentare antimafia dell’Ars, presieduta da Claudia Fava, ha analizzato vent’anni di storia politica e di ciò che è ruotato attorno al ciclo dei rifiuti: assenza di programmazione, un’intera governance “molto permeabile” a un sistema “di interferenze e di sollecitazioni”. Ed ancora, scelte amministrative che, seppur giustificate per affrontare il regime emergenziale, hanno agevolato la penetrazione dell’impresa mafiosa, regalato miliardi di euro alla criminalità organizzata e debiti alle casse pubbliche.

MONOPOLIO DELLE DISCARICHE - Il ciclo dei rifiuti in Sicilia è caratterizzato dall’esistenza di un vero e proprio monopolio delle discariche private. Il 23 febbraio 2015, lo evidenziava Nicolò Marino, nella veste di ex assessore regionale all’energia e ai servizi di pubblica utilità, davanti alla Commissione Bratti, asserendo come tale patologia trovasse la sua origine nei provvedimenti di V.I.A. (valutazione di impatto ambientale) e di A.I.A. (autorizzazione integrata ambientale) emessi dall’ARTA, autorità competente – fino al gennaio 2013 – per entrambi i profili autorizzativi.
La Stagione degli Ampliamenti – Il periodo che corrisponde alla cosiddetta “stagione degli ampliamenti” è quello coincidente con l’insediamento dell’ex Governatore Raffaele Lombardo (aprile 2008) e con il progressivo sfumare del progetto sui termovalorizzatori.

Nicolò Marino, ex assessore all'energia della Regione Sicilia: "Mi sono chiesto perché Lombardo facesse due cose contrapposte, ma la verità è che quella dei termovalorizzatori dal mio punto di vista fu una guerra politica vera e propria con il senatore Firrarello che spingeva per il discorso dei termovalorizzatori. La guerra sui termovalorizzatori, più che essere una guerra di giustizia mi è sembrata una guerra politica, perché non si giustifica assolutamente l'ampliamento a dismisura delle discariche del 2009 proprio sotto la gestione Lombardo".

La riflessione di Marino è assai distante dalla versione che Lombardo consegnò alla Commissione Bratti durante la sua audizione:
Lombardo, ex Presidente della Regione Sicilia:  "La Giunta è riuscita a far saltare il più grande affare della mafia, infiltrata in un sistema che le avrebbe consentito un affare da 5-7 miliardi di euro e una rendita annua di centinaia di milioni per i prossimi 20-30 anni. Abbiamo avuto la forza per bloccare questa porcheria".

Di opinione totalmente diversa, sul punto, l’ex presidente Salvatore Cuffaro.
Cuffaro, ex presidente della Regione Sicilia: "Gli ambienti mafiosi erano molto preoccupati che si facessero i termovalorizzatori perché smettevano di lucrare sulle discariche, perché noi contestualmente all’approvazione dei termovalorizzatori abbiamo chiuso in Sicilia 290 discariche. Chiuse! Ecco, la preoccupazione, casomai, di quel mondo era nel non aver più la possibilità di lucrare sulle discariche e i termovalorizzatori avrebbero impedito a quel fenomeno di lucrare".

Ma fu realmente contrapposizione fra le due stagioni – termovalorizzatori e discariche – o ci furono segni di continuità, almeno dal punto degli interessi privati rappresentati in entrambe le soluzioni? L’opinione del procuratore aggiunto della D.D.A. di Palermo Sergio Demontis è netta. 
DEMONTIS:"In realtà, la coincidenza di operatori economici che in epoca successiva al tramontare del progetto della costruzione degli inceneritori hanno gestito discariche private è negli atti…"
Secondo Demontis, dunque, vi sarebbe un preciso trait d’union tra le due fasi rappresentato proprio dagli stessi operatori economici. Insomma, cambia il business ma i protagonisti restano i medesimi. Circostanza confermata anche dall’ex assessore Russo nel corso della sua audizione:
RUSSO: "Se guardate l’elenco delle imprese che facevano parte… sono le stesse. Com’era? “…la guerra è la prosecuzione della politica con altri mezzi”. Perfetto, i termovalorizzatori sono la prosecuzione delle discariche con altri mezzi. E viceversa…"

La Commissione Antimafia da un lato ha ricostruito tutto i provvedimenti di ampliamento (e ciò, anche grazie alla collaborazione del Dipartimento Acque e Rifiuti); dall’altro, ascoltando i responsabili politici e amministrativi di questi anni e riportando le loro testimonianze sui fatti in narrazione.

AUTORIZZAZIONI AD AMPLIAMENTI CHE VALGONO ORO - Le autorizzazioni per ampliamenti e per nuovi impianti - per quasi sette milioni di metri cubi. Che valevano oro, se si pensa al costo medio per tonnellata pagato dal pubblico per abbancare nelle discariche private, così come ricordato dal giornalista Fraschilla nel corso della sua audizione.
FRASCHILLA, giornalista "Vengono ampliate per una capacità, comunque di milioni di metri cubi che valgono in termini di fatturato potenziale, se il rifiuto va in quelle discariche, circa 700 milioni di euro!"

Autorizzazioni che spesso furono rilasciate, in assenza di particolari misure di rigore e di prudenza. In altri termini, un lavoro affidato agli uffici preposti, sottratto a qualsivoglia pianificazione, affrancato di fatto dal controllo da parte del vertice politico e amministrativo.
Una modalità di lavoro che genera oggi non pochi interrogativi, soprattutto se letta alla luce delle numerose irregolarità successivamente riscontrate dalla commissione ispettiva voluta dall’assessore Nicolò Marino (con specifico riferimento alle autorizzazioni rilasciate in favore di Oikos, Catanzaro Costruzioni e TirrenoAmbiente) e delle note e gravi vicende giudiziarie che hanno riguardato, a vario titolo, funzionari regionali ed operatori economici privati (dal cosiddetto “caso Cannova” alla vicenda legata all’impianto gestito dalla Cisma). 

Una conferma esplicita dell’assenza di una vera e propria pianificazione è stata offerta alla Commissione dall’avvocato Gianluca Galati, ex dirigente generale del Dipartimento Energia (tra gennaio 2011 e il novembre 2012) ma soprattutto capo di gabinetto del Presidente Lombardo dal febbraio 2009 al dicembre 2010:
GALATI: "Già dirigente generale del Dipartimento regionale energia. Il governo Cuffaro si è fatto un suo piano, che erano i quattro termovalorizzatori. Da allora in poi non c’è stata alcuna vera pianificazione sul tema dei rifiuti, cioè si affrontavano le emergenze con le varie gestioni commissariali che si succedevano... con la conseguenza, come se fosse naturale, dell’ampliamento delle discariche… Non vi è mai stata una vera pianificazione sull’impiantistica".

Il ricorso all’ampliamento, insomma, come una sorta di rimedio naturale all’emergenza, in assenza di altre soluzioni e, soprattutto, di un ruolo più deciso del pubblico, così come rimarcato dal dottor Maurizio Pirillo che durante il Governo Crocetta ha ricoperto ruoli apicali sia all’ARTA che all’Energia:
PIRILLO: "È vero che vi era una posizione oligopolistica da parte delle discariche private… ma alla fine questo oligopolio in realtà era era un oligopolio sopportato, perché il pubblico, di contro, non aveva posto in essere… una serie di progettazioni territoriali. Era necessario poter fare investimenti pubblici sul territorio… i vari ampliamenti che via via sono stati consentiti nel tempo sono legati alla insipienza del settore pubblico nell’affrontare il tema".

Di questa “inefficienza del settore pubblico” vi era reale contezza nelle giunte di governo che nel corso degli anni si succedettero? A giudicare dal ricordo del prefetto Giosuè Marino, assessore all’energia dall’ottobre 2010 al maggio 2012 durante il governo Lombardo, la risposta è negativa:
FAVA, presidente della Commissione: "Il modo in cui si rischiava di far diventare centrale gli impianti privati, egemoni rispetto ad un ciclo dei rifiuti che non aveva più, a valle, la priorità della raccolta differenziata… se ne discusse mai in Giunta?"
MARINO: "Già Assessore regionale per l’energia e i servizi di pubblica utilità. In Giunta non se ne discusse… Non ne ho ricordo".

AUTORIZZAZIONI SENZA UNA CONDIVISIONE POLITICA -  Ma com’è stato possibile che provvedimenti autorizzativi così delicati ed onerosi (anche per le loro ricadute economiche ed ambientali) non fossero preceduti da una fase di condivisione politica e di strategia ma delegati sic et simpliciter all’istruttoria di funzionari nemmeno apicali? Questa la risposta di Marco Lupo, dirigente generale del Dipartimento acqua e rifiuti dal luglio 2012 al settembre 2014:
LUPO: "Io credo sia difficile pensare che in una Regione come la nostra vengano autorizzati, in due anni, circa tre milioni di metri cubi per quattro discariche, ovvero dodici milioni di metri cubi. Facendo un calcolo spannometrico di cento euro a tonnellata, stiamo parlando di un miliardo e duecento milioni di euro di autorizzazioni! Io credo sia difficile pensare che questo possa dipendere dalla volontà di un soggetto che non è neppure dirigente perché Cannova era un funzionario. In nessuna regione (si possono, ndr) autorizzare tre milioni di metri cubi di rifiuti senza che nessuno se ne accorga, senza che ci sia una volontà politica".
FAVA: "Senza che lo sappiano il Presidente, l’Assessore e i dirigenti?"
LUPO: "Non credo sia una cosa neanche pensabile. Non credo che possano sfuggire in un territorio come il nostro, autorizzazioni per miliardi di euro. Mi pare evidente".

Insomma, secondo Lupo il fatto che il Presidente della Regione, l’assessore al ramo ed i dirigenti generali fossero all’oscuro degli esiti di tali procedimenti è un’ipotesi impensabile. Eppure, la realtà dei fatti, a giudicare da ciò che è stato riferito a questa Commissione, sembrerebbe decisamente diversa.

 LA STAGIONE DELLE INTERFERENZE - Dopo la polemica uscita di scena di Nicolò Marino e un brevissimo interregno dell’Assessore Calleri (dal 14 aprile 2014 al 22 ottobre 2014), l’assessorato per l’Energia e i Servizi di pubblica utilità viene affidato dal presidente Crocetta nuovamente ad un magistrato, la dottoressa Vania Contrafatto, che resterà in carica per l’intera legislatura, dall’11 novembre 2014 al 9 dicembre 2017.
La sua esperienza, per come è stata riferita alla Commissione, è una significativa testimonianza sulle gravi inadeguatezze del Dipartimento, sulle numerose interferenze politiche, sull’incomunicabilità tra i vari comparti dell’amministrazione, sull’improvvisazione nella governance sui rifiuti.

FAVA: "Nel corso della scorsa legislatura lei è stata ascoltata dalla Commissione antimafia regionale e ha riferito del passaggio delle consegne che avvenne con l’assessore Calleri, che era stato suo predecessore. Disse di non aver trovato nulla se non una carpetta contenente una manciata di documenti. Ha spiegato anche che per giorni dissero che era tutto all’interno di un armadio di cui si era persa la chiave, poi venne trovata la chiave, ma nell’armadio non c’era nulla, come nella trama di una crime story".
CONTRAFATTO: "ex assessore regionale per l’energia e i servizi di pubblica utilità. Il mio primo ingresso all’assessorato fu il 9 o il 10 di dicembre 2014. Mi ricordo che mi stupì il fatto di trovare la stanza dell’assessore totalmente vuota, cioè non c’era una carpetta, un foglio, non c’era assolutamente nulla… è rimasto agli atti questo famoso armadietto che era nella stanza antistante quella dell’assessore… venne trovata la chiave, abbiamo aperto questo armadietto e ci abbiamo trovato solo il registro riservato che era quello degli atti riservati quelli che non venivano protocollati con non più di un paio di missive…".
FAVA: "presidente della Commissione. Ebbe modo di confrontarsi col suo predecessore Calleri?".
CONTRAFATTO: "No. Io l’ho conosciuto poi, così una volta nei corridoi di Palazzo d’Orleans, ma non abbiamo scambiato alcuna parola anche perché da quello che mi riferivano anche i commessi, in quei sei mesi pare che fosse andato in assessorato non più di una o due ore al giorno, arrivava verso le 11 e già alle 14 non c’era più nessuno… Io non ho trovato traccia di attività amministrativa di Calleri…".
FAVA: "presidente della Commissione. Lei ebbe modo di parlare con il Presidente Crocetta e di confrontarsi con lui su l’indirizzo da dare a questo Assessorato?".
CONTRAFATTO: "Il Presidente Crocetta mi presentò il dirigente generale perché aveva già nominato Domenico Armenio… non nascondo che tra me e me pensai che non fosse stata una cosa molto elegante nominare il dirigente generale prima… cioè visto che sarebbe stata la persona destinata a collaborare con me. E invece io sono arrivata e l’ho trovato lì. Mi disse che era un Assessorato difficile, diciamo l’ha più buttata sulle incomprensioni che erano nate con Marino dal punto di vista personale che non sul contenuto.
FAVA: "presidente della Commissione. Il punto sul quale si era determinato un conflitto tra Confindustria e il Governo era legato alla vicenda delle discariche private: è un tema del quale si parlò?"
CONTRAFATTO: "No. Allora, quello che è successo è che immediatamente il dirigente generale (Armenio ndr), senza nessun confronto con l’Assessore, aveva deciso di trasferire i rifiuti prodotti a Palermo e nei paesi dell’hinterland del palermitano alla discarica di Siculiana e alle due discariche del catanese, Oikos e Sicula trasporti… un provvedimento veramente illogico e irragionevole…".
FAVA: "Perché dice che era assolutamente illogico?".
CONTRAFATTO: " Venivano prodotte in Sicilia circa 5.900 tonnellate di rifiuti al giorno… in quel momento va in sofferenza Palermo che ne riceveva circa mille, quindi… leggo che trecento le mandava a Siculiana, altri trecento o duecento le mandava non ricordo ora se a Oikos od ad altri e seicento invece rimanevano non smaltite… Vado in Assessorato, lo chiamo immediatamente, lo convoco in stanza e gli dico ‘scusa, Armenio, me lo dici secondo quale criterio tu decidi che tot va in questa discarica, tot va in quell’altra discarica e gli altri invece se lo tengono a casa? Quali sono i paesi che se la tengono a casa? Perché proprio loro? (…) Io avevo una busta davanti, prende questa busta, cioè un foglio A4, la gira dall’altra parte e con la penna inizia a dire ‘cinquecento vanno qua, quattrocento vanno qua, mille vanno qua…’. Io ho detto ‘scusa, ma stiamo parlando di patate? Non l’abbiamo un piano? ’ Non c’era niente, Presidente, assolutamente niente. Questo dirigente gestiva improvvisando".