Il nuovo Decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri, Giuseppe Conte, contenenti le disposizioni in vigore dal 4 maggio in poi, ha consegnato una politica locale rassegnata. Inerme.
L’emergenza da Covid-19 ha svelato ancora di più, casomai ce ne fosse bisogno, la fragilità di una classe dirigente che non ha saputo nell'immediato prendere delle dovute misure, per quelle ovviamente di competenza, così come non ha saputo rassicurare i cittadini.
Ancora una volta, seppure nell’emergenza e anche nella paura dei numeri implacabili che arrivavano dalla performante Lombardia, mentre i morti viaggiavano sui camion dell’Esercito, si è assistito al balletto (il solito) delle responsabilità.
Chi ha detto cosa, chi ha fatto questo, chi si è messo in mostra, chi ha donato nel silenzio di una carità che non deve conoscere alcun riflettore se non gli occhi di chi la riceve.
Il trend non è stato disatteso.
Marsala ha perso la funzionalità dell’ospedale Paolo Borsellino, a fronte di pochissimi ricoveri per Coronavirus, la politica ha subito, ha tentato poi di alzare la testa e ha subito di nuovo.
Magari, l’individuazione poteva essere quella più logica del presidio di Salemi, ma ci hanno raccontato che per la logistica e per la strutturazione l’unico ospedale ad avere le condizioni necessarie è quello di Marsala. La politica ha fatto spallucce, e ha chiesto di avere un punto di emergenza, sulla cui funzionalità ancora c’è un rebus. Magari occorre sentirsi male, e seriamente, per capire fino a che punto Marsala debba ancora pagare il prezzo di una classe politica locale, con rappresentanza regionale, inefficace.
Il consiglio comunale è tornato a riunirsi, sembrano 30 soggetti in cerca di autore, volendo scimmiottare Pirandello. Tutti parlano di Sanità, nessuno se ne è occupato mai seriamente entrando dentro le cose, ognuno, per la verità pochi, ha cercato il suo posto al sole con una solidarietà “spot”, in questo hanno battuto Matteo Salvini.
Hanno litigato: tutti contro tutti. Chi doveva esserci nello smistamento dei pacchi, chi no, chi si faceva troppo vedere, chi è stato rimproverato, chi allontanato.
Si, la chat dei consiglieri comunali, se solo fosse resa pubblica ne prenderebbero spunto pure i neuroscienziati.
Al tiro al bersaglio tra i primi c’è finito Alessandro Coppola, accusato di indossare la maglietta della beneficenza per convenienza elettorale. Un’accusa grave, come la maggior parte di quelle che sono volate in questi anni in consiglio comunale. Il consigliere Coppola non è mai andato a consegnare nemmeno un pacco personalmente, ha attivato i carrelli solidali in alcuni supermercati della zona Sud della città, altri volontari ritirano e provvedono alla consegna alle famiglie fragili.
L’emergenza sanitaria forse ha aperto i cuori e anche troppo le bocche.
Litigi, mugugni, rimproveri. Le associazioni hanno lanciato accuse pesanti senza mai fare i nomi dei “politicanti” a cui si sono rivolti.
E’ strano, però, come nel mirino finiscano alcuni e invece per altri sia tutto lecito. Non sono passate inosservate le foto della consigliera Linda Licari che, insieme all’associazione “Mamme Attive”, ha consegnato dei tablet alla scuola media Mario Nuccio, acquistati con fondi del Ministero dell’Istruzione.
Non è comprensibile se la consigliera fosse presente come rappresentanza del consiglio comunale o come membro dell’associazione “Mamme Attive”.
In questo secondo caso appare assai evidente come ci sia un conflitto di interesse: l’associazione non è nuova a ricevere dei contributi da parte dell’Amministrazione comunale.
Tutto questo accade sempre nel silenzio, sicuramente virtuoso, di un consiglio comunale che ha smarrito la funzione di controllo e vigilanza, silenzio che si accompagna a quello dell’Amministrazione che, certamente, troppo impegnata a fronteggiare l’emergenza non si sarà accorta di nulla.