Ancora arringhe difensive nel processo abbreviato ai sette imputati coinvolti nell’indagine “Mafia Bet” che hanno scelto di essere giudicati davanti al gup di Palermo Claudia Rosini.
“Escludiamo che Francesco Catalanotto sia stato partecipe all’associazione mafiosa – ha affermato l’avvocato Giuseppe Pantaleo - Non ci sono prove che lo dimostrano. La sua figura è estranea a questo contesto. Gli intercettati non lo prendono in considerazione”.
L’avvocato Pantaleo è intervenuto anche per il 61enne Salvatore “Mario” Giorgi, dagli investigatori considerato anche quale “cassiere” dell’organizzazione criminale per Campobello di Mazara. “Ma con Dario Messina (presunto nuovo capomafia di Mazara, ndr) – ha sostenuto il legale – Giorgi ha avuto rapporti economici leciti solo per tre o quattro mesi. Circa, invece, l’accusa di estorsione, non sono emerse minacce e per quanto riguarda la politica si tratta di rapporti che nulla hanno a che vedere con la mafia”. Giorgi, per il quale il pm Francesca Dessì ha invocato 12 anni di carcere, è accusato di associazione mafiosa, estorsione e corruzione elettorale. Per Francesco Catalanotto, 47, castelvetranese, che a Campobello gestiva un centro scommesse, il pm ha chiesto 10 anni. Il 30 giugno le ultime arringhe difensive. A scegliere l’abbreviato, oltre a Salvatore Giorgi, zio di Calogero Jonn Luppino, sotto processo davanti il Tribunale di Marsala, e a Catalanotto, sono stati anche i campobellesi Giacomo Barbera e Paolo De Santo, entrambi poi tornati in libertà, ma con divieto di dimora a Campobello, che devono difendersi dall’accusa di favoreggiamento aggravato a Cosa Nostra (richiesta del pm: quattro anni per De Santo, due anni e 8 mesi per Barbera) ed inoltre Calogero Pizzolato, anche lui di Campobello di Mazara, Antonino Tumbiolo, di Mazara, e Giuseppe Di Stefano, di Salaparuta, per i quali sono stati invocati due anni ciascuno.