Mascherina sì, mascherina no, e soprattutto quando e come usarla, ed ancora, fa male l'uso prolungato, visto che si respira la propria anidride carbonica e che differenze ci sono se si cammina normalmente o si fa attività sportiva?
C'è molta disinformazione in merito e molti cittadini non sono stati aiutati dalle polemiche scaturite dalle diverse ordinanze, di sindaci, quella ad esempio del sindaco di Marsala, poi ritirata, ne prevedeva l'utilizzo ovunque, mentre quella del presidente Musumeci del 17 maggio, in linea con quanto dettato dal governo Conte, stabilisce l'obbligo di averla sempre dietro e di usarla all'occorrenza quando non si può mantenere la distanza di sicurezza.
Ma vediamo invece quali possono essere gli effetti dell'uso della mascherina. In rete ovviamente si trovano le tesi più disparate e il consiglio è sempre quello di affidarsi all'informazione ufficiale e supportata in questo caso dai dati scientifici.
Ma vediamo di capire cosa dice la comunità scientifica a riguardo, provando a rispondere alla domande che tanti cittadini si fanno. "E' vero che indossare per troppe ore le mascherine vuol dire respirare troppa anidride carbonica, sostanza che normalmente espelleremmo per inspirare ossigeno e che l’uso prolungato delle mascherine facciali causa ipossia e quindi stordimento, provocando disagio, perdita dei riflessi e del pensiero cosciente?".
Ma articoli di ricerca ed esperti suggeriscono che tali sintomi estremi è improbabile che si verifichino nella maggior parte delle persone. Il Dr. Abrar Ahmad Chughtai, epidemiologo e docente presso la School of Public Health and Community Medicine della University of New South Wales Australia, afferma che il rischio che ipossia e ipercapnia (una condizione derivante da troppa anidride carbonica nel sangue ) si verifichino è molto basso con tessuti e maschere chirurgiche, perché non sono aderenti: “Alcune persone con malattie respiratorie preesistenti (come l’asma, la BPCO), possono avere difficoltà respiratorie con l’uso di alcuni tipi di maschere aderenti. Il rischio è molto basso con le maschere di stoffa e le maschere chirurgiche in quanto non sono strette intorno al viso”.
IL PARERE DELL'ESPERTO - Il dott. Paolo Esposito, specialista in Medicina del Lavoro e medico competente di più di duecento aziende su tutto il territorio nazionale, a FanPage ha parlato di quelle che possono essere le conseguenze. Il medico parte da una distinzione: le mascherine chirurgiche hanno una resistenza respiratoria molto più bassa e certamente non paragonabile a quella di quelle FFP2 o FFP3, ad esempio. Le prime quindi danno meno problemi rispetto alle seconde.
In pratica indossando a lungo le prime si hanno meno probabilità di avere deficit di ossigeno rispetto alle altre. Le mascherine hanno un fattore protettivo anche per i soggetti allergici proteggendoli dai pollini e non rappresentano alcun rischio aggiuntivo di aumentare le difficoltà respiratorie per chi soffre di patologie pregresse. Le mascherine FFP2 e FFP3 senza valvola hanno un’importante capacità protettiva sia per i flussi respiratori in entrata, sia in uscita, pressoché totale nel caso delle FFP3. Se però le FFP2 sono abbastanza tollerate le seconde possono dare a lungo andare sensazione di affanno a causa della concentrazione di anidride carbonica dell'aria inspirata.
«Se sappiamo di dover indossare la mascherina a lungo, un consiglio può essere quello di utilizzare una crema barriera lenitiva almeno nell’area delle orecchie o nei punti più critici per assorbire l’umidità in eccesso e mantenere la pelle asciutta, proteggendola dagli sfregamenti e limitando così i danni», consiglia l'esperto spiegando che con l'arrivo della bella stagione si rischia di andare incontro a un peggioramento.
LA MASCHERINA NON VA UTILIZZATA NELL'ATTIVITA' SPORTIVA ALL'APERTO - Il dottore parla poi dell'uso della mascherina nell'attività sportiva spiegando che non è indicata per chi fa attività sostenuta all'aperto. In questi casi si produce maggiore anidride carbonica e potrebbero causare modifiche importanti dell’equilibrio acido/base del corpo, con sintomatologia che va dai capogiri al mal di testa, fino ad arrivare a stati confusionali e allo svenimento, ma anche fiato corto, aumento della pressione arteriosa e tachicardia. Resta però l'obbligo di portarla con sé qualora si incontrasse qualcuno in strada.
Il CDC, Centro per il controllo e la prevenzione delle malattie, alla Reuters ha spiegato che è improbabile che il pubblico indossi la maschera per un periodo prolungato se non per brevi periodi fuori casa: “La CO2 si accumulerà lentamente nella maschera nel tempo. Tuttavia, il livello di CO2 che potrebbe accumularsi nella maschera è per lo più tollerabile per le persone che vi sono esposte. Potreste avere un mal di testa, ma molto probabilmente non soffrirete i sintomi osservati a livelli di CO2 molto più elevati. La maschera può diventare scomoda per una serie di motivi, tra cui la sensibilità alla CO2, e la persona sarà motivata a rimuovere la maschera. È improbabile che indossare una maschera possa causare ipercapnia”.
In definitiva la comunità scientifica afferma che l’impatto di una maschera su chi la indossa dipende dalla salute di chi la indossa, da eventuali malattie respiratorie preesistenti, dal tipo di maschera e dal periodo di tempo in cui la persona la indossa. Nella maggior parte dei casi, gli effetti dell’uso prolungato di una maschera in tessuto sono piccoli. Le maschere, come la maggior parte delle misure a breve termine per prevenire la diffusione di COVID-19, devono essere indossate solo se chi le indossa si trova in prossimità di altre persone, e devono essere usate in aggiunta al distanziamento sociale.