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28/05/2020 09:04:00

 Requisitoria processo ad Antonio Vaccarino. L’ex sindaco: “Temevo per la mia vita” 

 “Cosa ho detto a Vincenzo Santangelo? Ho esplicitato richiesta sul linguaggio di questi due sconosciuti e chiesto se potessero rappresentare motivo di preoccupazione per me e per Giuseppe Cimarosa. Io temevo di subire un attentato. Ho parlato con Santangelo perché vivo con la paura di essere ucciso”.

E’ quanto ha dichiarato, in video collegamento dal carcere di Catanzaro, l’ex sindaco Dc di Castelvetrano Antonio Vaccarino rispondendo ad una precisa domanda del pm della Dda Pierangelo Padova, poco prima della requisitoria al termine della quale Padova e la collega Francesca Dessì hanno invocato la condanna a sette anni di carcere per l’ex sindaco di Castelvetrano, imputato per concorso in rivelazione di segreto d’ufficio e favoreggiamento personale con l’aggravante per mafia.

Coinvolto nell’indagine insieme al tenente colonnello Marco Alfio Zappalà, ex Dia di Caltanissetta, e all’appuntato Giuseppe Barcellona, che a Castelvetrano si occupava della trascrizione di intercettazioni effettuate nell’ambito delle ricerche condotte per arrivare alla cattura del superlatitante Matteo Messina Denaro, Vaccarino ha affermato che fece vedere quell’intercettazione a Vincenzo Santangelo (titolare di un’agenzia funebre già condannato per mafia) perché non conosceva i due intercettati (Sebastiano Parrino e Ciro Pellegrino, che parlavano del funerale di Lorenzo Cimarosa) e voleva un parere. I pubblici ministeri, però, hanno fatto chiaramente intendere di non credere a questa versione. Poi, nelle dichiarazioni spontanee, Vaccarino ha aggiunto: “Calcara indicava me come mafioso, mentre ignorava Matteo Messina Denaro. Molti investigatori, invece, hanno testimoniato il mio impegno contro la mafia. Ma altri pentiti quali Angelo Siino, Giovanni Brusca, Vincenzo Sinacori e Antonio Patti parlano della mia estraneità alla mafia”. Nel corso della sua requisitoria, però, il pm Padova ha affermato che Vaccarino, parlando con Santangelo, “non sapendo di essere intercettato, disse di Lorenzo Cimarosa ‘questo fango che si è pentito e si lanzò tutto”. Sul punto, però, gli avvocati difensori Baldassare Lauria e Giovanna Angelo hanno contestato che si stesse parlando di Lorenzo Cimarosa, ma i due pubblici ministeri hanno ribadito che il morto di cui si stava parlando nella conversazione intercettata non poteva che essere Lorenzo Cimarosa.