Statalismo, socialismo, liberalismo, neoliberismo. Quattro idee di economia che hanno attraversato l'Europa e non solo, dalla rivoluzione industriale ad oggi.
La prima indica nell'intervento dello stato il principale attore, determinando oltre ai servizi essenziali e strategici quali, sanità, trasporti, difesa, istruzione, giustizia, che lo faccia anche in tutti gli altri settori, ossia ricerca, telecomunicazioni, energia, credito, produzione dei beni, siano essi, agricoli, artigianali e relativa commercializzazione. La seconda, la socialista professa la mano statale nei settori strategici, negli altri mista tra pubblico e privato, in un'accezione più ortodossa anche la produzione dei beni è ad appannaggio nazionale pubblico.
Poi la terza, la liberale e capitalista contempla la presenza del pubblico nei settori strategici e ci mancherebbe, che il privato si occupasse in via esclusiva dei trasporti o giustizia. Nei trasporti che hanno bisogno ovviamente d'infrastrutture, abbiamo visto ciò che accade nella concessione delle infrastrutture al privato, lo dimostra il ponte Morandi - Polcevera di Genova, nel rimpiattino tra pubblico e privato delle responsabilità del crollo. Con buona pace del progettista, che spese gl ultimi anni della sua esistenza, inascoltato dalla classe politica e dirigente pubblica dell'epoca, di quanto l'opera costruita negli anni ni 50 fosse superata e non potesse "sorreggere" il nuovo "carico" e necessitasse di aggiustamenti, oppure nella giustizia, con l'esempio degli stati uniti che fa eleggere negli stati federati la pubblica accusa. Si diceva la presenza anche del privato nelle telecomunicazioni, sanità energia, il fine ultimo tutto solo del privato tranne giustizia e difesa.
Infine l'ultimo arrivato il neoliberismo, che non propugna la produzione dei beni solitamente privata, che comunque "crea" lavoro, ma bensì il sistema economico deve solo "fabbricare" soldi mediante la finanza, rispettando la loro regola "soldi rendono soldi" ed il profitto è il pensiero unico neoliberista. Nello stivale si è adottato principalmente il modello socialista fino all'entrata in scena nel teatro della politica nazionale di Silvio Berlusconi, il quale volle il paradigma capitalista seguito successivamente da certa sinistra (Calenda e Renzi). Poi molta parte dell'universo il neoliberismo assoluto asocciato ad un capitalismo che miri solo al profitto e ai prodotti considerati essenziali, utilizzando anche la tecnologia che con il suo lavoro produce beni per loro il massimo del profitto a discapito della forza lavoro umana. Adesso dopo il Coronavirus, l'istanza unanime è il ritorno al modello socialista e ad un welfare accentuato. Condivisibile ma ad una condizione. Il privato superata la crisi, e per farlo la sinergia pubblico-privato è vitale,continui in una politica economica che non pensi solo al profitto ma con lo sguardo rivolto alla collettività, dovendo definirla nel 2020 "imprenditoria sociale". Con un augurio, ad maiora semper, per la collettività.
Vittorio Alfieri