“Calogero chiede aiuto. Deve pagare una persona per farlo uscire. Vuole oro e il Rolex. Io posso farli avere a lui. Tu non parlare con nessuno se no lo rovini. Sarai contattata. Attenta!!!! Calogero non te lo può chiedere è intercettato”.
E’ un messaggio per la moglie di Calogero John Luppino, finito in carcere dopo l’arresto dello scorso 22 febbraio nell’operazione “Mafia Bet”, che aveva visto in manette anche lo zio Salvatore (Mario) Giorgi e Francesco Catalanotto.
Parole scritte in maiuscolo su due fogli A4, con una penna nera a stampatello stilizzato, contenuti in un involucro di plastica chiuso con del nastro e incastrato nel tergicristallo della macchina della donna, posteggiata vicino casa a Campobello di Mazara.
E’ il 30 settembre 2019 quando la moglie di Luppino, dopo aver letto il messaggio, dà un’occhiata alle registrazioni delle propria videocamera di sorveglianza.
E sugli schermi appare la figura di un uomo di media statura, corporatura robusta, felpa nera, guanti scuri ed un berretto abbassato sulla faccia, che lascia l’involucro sul parabrezza.
Dopo averne parlato con i parenti e col suo avvocato, la donna denuncia la cosa ai carabinieri, che le chiedono del Rolex e se ha dei sospetti sull’identità di quell’uomo.
Lei non sospetta di nessuno e sul Rolex (e sull’oro) riferisce che, quando il marito è stato arrestato, diverse immagini degli oggetti sequestrati, tra cui quell’orologio (non sequestrato) erano presenti nel video dei carabinieri diffuso on line.
Non aveva quindi escluso che si sarebbe potuto trattare dell’opera di un farabutto, che magari aveva appreso dell’esistenza di quegli oggetti attraverso quel video.
A svelare l’identità dell’uomo con la felpa nera sarebbe stata invece un’altra videocamera, che lo avrebbe ripreso mentre scendeva dalla propria auto. Ma chi è l'autore? E soprattutto, perchè tenta di estorcere denaro in questo modo singolare? Sicuramente è una persona che conosce molto bene la famiglia.
Sulla vicenda indaga la Procura di Marsala. Nessuno parla. Nè la famiglia Luppino, nè gli investigatori.
Oggi intanto, sempre a Marsala, riprende il processo.