Non tutte le donne sono uguali, partiamo da questo assunto e partiamo dalla concreta certezza che così come ci sono uomini mediocri e stupidi lo stesso vale per le donne. Non abbiamo un cielo tutto azzurro, non siamo tutte capaci e intelligenti, non siamo tutte fatte della medesima pasta. Ma siamo libere di scegliere e di autodeterminarci.
La diversità, poi, è qualcosa di meraviglioso. In questi giorni deve tornare centrale e forte il tema della donna, intesa come cervello pensante e non come l'altra metà della mela. Non come ancella. Non come quota rosa.
Perché è importante sottolinearlo? Perché si continua ad assistere ad affermazioni del tipo: “Lei è manovrata da...”. Quindi, se una donna parla, se una donna dice la sua, se una donna ha delle idee non sono le sue ma sono indotte, pensate un po', da un altro uomo.
Forse fa comodo pensarla così, meglio credere, da uomo, che una donna non sia capace di elaborare pensieri se non per surroga concessione.
E allora è il momento non di iniziare una rivoluzione culturale ma di ribaltare il tavolo. Di scomporre il mosaico e di togliere le sedie.
Nessun uomo, specie se rappresentante delle istituzioni, può dire che una donna sia manovrata da qualcuno nel suo modo di pensare o di agire. Una donna, nella stessa misura di un uomo, elabora pensieri, li sintetizza, li esprime e li mette in pratica, più velocemente di un uomo e senza alcun filtro o trama.
Non è questione di scivolone, non è questione di pazienza, non è questione di bon ton. E' cafonaggine. Punto. Iniziamo a chiamare le cose per quello che sono. Si tratta di retaggi culturali che bisogna sfatare, in politica così come nel mondo del lavoro. E non per convenzione sociale ma perché è giusto. Questi discorsi hanno stancato, sono frutto di chi professa democrazia ma non la pratica, di chi parla di pluralità ma preferisce che ci sia una sola voce: la sua. Non è tempo di perder tempo, è tempo per noi. E non ci viene concesso. Ce lo prendiamo.
Rossana Titone