"Preparate la via del Signore, raddrizzate i suoi sentieri" (v.3): è questa la voce di “uno che grida nel deserto” (come ci è stato appena ricordato all'inizio del brano di oggi, che è pure l'inizio del Vangelo di Marco); è questa la voce che grida un annuncio, un annuncio che dal profeta Isaia arriva al nostro Marco, il più antico tra i quattro Vangeli, il primo tra gli evangelisti, in ordine di tempo, a raccogliere la Buona Notizia, a volerla tramandare, a volerla testimoniare. "Preparate la via del Signore, raddrizzate i suoi sentieri": un annuncio che supera i confini dello spazio e del tempo, un annuncio che attraversa le Scritture, che interroga uomini e donne, un annuncio che arriva anche a noi oggi, qui, in questa seconda domenica d'Avvento; "Preparate la via del Signore, raddrizzate i suoi sentieri"! E in questo “preparare la via”, in questo prepararsi, c'è tutto il senso di attesa, di attesa fiduciosa perchè radicata nelle promesse della Scrittura: “Ecco, io mando davanti a te il mio messaggero che preparerà la tua via.” (v.2); è Giovanni il Battista quel “messaggero”, è in Giovanni il Battista che si compie quella promessa.
La figura di Giovanni il Battista è particolarmente affascinante: “.....vestito di pelo di cammello, con una cintura di cuoio intorno ai fianchi, e si nutriva di cavallette e di miele selvatico.” (v.6); Giovanni, il messaggero, è arrivato; tutto finito dunque? No di certo! Giovanni è per l'appunto un messaggero, qualcuno che annuncia qualcos'altro, che annuncia qualcun altro, annuncia che qualcuno (ben più grande di lui) deve venire; Giovanni e la sua predicazione nuovamente creano un clima di attesa. E l'attesa si ripete, l'attesa si ripropone, sempre e di nuovo il credente può sperimentare il senso di attesa, può viverlo, nella propria dimensione personale e comunitaria. "Preparate la via del Signore, raddrizzate i suoi sentieri": sì, ma come? In che modo preparare la via del Signore? Come prepararsi alla sua venuta? I versetti di oggi ci raccontano l'esperienza di Giovanni il Battista: “Venne Giovanni il battista nel deserto predicando un battesimo di ravvedimento per il perdono dei peccati.” (v.4); ravvedimento, battesimo, perdono dei peccati; così Giovanni, messaggero e profeta, interpretava il suo ruolo, il suo ministero, “nel deserto”. Giovanni predicava e battezzava, non dall'alto della sua “scienza”, non dall'alto dellle sue “competenze”, ma nella più disarmante umiltà, l'umiltà di chi annuncia che QUALCUN ALTRO deve venire, qualcuno “di cui lui non sarebbe nemmeno stato degno di slegare i calzari.” In realtà, Giovanni non è un semplice messaggero: Giovanni raccoglie il “testimone” della profezia antica, la incarna vivendola e praticandola e, nello stesso tempo, è già pronto a “passare” quello stesso testimone, come in una staffetta. "Preparate la via del Signore, raddrizzate i suoi sentieri": Giovanni, con la sua predicazione nel deserto, continua a prepararla quella via, nel modo in cui lui è capace di farlo, non con la presunzione che quello sia il modo migliore ma con l'umiltà di chi sa che qualcosa, che qualcuno di migliore DEVE VENIRE; “Dopo di me viene colui che è più forte di me; io vi ho battezzati con acqua, ma lui vi battezzerà con lo Spirito Santo” (v.7-8). Con la sua predicazione, Giovanni non solo annuncia COLUI CHE VIENE, ma ne annuncia pure l'operato; l'annuncio di Giovanni si fa gravido di promesse e di attesa, l'attesa del Signore che viene e l'attesa di un battesimo OLTRE l'acqua! Ancora una volta, siamo esortati ad ATTENDERE. "Preparate la via del Signore, raddrizzate i suoi sentieri": la voce di “uno che grida nel deserto” continua a risuonare; siamo capaci di ascoltarla? Siamo disposti ad ascoltarla? Come prepariamo, noi oggi, la via del Signore? Come ci prepariamo al Signore che viene? Questa voce di “uno che grida nel deserto” raggiunge anche noi, ci raggiunge nel nostro deserto, nella nostra quotidianità, qualunque essa sia. Il deserto di Giovanni il Battista, in realtà, non era la terra desolata, vuota e silenziosa che tutte e tutti noi ci immaginiamo quando parliamo di “deserto”, anzi, era uno spazio affollatissimo (“....tutto il paese della Giudea e tutti quelli di Gerusalemme accorrevano a lui..”)! Il deserto, biblicamente parlando, è sempre stato quel luogo, quel tempo, in cui il popolo di Dio sperimentava, insieme al suo Dio, una sorta di “preparazione”, di attesa, in vista di una promessa (una terra promessa, una salvezza promessa...). Il deserto, dunque, può essere, per ciascuna e ciascuno di noi, un tempo e un luogo dalle caratteristiche più diverse: un tempo e un luogo silenzioso o rumoroso, quieto o assordante, affollato o desolatamente vuoto, poco importa; il nostro deserto può essere il tempo e il luogo in cui ciascuna e ciascuno di noi fa l'esperienza dell'attesa. Un'attesa non inquietante, al contrario, un'attesa rassicurante: rassicurante perchè radicata nella promessa che per noi (a differenza di Giovanni il Battista) si è già adempiuta in Gesù Cristo, si è già adempiuta nella Parola di Dio fattasi carne, si è già adempiuta nella Buona Notizia, nel Vangelo di Gesù Cristo. Noi crediamo e predichiamo quel Vangelo, crediamo e predichiamo che il Signore è venuto e che di quel Signore soltanto vogliamo essere discepole e discepoli; noi crediamo e predichiamo che quel Signore è morto in croce (scandalo e pazzia!) ma pure che è risorto. "Preparate la via del Signore, raddrizzate i suoi sentieri": nonostante tutto, questa voce di “uno che grida nel deserto” ancora oggi, qui ed ora, risuona. Care sorelle e cari fratelli, lasciamoci raggiungere da questa voce, lasciamoci trasformare da quell'invito, viviamo il nostro deserto, in fiduciosa speranza e attesa del Signore che viene! AMEN.
Monica Natali - culto del 6 dic 2020