L’elezione di Antonino Accardo a sindaco di Calatafimi sarebbe stata condizionata da un estesissima compravendita di voti, coordinata dal locale clan mafioso.
Viene fuori un inquietante mercimonio della partecipazione democratica dall’operazione antimafia Ruina, che nei giorni scorsi ha portato all’arresto di 13 persone, e all’iscrizione nel registro degli indagati di altri soggetti. Tra questi il sindaco di Calatafimi Segesta, Antonino Accardo, accusato di corruzione elettorale ed estorsione.
Accardo è stato eletto sindaco nell’aprile 2019, battendo Nicola Cristaldi, già sindaco di Mazara del Vallo e prima ancora di Calatafimi. Proprio Cristaldi, pochi giorni dopo le elezioni, lanciò pesanti accuse nei confronti del neo eletto sindaco, ipotizzando che qualcosa sia andata proprio in maniera pulita durante la campagna elettorale.
Adesso le indagini, dalle quali verrebbe fuori che le 1900 preferenze di Accardo siano state ottenute illegalmente, comprando i voti. 50 euro, esattamente, a preferenza, tutte procurate dalla famiglia mafiosa di Calatafimi. C’è un testimone, in particolare, che inguaia il sindaco della cittadina, e che nelle ultime settimane ha raccontato alcuni particolari della compravendita di voti in occasione delle elezioni amministrative.
Il testimone
C’è un testimone, dicevamo, che racconta agli investigatori della Squadra Mobile di Trapani come sia stato assoldato per procurare dei voti.
Racconta che a casa sua si sarebbe presentata una persona che gli avrebbe promesso 50 euro per ogni voto che avrebbe fatto convogliare in favore di Accardo. “Mi sono stati consegnati dei volantini elettorali”. Per ogni voto 50 euro, ma poi sono diventati 30. Dopo l’elezione di ’Accardo, la stessa persona con cui aveva raggiunto l’accordo gli consegnava poi 30,00 euro, somma che, a dire di tale persona, proveniva direttamente dal Sindaco, questo quanto si legge nel verbale: “in effetti dopo l’elezione dell’attuale sindaco di Calatafimi Segesta, Accardo Antonino, mi vennero consegnati i soldi promessi direttamente da parte della persona che era venuta in precedenza cercarmi. Sottolineo che diversamente da come promesso mi vennero consegnati 30 euro, cosa che mi infastidì tanto che chiesi spiegazioni. Questi rispose che quella era la somma che gli era stata data dal sindaco, Accardo Antonino, per pagare i voti ricevuti da parte di colore che lo avevano votato”.
L’uomo non ci sta, di questo taglio del prezzo. Decide di raccontare tutto agli inquirenti, ma dopo diversi mesi. Si tratta di una persona che si trova in una condizione di difficoltà economica e la goccia che fa traboccare il vaso sono le notti insonni per i cani che abbaiano nei pressi di casa sua. L’uomo, allora chiama il sindaco Accardo, con il quale c’era una lunga conoscenza, ed è molto arrabbiato. “Fanno bordello tutta la notte e nemmeno mi fanno dormire, possibile mai ehhh o siete solo buoni a bussare a quella cazzo di porta per un .. cazzo di voto. sono venuti anche cristiani qua ... lì … che mi hanno dato i soldi… mi hanno dato per farlo salire a lei”, dice l’uomo a telefono al sindaco.
La notizia arriva all’orecchio del capomafia Nicolò Pidone che poche settimane fa convoca una riunione con Gaetano Placenza, entrambi arrestati nel blitz. E’ il 26 novembre 2020. Qualche giorno dopo il testimone richiama l’attenzione dei carabinieri, in strada, e racconta di essere stato avvicinato da qualcuno che lo aveva minacciato di pesanti ritorsioni per le dichiarazioni rese sulla compravendita dei voti. il testimone racconta di essere stato avvisato, indirettamente, che Pidone non aveva preso molto bene la sua decisione di andare a parlare con la polizia. e che si doveva “guardare le spalle”. E sono forse questi episodi a velocizzare gli eventi e a portare agli arresti dei giorni scorsi.
“Nino è ‘a portata di mano’”
E’ il primo giugno 2019, i poliziotti intercettato un dialogo tra Giuseppe Gennaro e Salvatore Barone, nel corso del quale i due condividevano apprezzamento per l’assetto politico determinato dalle elezioni conclusesi pochi mesi prima e ciò, in particolare, per la presenza di “Nino”, ritenuto “a portata di mano”.
Soddisfatti o rimborsati
Una frase famosa per le televendite potrebbe fare al caso nostro per raccontare il malumore dei mafiosi per alcune scelte fatte dal sindaco poco tempo l’elezione. Le intercettazioni svelano che l’operato del sindaco Accardo non rispettava a pieno le aspettative dell’associazione.
E infatti, il 26 ottobre 2019 presso il casolare di Nicolò Pidone viene registrato un dialogo fra quest’ultimo e Nicolò Gucciardo, in costanti rapporti con lo stesso Pidone, che manifestava al capo mafia il proprio malcontento per il comportamento di un soggetto, “Nino”, rispetto a una non meglio precisata autorizzazione per la creazione di una discarica; nell’occasione il Gucciardo chiedeva in modo esplicito l’intervento del capo mafia (Gucciardo: “ma si può fare qualcosa?”) nonché spiegazioni sul motivo per il quale il Sindaco stesse agendo in quel modo (Gucciardo: “ma perché si sta comportando in questo modo?”). Pidone, a quel punto, perfettamente a conoscenza delle dinamiche politiche di quel Comune, si proponeva di intervenire quanto prima per “bloccare tutte cose”. Il prosieguo del dialogo non lascia alcun dubbio agli investigatori in ordine al fatto che la persona di cui i due parlavano era proprio il Sindaco Antonino Accardo, “Nino”, che avrebbe dovuto ringraziarli dicendo loro “mi hanno fatto eleggere con un bordello di voti” e invece “fa tutto lo scimunito”; a tal proposito, Pidone riferiva di averlo incontrato per strada e di averlo “preso di petto”. L’incontro fra i due si concludeva con l’accordo che sarebbero intervenuti entrambi su “Nino” per ottenere quanto evidentemente da lui dovuto e dai due interlocutori auspicato:
I conti
Poi ci sono i coniugi Craparotta. Salvatore Craparotta, ex ispettore dei vigili urbani, è stato arrestato perchè coinvolto nell’operazione Phimes, la storia dei parcheggi ai piedi di Segesta. Per conto di Francesco Isca, secondo le indagini, si sarebbe attivato per favorire il parcheggio dell’imprenditore in odor di mafia. Come? Multando le persone che no parcheggiavano là, in cambio di assunzioni di parenti. Tornando ai giorni nostri Craparotta qualche giorno le elezioni fa i conti con la moglie: “Ce li siamo comprati tutti i voti. Tutti comprati sono, 50 euro ogni voto. C’erano 100mila euro messi da parte. A disposizione per comprarsi tutti sti voti…ne abbiamo spesi di meno perché sono stati invece di … invece di 2000 sono stati 1900 e rotti … i voti .. minchia … sono rimasti un po’ di soldi …”.
Come dicevamo sono fatti che mettono nei guai l’amministrazione di Calatafimi e che potrebbero far traballare la sedia del sindaco.