Vediamo le ultime sulla crisi di governo e le consultazioni al Quirinale, nel racconto dei quotidiani oggi in edicola.
«Il primo round della crisi è un perfetto stallo alla messicana. Nessuno sa perché si chiami così, ma tutti l’abbiamo visto mille volte al cinema, da Il buono, il brutto e il cattivo di Sergio Leone a Pulp Fiction di Tarantino. Tre persone si puntano reciprocamente addosso un’arma: nessuno può fare la prima mossa senza rischiare che sia l’ultima. Può durare a lungo. Di solito finisce male» scrive il Corriere.
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La giornata politica s’è aperta di prima mattina con il ripensamento del senatore Luigi Vitali. Avvocato, pugliese, 66 anni, di Forza Italia dal 1995 (prima stava nel Msi), mercoledì sera aveva deciso di arruolarsi tra i «costruttori» e di passare con Conte. La sua vicenda è diventata un piccolo caso.
Ecco un estratto della sua intervista a La Stampa.
«Guardi, già mentre tornavo a casa ci stavo ripensando, poi è uscita la notizia sulle agenzie, sono venuti a trovarmi a casa tre colleghi della Lega e mi hanno detto che mi cercava Berlusconi. Poi è arrivata la telefonata».
Ecco, la voce della coscienza. Come l’ha presa?
«Mi ha detto: “Non ci credo, dimmi che non è vero, dove vai a ficcarti in questo ginepraio”. Poi è partito con la mozione degli affetti, mi ha ricordato la mia storia, le tante battagli comuni, “siamo insieme da 25 anni”…».
E lei, nel giro di tre ore, si era già dimenticato di Conte. A proposito, l’ha più sentito?
«No, ma mi sono già scusato pubblicamente con lui. Però a Berlusconi ho espresso la mia preoccupazione, gli ho detto che non voglio le elezioni anticipate e lui mi ha rassicurato spiegando di aver già dato la disponibilità per un governo di larghe intese».
Poi è arrivata anche la telefonata di Salvini, giusto?
«Sì, mi ha detto “ma dove vai” e poi ha spiegato che è disposto a parlare con chiunque, purché si facciano la riforma del fisco e della giustizia. Quindi anche per lui ci sono alternative al voto. E questo mi basta per restare dove sono».
Renzi ora lo chiama Alvaro Vitali.
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Ma il protagonista assoluto della giornata di ieri, ovviamente, è stato Renzi, atteso al Quirinale per le 17.30.
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«Il capo dello Stato ha accolto gli interlocutori politici in due Sale, quella degli Arazzi di Lille e quella del Bronzino, usate alternativamente per consentire la sanificazione. Non solo, niente faccia a faccia seduti su divani, ma confronti sistemandosi su due lunghi tavoli e attrezzati con divisori in plexiglass» scrive Il Corriere.
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Il primo gruppo ad essere ricevuto da Mattarella è stato quello delle Autonomie del Senato, che ha espresso la preferenza per un Conte ter, seguito dai rappresentanti dei gruppi Misti di Camera e Senato, sulle stesse posizioni
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La delegazione formata da +Europa, Azione e i Radicali italiani s’è detta disponibile a entrare in una «maggioranza Ursula», ovvero, come ha spiegato Emma Bonino, «una maggioranza più ampia di quella attuale, che coinvolga le forze che al Parlamento europeo sostengono il lavoro della Commissione europea guidata da Ursula von der Leyen».
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Leu, rappresentata dai capigruppo Federico Fornaro e Rossella Muroni, ha indicato al presidente della Repubblica il nome di Conte per il nuovo governo ma non ha chiuso al ritorno di Italia viva.
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Nel pomeriggio il senatore di Rignano riceve una telefonata da Conte. «“Pronto, Matteo? Sono Giuseppe…”: quando il premier chiama il leader di Rignano, si concretizza il primo contatto da molti mesi. La prima notizia è che Renzi risponde, visto che in passato non è sempre andata così. La seconda è che il premier fa la prima mossa, poco prima delle consultazioni di Iv. Il colloquio dura mezz’ora. È teso, faticoso. Una conversazione utile a Conte per ricavare un’impressione netta: vuole logorarmi. L’avvocato continua a temere che l’ormai ex alleato abbia in mente il governo istituzionale come punto di caduta di questa crisi. E lo pensa anche perché Renzi evita di rassicuralo sul suo nome, insistendo sul fatto che “contano le risposte di merito e i programmi”. Il fondatore di Italia Viva, ovviamente, ha in mente un altro film. Pensa che Conte l’abbia chiamato perché intimorito, anzi terrorizzato da un suo possibile veto al Quirinale, che avrebbe chiuso per sempre la strada al “ter”. Ciò nonostante, riesce anche a scherzare, durante la telefonata. “Presidente, non so se sei diventato vegano come ti ha chiesto Ciampolillo…”, lo provoca, prendendo in giro Conte per la richiesta – ricevuta dal senatore “costruttore” ex grillino – di aderire a un nuovo regime alimentare. “Ti sei fissato con questa cosa...”, risponde il premier. Ma proprio sui responsabili i due si scontrano, a un certo punto. Per Renzi, la campagna di reclutamento altro non sarebbe che “un’operazione scandalosa”. L’avvocato nega l’attivismo, ridimensiona, “anche perché non sono bravo a fare queste cose, non saprei farlo”. “Visti i risultati – la replica – non c’è dubbio…”» è il retroscena di Repubblica.
È stato Renzi a rivelare ai cronisti la telefonata.
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La delegazione di Italia Viva, entrata al Quirinale alle 17.25, era composta da Matteo Renzi, Maria Elena Boschi, Teresa Bellanova e Davide Faraone.
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«Abito scuro, cravatta scura ed espressione ancora più scura, Matteo Renzi, uscendo dalle consultazioni al Quirinale, fa l’ennesimo strappo. Ventisette minuti di comizio nella Sala alla Vetrata con un tono nervoso che cresce di decibel e la dice lunga sulla portata dell’azzardo per ribadire innanzitutto un punto: “La caccia al singolo parlamentare fino a oggi non ha prodotto un’altra maggioranza. Attendiamo di capire nelle prossime ore se la valutazione è voler coinvolgere Iv e nel caso discutere delle idee”. Senza Italia Viva, è il messaggio, non esiste maggioranza. Più o meno in contemporanea, fonti Iv fanno sapere che l’ex premier è andato a dire a Sergio Mattarella che non è ancora disponibile all’incarico a Conte. “Ancora ”, non in assoluto. Una posizione attendista, nell’ennesima partita a poker» aggiunge Il Fatto.
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Nel suo fluviale discorso, Renzi ha detto tra l’altro: «Abbiamo subito quindici giorni di fango perché siamo stati gli unici a porre problemi di merito»; «Devono confrontarsi con noi, non con gli hashtag»; «Vogliamo sapere dalle altre forze se ritengono Italia viva parte o non parte della maggioranza»; «Rimettiamo la valutazione a chi in queste settimane ha messo veti su noi». «Andare ad elezioni sarebbe un errore per l’Italia, rischiamo di perdere l’appuntamento con il Recovery».
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Renzi ha anche citato Mario Draghi, che solo poche ore prima Maria Elena Boschi aveva indicato come ministro dell’Economia in un ideale governo a misura di Italia viva.
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«Non abbiamo fatto il nome del presidente Conte perché siamo in una fase precedente, in cui ragioniamo di contenuti» ha risposto Renzi alla domanda se al presidente della Repubblica abbia posto un veto su Conte.
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«Mentre Renzi parla al Colle – scortato da Teresa Bellanova, Davide Faraone e Maria Elena Boschi – i big del Pd ascoltano furibondi. “Se parla un altro po’, anche noi mettiamo il veto su di lui”, è la battuta piuttosto illuminante di un ministro» scrive Il fatto.
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Renzi, infine, ha lanciato una frecciatina a Rocco Casalino. «Questa non è una saga, non è una fiction, non siamo al Grande Fratello... Qui siamo al Quirinale». Pare che abbia chiesto la sua testa.
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La delegazione del Pd è entrata al Quirinale pochi minuti prima delle 18.30, mentre Renzi stava ancora parlando ai giornalisti.
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Uscito dal colloquio con Mattarella, Zingaretti ha letto una dichiarazione di quattro minuti, non ha risposto a domande dei giornalisti e, scuro in volto, se n’è andato con il resto della delegazione del Pd.
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Le consultazioni continuano questo pomeriggio. Alle 17 salirà al Colle la delegazione dei 5 Stelle, con il capo politico Vito Crimi e i capigruppo del Senato e della Camera, Ettore Licheri e Davide Crippa. Alle 18 toccherà al centrodestra.
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Secondo Repubblica il presidente della Repubblica sta pensando di conferire un incarico esplorativo. «Quando le luci del Quirinale si spengono è questa la strada che si apre davanti a Sergio Mattarella dopo la seconda giornata di consultazione, la più importante. I nomi degli esploratori? Il presidente della Camera Roberto Fico o la ministra dell’Interno Luciana Lamorgese. Fico è il grillino che ha i migliori rapporti con il centrosinistra. Lamorgese è il tecnico che garantirebbe un approccio neutro, il medico che prova a suturare la ferita. Sono questi i due candidati che circolano, anche se va detto che in nessuno degli incontri se n’è mai fatto ufficialmente cenno. Quando avverrebbe? Forse già stasera, o più probabilmente domani mattina».
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«Ci vuole sangue freddo: nello stallo alla messicana basta un niente e parte il grilletto. Ma la metafora cinematografica finisce qui. Nella realtà ci sono quasi novantamila vittime del Covid, un piano vaccinale ancora in ballo, un programma di investimenti da definire, centinaia di migliaia di licenziamenti in agguato da marzo. È ora di uscire dal film» conclude Il Corriere.