Fico ha passato il fine-settimana a capire se 5 Stelle, Pd, LeU, Italia Viva e responsabili sono pronti a far nascere il nuovo governo. Stamattina alle 9.30 ci sarà un incontro tra le delegazioni di tutti i partiti. Entro domani sera Mattarella vuole una risposta. L’alternativa al Conte-ter sarebbe un governo istituzionale con Forza Italia dentro. Si fa il nome di Draghi. Mattarella nega di averlo chiamato in questi giorni. Palazzo Chigi diffonde sondaggi in cui Conte risulta più popolare dell’ex presidente della Bce. Vediamo tutto questo nei giornali di oggi.
Il presidente della Camera Roberto Fico, ricevuto venerdì sera il mandato esplorativo da Mattarella, ha passato il fine settimana a incontrare le forze parlamentari che appoggiavano Giuseppe Conte per capire se la maggioranza tiene oppure no.ù
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«Sorriso rassicurante e passo felpato, Roberto Fico non è più da tempo lo scugnizzo movimentista passato dai call center al Vaffa Day. Ora si muove con destrezza tra i marmi policromi della Sala della Regina, indossando,
sia pure in maniera non del tutto impeccabile, la sua marsina da gran tessitore» scrive Il Corriere della Sera.
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Ieri, alle quattro del pomeriggio, si è presentato nella sala della Regina di Montecitorio: «Dagli incontri con le forze politiche è emersa la disponibilità comune a procedere su un confronto sui temi e punti programmatici per raggiungere una sintesi».
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«Oggi si comincerà alle 9.30, probabilmente nella Sala della Lupa. In quella sede l’esploratore Fico si ritroverà con i capigruppo dei partiti che in Parlamento hanno sostenuto Giuseppe Conte in occasione dell’ultimo voto
di fiducia. Ci saranno dunque Graziano Delrio e Andrea Marcucci (Pd), Davide Crippa e Ettore Licheri (M5S), Maria Elena Boschi e Davide Faraone (Italia viva) Federico Fornaro e Loredana De Petris (Leu), Bruno Tabacci e Alessandro Fusacchia (Centro democratico), Gianclaudio Bressa e Alberto Laniece (Autonomie), Raffaele Fantetti e Maurizio Buccarella (EuropeistiMaie-Centro Democratico) e infine Antonio Tasso per la componente Maie del Misto della Camera» sempre il Corriere.
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«Pd, M5S, Leu, il neonato gruppo dei responsabili, tutti i partiti che sostengono la maggioranza uscente, tranne Italia Viva, chiedono di accelerare e di chiudere un accordo sul programma entro la giornata» precisa La Stampa.
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Le due cose su cui 5 Stelle, Pd, LeU, Italia Viva e i responsabili devono trovare la quadra: il programma di governo e il nome del presidente del Consiglio. «Il problema è che Renzi oggi potrebbe cercare ’incidente “sui temi”, a cominciare da giustizia e reddito di cittadinanza» avverte La Stampa.
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«Domani Fico dovrà riferire al Quirinale. E sarebbe deplorevole salire al Colle senza il nome del possibile destinatario dell’incarico di formare un governo» dice Il Fatto.
Intanto, ieri, poco dopo l’ora di pranzo, intervenendo aIn Mezz’ora, su Rai 3, il presidente della Confindustria Carlo Bonomi ha detto: «Per il bene del Paese alcunepersone devono restare e faccio riferimento al ministro dell’Economia». Gualtieri, a sentir lui, dovrebbe restareì al suo posto perché «quel che portiamo a casa con il Recovery Fund è merito suo» e perché «ci ha sempre ascoltato, ha dimostrato capacità di comprendere i temi, molte volte non è andato nella direzione che auspicavamo, ma questo non vuol dire che non sia unariserva della Repubblica».
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«Nel pieno delle consultazioni dell’esploratore Roberto Fico per capire se si possa arrivare a un Conte ter, i grandi giornali hanno fatto un salto di qualità: dare per certo l’arrivo di Draghi a Palazzo Chigi dopo un accordo con Renzi e diverse telefonate con Mattarella. Peccato che la notizia di un patto con il senatore di Scandicci non trovi alcuna conferma e i contatti con il Capo dello Stato siano stati smentiti dal Quirinale. A buttare lì la notizia sono i due quotidiani del gruppo Gedi della famiglia Elkann, La Repubblica e La Stampa, che in queste settimane spingono per un governoistituzionale. Il quotidiano torinese ieri titolava: “Quelle telefonate del Colle a Draghi che fanno tremare Pd eMovimento ”. Nel retroscena le “prove” dell’imminentearrivo di Draghi a Chigi erano due: la telefonata “tre giorni fa” di Sergio Mattarella “nel bel mezzo delle consultazioni” e una sorta di accordo Renzi-Draghi, rivelato da una fonte di IV molto vicina all’ex premier. In cosa consiste? “Una disponibilità condizionata di Draghi e la possibilità di un appoggio esterno della Legaa un eventuale governo del presidente guidato dal banchiere” spinto da Giancarlo Giorgetti. La condizione posta da Draghi sarebbe quella di avere “una maggioranza solida, larga abbastanza da metterlo al riparo dai ricatti dei partiti”. Secondo La Stampa, questo governo sarebbe sostenuto anche da FI, dal Pd e finanche dal M5S. Peccato che fonti del Quirinale ieri abbiano nettamente smentito contatti: “È destituita di ogni fondamento la notizia, apparsa su alcuni giornali, che il presidente della Repubblica Sergio Mattarella abbia contattato, da quando si è aperta la crisi di governo, il presidente Mario Draghi”» così Il Fatto.
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«In realtà il Quirinale […] si è limitato a smentire contatti con l’ex presidente della Bce “da quando si è aperta la crisi di governo”, senza esprimere valutazionio escludere di averlo sentito prima o di poterlo fare in futuro. Una differenza non da poco che - insieme ai sondaggi diffusi da Palazzo Chigi che darebbero Conte sopra Draghi nelle preferenze degli italiani - danno lamisura di come quell’ipotesi resti sempre meno sullo sfondo e venga vista come il fumo negli occhi soprattutto dall’inquilino di Palazzo Chigi» aggiunge il Messaggero.
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«Se davvero Mario Draghi fosse pronto ad accettare laguida di un governo politico modello Ursula, e quindi allargato a Forza Italia, per portare l’Italia e il Recovery Fund in salvo, sarebbe difficile per tutti sfilarsi. Sia per il
Partito democratico, che però vedrebbe indebolita la sua alleanza strategica con i 5 stelle, che per lo stesso Movimento. Perché il nome dell’ex presidente Bce non viene fatto solo nell’ipotesi di un governo tecnico o
istituzionale, ma anche come possibile guida di un governo politico al posto di Conte. Certo, potrebbe essere l’arma fine di mondo che Matteo Renzi agita per ottenere il massimo su temi e ministeri. Nessuno però oggi, a parte lo stesso Draghi, può saperlo con certezza» aggiunge Repubblica.
#CrisidiGoverno: si discute di programmi, perché non discutere anche del premier?
— Mattino5 (@mattino5) February 1, 2021
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