Ieri tutta Caccamo si è stretta attorno alla famiglia di Roberta Siragusa, la diciassettenne trovata senza vita il 23 gennaio in un dirupo. La salma della giovane è arrivata nella chiesa della Santissima Annunziata, dove è stato celebrato il funerale, portata a spalla da amici e parenti: ad accoglierla un lungo applauso.
L’arcivescovo di Palermo, Corrado Lorefice, nell’omelia ha detto: “Siamo qui, sconvolti. Senza parole. Dinnanzi al corpo martoriato di Roberta. Vita che ci è stata rubata. Perché? Ancora una volta, risuona un grido: perché?”.
Pietro Morreale, 19 anni, il fidanzato accusato dell’omicidio di Roberta, è stato trasferito dal carcere di Termini Imerese a quello di Palermo, non ha ancora confessato. Nella sua cella, ha tentato di dare fuoco a un rotolo di carta igienica con una sigaretta.
A Messina era stata eseguita l'autopsia. L'esame non ha chiarito ancora del tutto la causa della morte, ma pare che abbia già escluso che la ragazza sia stata strangolata. Sarebbe stata prima stordita con un colpo in testa dal suo assassino e poi data alle fiamme mentre era ancora viva ma aveva perso i sensi.
“Dobbiamo attendere l’esito degli esami istologici per stabilire le cause della morte. Dall’esame autoptico sono emerse – ha affermato Manfredi Rubino il consulente nominato dagli avvocati che assistono la famiglia di Roberta Siragusa – gravi ustioni a livello del tronco, del viso e degli arti superiori e una parte degli arti inferiori. Non è ancora sufficiente per stabilire le cause della morte. La lingua protrusa può presentarsi nei casi di strangolamento, ma non è il caso in specie”.