Due contro due, armati di solide racchette forate di quarantacinque centimetri, in campi da gioco circondati da “sponde” di plexiglass. Stiamo parlando del padel, lo sport che resiste al Covid, anche a Trapani.
La nuova disciplina sportiva affiliata alla Federazione Italiana Tennis sta riscuotendo un enorme successo in tutta Italia.
Una disciplina partita dal Messico, che ha invaso poi Spagna e Sudamerica fino a giungere nella nostra penisola.
Si tratta di un gioco divertente, che può essere praticato da persone di età, sesso e condizioni tecniche e fisiche diverse: una valida attività motoria ed al contempo un’occasione di “ritrovo”, che in tempi di pandemia non è cosa da poco.
La distanza è infatti garantita dalle regole del gioco, che si svolge peraltro all’aperto.
Anche a Trapani, grazie all’intuizione di pochi coraggiosi, il padel ha via via preso piede con la creazione di campi appositi e con un numero sempre maggiore di proseliti: ed oggi resiste, anche al Covid.
Abbiamo avuto l’occasione di conoscere Gaspare Parisi, proprietario del Centro Sportivo Forese a Trapani, che ci ha spiegato perché il padel è così tanto in voga in periodo di pandemia.
Come le è venuta l’idea di realizzare campi di padel qui a Trapani?
L’idea mi è venuta qualche anno fa, mentre ero a Barcellona: vidi quasi per caso questi nuovi impianti sportivi e mi ha colpito l’entusiasmo con cui veniva praticato questo gioco per me nuovo. Il giorno successivo ho affittato un campo per sperimentare un primo approccio col gioco: non avevo mai praticato neppure il tennis, eppure questa disciplina mi è stata sin da subito congeniale. E’ un gioco pratico, immediato, me ne sono innamorato ed ho deciso di portarlo nella mia città. Nel 2018 ho realizzato i primi tre campi di padel in tutta la provincia. Oggi ne abbiamo cinque: ci ho investito tanto, e le persone hanno risposto subito in maniera entusiasta, soprattutto i turisti. Credo sia un orgoglio per Trapani, poter offrire questa bella novità.
Perché, secondo lei, il padel è così seguito anche in tempo di pandemia?
Innanzitutto credo che il padel sia attualmente uno dei pochi sport che ancora può essere praticato, se consideriamo le regole del distanziamento e tutte le precauzioni anti-Covid. Ma il motivo principale non è questo: credo sia un gioco che oltre a divertire, unisce. Vedo qui coppie che giocano insieme, amici, genitori contro figli e persino famiglie dalle età più disparate. E’ un modo per stare insieme, per evadere dalla monotonia che ci ha afflitto durante il lockdown. Un modo per diminuire le distanze. Lo vedo ogni giorno: le persone tornano qui sempre volentieri, anche più volte a settimana.
Non esiste dunque il “giocatore tipo”: è uno sport che può essere praticato davvero da tutti?
Esattamente. Non è un gioco tecnico e complesso come il tennis, e poi la racchetta corta rende molto più pratici i movimenti. Il campo tra l’altro è molto più piccolo, circa un terzo di quello da tennis, il che agevola ulteriormente il gioco. Il plexiglass che circonda i giocatori diventa poi un terzo compagno: il rimbalzo della palla sul vetro ti permette sempre di poterla recuperare. Il movimento diventa dunque “continuo” ed ovviamente più divertente. Queste caratteristiche fanno sì che possa esser praticato da chiunque, uomini e donne di qualsiasi età. Le donne in particolare sono così appassionate al gioco, che abbiamo deciso di omaggiarle sostituendo, in uno dei nostri campi, il consueto manto blu con un manto di colore rosa.
Turisti a parte, come hanno risposto i suoi concittadini a questa novità?
Come potete vedere, benissimo. I campi sono prenotati praticamente a qualsiasi ora del giorno, ovviamente fino al coprifuoco. Ed i ragazzi rispettano le regole: mantengono le distanze, si divertono, sono davvero entusiasti. E’ anche un modo per tenerli lontani da computer, cellulare e TV: qui ritrovano l’emozione del gioco di squadra, anche se gioca solo in quattro. E’ una disciplina “soft”, nella quale non hai bisogno di elevate prestazioni fisiche: un sessantenne può essere competitivo quanto un ventenne, e questo attira praticamente tutti.
E vorrei a tal proposito ringraziare una persona senza la quale tutto questo non sarebbe stato possibile: questo è un progetto che avrei dovuto intraprendere insieme ad un caro amico, Spartaco Polimadei. E’ lui che mi ha dato la spinta, che ha creduto in me, ed è grazie a lui che oggi sono qui. Purtroppo è morto all’improvviso prima di poter vedere realizzato il nostro sogno, ma gli devo tanto. E’ sempre presente anche qui, ho realizzato una targhetta in sua memoria che esporrò all’ingresso. Ci abbiamo creduto davvero, volevamo rendere Trapani più bella, volevamo che questo Centro Sportivo fosse per la città motivo di vanto. E credo che alla fine, ci siamo riusciti.