Una nuova bufera giudiziaria potrebbe presto abbattersi sulla struttura amministrativa della sanità pubblica trapanese. Qualche giorno fa, infatti, intorno alle 10, la Guardia di finanza si è presentata negli uffici dell’Asp di Trapani e ne è uscita alle 23.
Nell’arco di undici ore i militari del nucleo di polizia tributaria del Comando provinciale, coordinati direttamente dal tenente colonnello Fabio Sava, che dirige il nucleo di polizia economico - tributaria della Finanza , avrebbero sequestrato, o comunque acquisito, una montagna di carte.
Pare soprattutto atti a firma dell’ex manager Fabio Damiani, arrestato nel maggio dello scorso nell’ambito dell’operazione “Sorella Sanità” per tangenti sugli appalti.
Damiani, intercettato, parlava con il suo "faccendiere", l’imprenditore Salvatore Manganaro, anche lui allora arrestato, anche di come era avvenuta la sua nomina a Direttore Generale dell'Asp trapanese.
Si riferiscono espressamente a Gianfranco Miccichè (che lo stesso giorno degli arresti, in una nota molto dura, affermò di non conoscere per nulla Damiani). Lo scorso settembre, intanto, i pm della Procura di Palermo Giovanni Antoci e Giacomo Brandini, coordinati dal procuratore aggiunto Sergio Demontis, considerate le prove più che sufficienti, hanno chiesto e ottenuto il giudizio immediato per dieci indagati, in quel momento divenuti imputati, raggiunti da misura cautelare. E cioè, oltre Manganro e Damiani, gli altri manager e imprenditori della sanità siciliana: Antonio Candela, ex manager dell’Asp di Palermo e già coordinatore per conto della Regione della taske force sull’emergenza Covid-19; Giuseppe Taibbi, ritenuto vicino a Candela e ai servizi segreti: Angelo Montisanti, della Siram e amministratore delegato di Sei Energia e Crescenzo De Stasio, anche lui della Siram; Francesco Zanzi, amministratore delegato della Tecnologie sanitarie; Roberto Satta, di Tecnologie sanitarie; Ivan Turola, membro occulto di Fer.Co e il nisseno Salvatore Navarra, presidente di Pfe. Nell’inchiesta “Sorella sanità” sono complessivamente 23 gli indagati: diciotto le persone fisiche, cinque quelle giuridiche. La richiesta della Procura di Palermo, che ha dato il via all’inchiesta “Sorella sanità” (un vorticoso giro di mazzette per addomesticare appalti per forniture e servizi dall’importo di oltre 600 milioni di euro) ha trovato concorde il giudice dell’udienza preliminare, Antonella Consiglio, che ha disposto il giudizio immediato. Non c’è pace, dunque, per la sanità pubblica siciliana, in questo momento alle prese con i dati falsati dei morti per Covid allo scopo di scongiurare la dichiarazione di zone rosse.