Ci sono amori che resistono a tutto. Anche all'incidere inesorabile del tempo che invecchia il fisico ma di certo non l'anima del vero tifoso. Ci sono passioni che superano ogni ostacolo. Perchè il vero tifoso macina chilometri e supera ogni barriera. Più forte delle vicissitudini.
Paolo D'Angelo detto Pablito era un vero tifoso. Tifoso del Trapani e del Genoa, il suo cuore era metà granata e metà rossoblù. Solo la morte, sopraggiunta prematuramente, lo ha sfrattato da quelle che erano il suo habitat naturale: la Curva Nord, quartier generale dei tifosi trapanesi e la Fossa dei Grifoni, cuore pulsante dei genoani. Doveva subire un intervento chirurgico Pablito. Non ha fatto, però, in tempo.
Se n'è andato lasciando un vuoto inesorabile nel cuore dei tifosi trapanesi e genoani. Pablito era un personaggio. Chi non lo ha mai visto girare per le vie della città a bordo del suo scooter, con addosso sempre, o quasi, quei colori granata che erano la sua seconda pelle.
Di gioie, di dolori e di delusioni calcistiche ne ha vissute tante. Pablito, però, era sempre al suo posto. Anche domenica scorsa quando ha partecipato, a piazza Vittorio Emanuele, al sit-in organizzato dai tifosi che rivogliono il calcio a Trapani. Pablito era così. Di poche parole, ma sempre presente. Sia allo stadio Provinciale, sia sugli spalti del Palazzetto dello sport per sostenere con la voce e con il cuore i ragazzi del Trapani basket. Tifoso irriducibile.
A ricordarlo anche l'ex presidente del Trapani calcio, Andrea Bulgarella: "Non vado mai ai funerali. Ma a quello di Pablito voglio essere presente".