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15/06/2021 06:00:00

Marsala, nuovo bando estivo, la Cultura riparte. O forse no?

Per raccogliere i pensieri attorno all’Avviso Pubblico che il Comune di Marsala ha bandito per dare corpo a un cartellone estivo nell’ottica della “Ripartenza”, bisogna partire dal punto 11: «Pubbblicità».

Avete letto bene, «Pubbblicità», con tre b, un breve paragrafo in cui l’Amministrazione avvisa che il bando sarà pubblicato sul sito comunale eccetera eccetera. Perché, però, bisogna partire da lì? Perché quello non è un semplice errore di battitura; e noi certo non lo evidenziamo per amor di grammatica. Ma quella «Pubbblicità» con tre b è un segno, una spia che segnala un carattere costante dell’attuale Amministrazione: la disattenzione.

La disattenzione, infatti, non è solo nell’errore di stampa: la ritroviamo nell’impostazione del bando, nel metodo di selezione degli spettacoli, nella descrizione delle procedure. È quella tipica disattenzione di chi non sa che cosa scrive né per chi scrive, quella disavvedutezza che genera polemica, diatriba. E come al solito, l’opportunità di ripartire si trasforma nell’ennesima occasione per alimentare – a ragion vedute, attenzione! – il malcontento degli artisti. E quindi del pubblico. Che poi, siamo tutti noi.

Cosa rispondere quando un attore (e autore) come Andrea Scaturro, che negli anni ha dimostrato alla città il suo talento, quando a proposito del famoso «Avviso Pubbblico» scrive sulla sua pagina Facebook:

«In realtà è possibile osare chiedere un contributo “eventuale”, ma a proprio rischio e pericolo. Io investo del denaro per il mio evento e, previo il rispetto degli obblighi previsti, forse riceverò un contributo. Suspense.
Quali obblighi? Uno per tutti: “la documentazione fotografica”. Non è uno scherzo: chiunque aspiri a un contributo dovrà dimostrare, foto alla mano, l’effettiva realizzazione dell’evento. Prescrizione social, insomma: se non lo fotografi, non è mai esistito. Epifanico!».

Cosa rispondere al regista Massimo Pastore, che anno dopo anno ha offerto gratuitamente alla città spettacoli di alto valore sociale, e creato a sue spese una giovane comunità teatrale. Che oggi ci offre una sua riflessione sul bando:

«Faccio una premessa: la mia associazione si occupa di formazione teatrale, non vende spettacoli, quindi - a dire il vero - il bando pubblicato dall'A.C. non cambia nulla per le nostre attività. È chiaro, però, che le condizioni da rispettare per poter partecipare alle manifestazioni estive pongono difficoltà praticamente insormontabili per chi volesse proporre qualcosa. Ma il problema è sempre lo stesso, si rinnova a ogni estate: tutti vogliono fare qualcosa, ma il Comune non ha soldi. Credo, invece, che bisognerebbe cambiare la logica di fondo: il teatro, la musica, la danza, la Cultura in generale, non dovrebbe essere considerata solo una voce di spesa per l'Ente, ma una voce di investimento, di produzione. Ma per far questo, un Comune dovrebbe mettere in campo una ratio diversa, libera dal tritacarne delle manifestazioni estive che, alla fine, non lasciano nulla e non cambiano nulla. Certo, a essere sinceri, la lettura del bando odierno annichilisce per la complessità e la farraginosità che, alla faccia della cosiddetta ripartenza, scoraggia qualsiasi possibilità di mettere in campo proposte veramente innovative e di valore. Avrei preferito che il Sindaco dicesse molto semplicemente: Signori, non ci sono soldi, ma il Comune può fare da sponsor, da padre nobile presso imprenditori, imprese, banche, etc. affinché si facciano carico di finanziare quelle proposte veramente necessarie e utili per l'anima e la mente di questa città.»

Cosa rispondere a un altro regista come Giacomo Bonagiuso, fortemente impegnato nella dimensione culturale marsalese, che guarda da fuori il nuovo spettacolo dell’Amministrazione, e si dispiace dei suoi propositi:

«Naturalmente dare un giudizio sulle scelte della Amministrazione, come il tema, sarebbe del tutto fuori luogo. La politica è chiamata alle scelte in merito. Mi resta una domanda però: perché non chiedere il contributo di idee da parte degli artisti marsalesi o del territorio? Io non sono marsalese ma ho lavorato a Marsala e considero la platea artistico-culturale della Città degna di grande rispetto. Tranne alcune eccezioni che si distinguono più per management che per reale voce artistica, Marsala e/o il territorio avrebbe potuto facilmente indicare al Sindaco una via meno onerosa per tutti. Attrezzare alcuni luoghi, dal Carmine coi suoi trenta posti, a San Pietro coi suoi duecento, dotandoli di service audio, luci, servizi di sicurezza con un unico e più economico investimento e chiamare a bando di partecipazione gli artisti, le associazioni, le compagnie. Con una ripartizione degli utili, come a Segesta o come nei festival. 70% alle compagnie e 30% al comune per le spese SIAE... Sì sarebbe speso molto meno, credo e venuto incontro notevolmente alla crisi delle officine culturali, dei registi, degli attori, che hanno pagato il prezzo più grande in tempo di pandemia. Io non ho avuto il tempo di elaborare un simile pensiero ma ancora oggi mi appello al Sindaco, a Massimo Grillo. È ancora in tempo per ritirare questo bando e dare spazio di espressione d'arte e libertà. Il pubblico scelga se piangere o ridere o riflettere. La Città offra spazi attrezzati. Sarebbe davvero un colpo di normalità artistica...»

A tutti loro si potrebbe dire che sembra uno scherzo. Ma che scherzo non è. È la vita di una comunità a essere in gioco. Quella stessa comunità per cui nell’Avviso si parla di «Nuovo Umanenisimo» e di «Ripartenza», quando non si riesce nemmeno a gettare delle solide basi su cui intendersi e progredire.

D’altronde, ancora ieri, sempre a proposito di «Cultura» (chissà se anche in questa parola c’è un errore di stampa), sulla pagina Facebook della Città di Marsala leggiamo: «Firmato questa mattina il patto per la letteratura». Il patto, in realtà, non è per la letteratura, ma per la lettura. Quisquilie, pinzellacchere, direbbe Totò.

L’hanno modificato il testo, poi. Adesso il patto è tornato a essere «per la lettura». Perché gli errori si correggono, nessuno ne è immune. Allora, per quale motivo non fare la stessa cosa per l’Avviso Pubblico?

E non diciamo solo per le tre b. In generale, bisognerebbe correggerlo tutto.

Così, potremmo dire di aver fatto una buona prova di lettura. E non di cedere e sottostare sempre a questa triste letteratura.