Prima viene accusato di aver riciclato i soldi della cosca di Matteo Messina Denaro, il most wanted della mafia siciliana. Assolto in istruttoria, con tante scuse perché quell'inchiesta faceva acqua da tutte le parti, si trova bannato da tutte le banche.
Questa è la storia di un tritacarne giudiziario che sta portando al collasso finanziario un imprenditore siciliano tra i più noti nel campo alberghiero, Andrea Bulgarella.
In gergo si chiama "pregiudizio". Vale a dire che poco importa che la giustizia dei tribunali abbia sancito che con la mafia non c'entri nulla. Nonostante questo si rimane in un recinto di sospetto diventando un appestato.
La vicenda è recentemente approdata sulle scrivanie che contano, da quella del Presidente del Consiglio Draghi al ministro di Giustizia Marta Cartabia fino a quella del governatore della Banca d'Italia. E proprio da via Nazionale è arrivata una risposta che dà la misura di come in Italia un'inchiesta giudiziaria archiviata perché priva di riscontri possa trasformarsi in una condanna all'ergastolo fuori dal carcere. All'imprenditore siciliano, che possiede grandi alberghi in Toscana e sulle Dolomiti, le banche italiane hanno chiuso tutti i conti e incredibilmente negano l'apertura anche di un conto corrente nominale senza possibilità di credito. Motivazione? "Ampi margini di rischio". Ma quali sono questi "rischi" le banche non lo dicono. Bulgarella ha chiesto che il Garante Privacy imponga alle banche di rivelare quali siano gli ostacoli, di quali colpe debba pagare lo scotto, quali siano i rischi.
Insomma, se sia legale che una banca sulla base di motivi sconosciuti possa negare non solo l'accesso al credito ma anche di avere un conto.
Una risposta è arrivata da Bankitalia e dà all'intera storia un sapore pirandelliano, indegno di una società economicamente avanzata o che si vorrebbe tale. " Il tema generale da Lei sollevato - scrive Pietro Raffa, direttore centrale della sede di Palermo - relativo al diritto al conto di pagamento anche per i soggetti diversi dai consumatori, quale possibile risposta alle esigenze di inclusione finanziaria, è alla nostra attenzione. Sul tema la Banca d'Italia ha infatti di recente svolto un' Audizione alla Commissione del Senato della Repubblica. Abbiamo segnalato come le esigenze di inclusione finanziaria possano essere perseguite attraverso il riconoscimento, sul piano normativo, di un diritto al conto e ai servizi di pagamento, rispettoso dei principi fondamentali dell'ordinamento e disciplinato all'interno della normativa bancaria".Della serie, il problema sollevato è reale, la legge è inadeguata ma noi non possiamo farci nulla. Poco importa che un cittadino non abbia nessuna pendenza, le banche italiane possono costringerti a scomparire senza che venga esplicitato il motivo. Per dare un idea plastica della vicenda: secondo una stima del Sole24ore il gruppo imprenditoriale di Bulgarella possiede 750 milioni di euro in beni immobili, ma il suo proprietario è costretto ad usare contanti anche per pagare un caffé perché nessuna banca gli rilascia un semplice bancomat.
Ecco la follia di questo caso limite.
Bulgarella inoltre ha sfidato il sistema creditizio denunciando alcune pratiche illegali subendo una “ritorsione” e una successiva segnalazione alla centrale rischi della Banca d’Italia.
Ma quanti sono nelle stesse condizioni in Italia?
A rispondere è Mario Bortoletto, imprenditore veneto diventato negli ultimi tempi uno dei maggiori studiosi del fenomeno. Le cifre che ci consegna sono spaventose. "Sono 16 milioni gli italiani segnalati come cattivi pagatori. E di questi sei milioni non hanno nessuna caratteristica per essere segnalati come tali in quanto hanno risolto il loro contenzioso con le banche".
La cancellazione dello "stigma" è però assai complesso e penalizza proprio gli imprenditori che non vogliono scorciatoie. Basta avere un debito contestato e si consegna un cittadino e un'impresa ad una morte silenziosa.
Nicola Biondo, Il Riformista, 10 Luglio 2021