Ieri, 24 settembre, tornavo da Palermo con il pullman alla stazione centrale di Marsala. Erano le 20:30. Stavo aspettando alcuni amici, quindi mi dirigo alla fermata del treno passando dalla biglietteria.
Un uomo sulla sessantina, malandato, sta camminando acciaccato dentro la stanza, indossando una maglietta di lana sgaulcita e scolorita con il colletto a zip, un paio di jeans e un giubbotto beige sottobraccio. Ha i radi capelli arruffati e disordinati. Il suo andamento claudicante sembrava quello di un signore che si è alzato dal letto per andare in bagno nel mezzo della notte. Ma eravamo in pieno centro città, e i bagni pubblici a Marsala la sera sono sempre chiusi.
Mi dà l'impressione di un senzatetto, ma mi dico che deve trattarsi solo di un uomo stanco che girava da quelle parti appena tornato con il treno. Supero quest'uomo, raggiungo la fermata e mi guardo intorno: i miei amici non erano ancora arrivati. Dato che sul pullman il gabinetto non c'era, vado al bagno pubblico della stazione sperando che fosse aperto, ma era chiuso come sempre. Allora proseguo verso un muro lí vicino. Ritorno e vado per uscire, pronto a camminare verso il centro e raggiungere i miei amici. Ma con la coda dell'occhio vedo qualcuno sdraiato supino sulla dura panchina di marmo della stazione: era il signore di prima! Sicuramente lo stesso che avevo visto sdraiato su un'altra delle panchine pochi giorni addietro.
Mi dico: Riccardo, o vai verso il centro oppure poggi lo zaino sul tavolo, estrai quello che hai e glielo regali. Scelgo di fare la cosa giusta: poggio lo zaino sul tavolo, estraggo tre pesche, una bottiglietta d'acqua da un litro, cinque euro e metto tutto nella resistente busta di plastica blu caricata la mattina. Dopo un attimo di indecisione, metto dentro anche la scatola mezza di piena di cous cous che avevo lasciato, la forchetta di plastica che avevo usato per mangiarlo, una bottiglietta da mezzo litro quasi vuota, due pacchi di fazzoletti già aperti. Mi incammino verso di lui, che nel frattempo stava camminando, gli vedevo le spalle. Buonasera, signore, buonasera, salve, mi scusi. Non mi sente. Penso che mi stia ignorando. Magari non ci sente bene. Signore! Salve! Si gira verso di me. "Mi scusi, l'ho vista sdraiarsi sulla panchina, è per caso un senzatetto?", gli chiedo per farlo parlare. Mi risponde di sí.
"Sono appena tornato da Palermo e l'ho vista in questa condizione, allora le voglio donare le cose che ho nello zaino, a lei servono più che a me".
Mi ringrazia, si siede. È molto acciaccato, gli tremolano le mani. Mi dico che non posso andarmene cosí. Posso fare di piú.
"Io mi chiamo Riccardo"
"Io Salvatore!"
Fra un silenzio e l'altro, con la voce impastata e affranta, mi racconta che dorme per strada da ben due mesi, dopo che la padrona della casa che affittava lo ha sfrattato in seguito a un crollo del tetto. Ha una figlia che si è sposata e sta a Trapani, che l'ha vista solo una volta da quando si è sposata. Non lo vuole a Trapani, lo ha abbandonato. Lo ha abbandonato, mentre prima di sposarsi gli stava sempre vicino. Sua moglie è in comunità perché la testa non le funziona. Gli hanno rubato il telefono mentre dormiva. Ha dolori lancinanti alla schiena e alle spalle dato che dorme sul marmo. È solo. Mi spiega che ha provato a contattare il Comune per un alloggio ma che o non gli rispondono o gli dicono che non c'è posto. Ha provato a chiedere il Reddito di Cittadinanza ma nulla di fatto.
Ha provato a dormire nella sala d'attesa al caldo e al chiuso ma la polizia glielo impedisce, lo costringe a dormire all'aria aperta. Mentre mi raccontava queste cose ha preso la sua mascherina nera stropicciata e l'ha indossata. Ancora una volta penso alla crudeltà di minacciare con una multa di 400 euro un povero vagabondo senza l'umana dignità di aiutarlo a trovare un tetto, un letto e un bagno.
Il signore mi dice che ha sessant'anni, compiuti oggi, che oggi 24 settembre è il suo sessantesimo compleanno e lo sta passando da solo e in mezzo alla strada.
Io gli faccio gli auguri di buon compleanno con un macigno al cuore. Segue il silenzio. Si grattava le mani, guardando in basso, senza parlare. Chissà a cosa pensava.
Passa un treno che spezza il silenzio. Decido di salutarlo dopo avergli promesso che avrei trovato il modo per aiutarlo a trovare una casa. Fra contatti con giornali e partiti politici, mi dico, tramite questo articolo qualcuno riuscirà ad aiutare questo povero signore in difficoltà!
Mi ringrazia, ci stringiamo la mano, quindi procedo verso il centro, ormai intenzionato verso casa. Ma è in quel momento che incrocio i miei amici che stavano venendo alla stazione per accogliermi. Ci salutiamo e vedono che sto male.
Li porto alla fermata. Mentre chiacchieravano io guardavo il signor De Caro mangiare il cous cous nella scatola con la forchetta di plastica seduto alla panchina, e mi trasmetteva un intimo senso di dignità umana, purtroppo calpestata e umiliata dal sistema attuale in cui puoi ritrovarti improvvisamente a vivere come un cane randagio senza che nessuna istituzione faccia niente per te. Prendo fiato e spiego ai miei amici che lí a due metri da noi c'è un senzatetto, che ha sessant'anni, si chiama Salvatore e che sta mangiando il cous cous che gli ho dato io insieme alle altre cose che avevo nello zaino. E che oggi è il suo compleanno.
Loro rimangono molto stupiti e istintivamente si alzano per andargli a fare gli auguri. Il signor De Caro ha potuto riassaporare l'umana empatia, ha accettato degli abbracci, altro utile denaro, e in definitiva del calore umano. Ho visto nel suo volto una certa commozione sotto la rigidezza in cui è costretto. Abbiamo conversato su quanto sarebbe bello vivere in un mondo più giusto. Che molta gente è addolorata per il fatto che mentre dorme al calduccio qualcun altro, concittadino!, dorma per strada.
Alcuni di noi hanno preso il treno e nel salutarci hanno salutato anche Salvatore, che ha ricambiato. L'immagine di questo signore che saluta un mio amico sul treno è una di quelle che conserverò, ma allo stesso tempo è una di quelle cose che non voglio vedere mai piú, perché Salvatore ha diritto a trovarsi sul suo divano a quell'ora, e non costretto su una cruda panchina di marmo.
Questo non è un lieto fine. È solo un sollievo momentaneo per andare avanti senza impazzire.
Io mi rivolgo con vigore all'intera città di Marsala, dapprima a ognuno di noi cittadini, e poi al consiglio comunale e al sindaco Massimo Grillo del centrodestra:
Dobbiamo risolvere il problema dei senzatetto!
Dobbiamo fare in modo che tutti abbiano un tetto sotto cui dormire. Ci sono diritti fondamentali che non possono essere alienati e quello alla casa è uno di questi.
Cari concittadini, dobbiamo prendere coscienza del fatto che ci sono persone come noi, nella nostra stessa città, che dormono sul marmo accusando dolori lancinanti alla schiena e alle spalle come mi ha raccontato il signor Salvatore. Dobbiamo prendere coscienza del fatto che la città di Marsala non ha un adeguato sistema di aiuto ai senzatetto, che a due passi dai locali più chic e borghesi di Marsala si nascondono le camere da letto provvisorie di molti vagabondi.
Mi rivolgo al consiglio comunale e al sindaco Massimo Grillo del centrodestra: che cosa aspettate a istituire una casa per senzatetto? Perché lasciate che il signor Salvatore e molti altri senzatetto facciano questa vita? P Perché il Comune non li accoglie sotto la sua ala protettiva ma al contrario li liquida con due parole?
È questa la Marsala che vogliamo? Un gelido mostro che toglie le panche e mette l'architettura ostile? Un mostro disumano che con la burocrazia taglia fuori chi ha bisogno di aiuto e lascia persone anziane a patire la strada?
Mi rivolgo a Rifondazione Comunista, a Cento Passi, Marsala Coraggiosa, in particolare a Davide Licari e Linda Licari, ma anche a tutti gli altri partiti, al PD, a #DiventeràBellissima, a Fratelli d'Italia, a Forza Italia, a tutti i partiti e le assocazioni di Marsala: fate vostra questa battaglia di civiltà. Risolviamo il problema dei senzatetto a Marsala una volta e per sempre.
Tutti hanno diritto a dormire sotto un tetto, senza alcuna eccezione.
Io non riesco a scrollare le spalle. Le cose possono cambiare e cambieranno se noi agiremo e se voi sarete la voce degli oppressi, di chi ha bisogno di aiuto.
Il signor, 60enne, girovaga e dorme nei pressi della stazione. Le istituzioni, le ong di Marsala devono aiutare lui e tutti coloro che versano nelle sue condizioni prima che qualche carogna possa far loro del male. E tutti noi sappiamo che il centro di Marsala, dopo le due di notte, diventa pericoloso.
Ve lo chiedo in nome dell'umana giustizia. Facciamo qualcosa per loro. Facciamo qualcosa. Qualunque cosa, ma togliamoli dalla strada e accompagniamoli in una CASA.
Riccardo Alessio Oliva