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10/12/2021 06:00:00

Operazioni antidroga in Sicilia, gli insospettabili di Pantelleria e i pusher a "stipendo fisso"

 Due importanti operazioni nella lotta alla droga in Sicilia negli ultimi giorni. Una a Pantelleria, dove oltre all’arresto di tre spacciatori si è proceduto al sequestro di un quantitativo record di hashish, 138 chili suddivisi in 1300 panetti nascosti in diversi trolley per un valore sul mercato intorno al milione di euro. Quattro, invece, le persone arrestate sull’asse Palermo Marsala e 25 indagate nell'operazione congiunta di carabinieri e polizia.

I tre insospettabili arrestati a Pantelleria – Sono degli insospettabili le persone arrestate sull’isola con l’accusa di detenzione dell’enorme carico di droga. Una coppia di trentenni e un quarantenne. La donna, Michela Bona, barista, è originaria di Lodi e si è trasferita a Pantelleria da alcuni anni. Il compagno, Giovanni Reile, disoccupato cui piace ritrarre i luoghi più dell’isola e il loro amico, Armando Belvisi, che come lavoro, porta in tour i turisti con la sua barca da pescatore. I tre insospettabili, sorpresi dai militari in un casolare con nove panetti, per un totale di 1 kg, si difendono, dicendo di averli trovati sugli scogli. Ma la loro versione non convince i militari né tantomeno la procura di Marsala. Per i tre dopo la convalida dell’arresto sono scattati gli arresti domiciliari.

1300 panetti nei trolley - I carabinieri hanno notato che ogni panetto era identificato con un logo diverso, intuendo che potesse trattarsi di un campionario appartenente a un vero e proprio carico di droga. Condotti nell’abitazione della coppia, poco distante. In un ripostiglio, nascosti all’interno di trolley da viaggio, i Carabinieri hanno trovato una quantità incredibile di hashish: oltre 1300 panetti perfettamente confezionati. 138 Kilogrammi complessivi di hashish, già imballati all’interno di valigie e pronti per essere smerciati al di fuori dell’isola: i tre arrestati avrebbero ricavato oltre un milione di euro dall’attività illecita.


Le indagini sul carico record - Adesso, i carabinieri del comando provinciale di Trapani stanno esaminando i panetti sequestrati e i loro segni distintivi, per provare a capire da dove sia arrivato il carico, che è il più grande mai trovato in provincia di Trapani. Il record era quello dell'8 gennaio dell'anno scorso, quando sul lungomare di Marsala furono trovati 600 panetti di hashish. Tra le ipotesi vi è quella che il carico possa essere arrivato direttamente dalla Tunisia.

La condanna del sindaco Vincenzo Campo - "L'isola è un luogo di passaggio per diversi traffici illeciti e purtroppo una parte di droga resta anche qui, consumata dai nostri giovani. Quelle persone sono mercanti di morte e vanno condannate”. Il primo cittadino lancia anche un appello ai suoi concittadini: "Non possiamo chiudere gli occhi su quanto avviene nell'isola. Chi sa, parli con le forze dell'ordine. Dobbiamo mettere in sicurezza il nostro territorio".

La droga sulla rotta Palermo - Marsala - Sono tre i gruppi di spacciatori coinvolti nell’asse Palermo – Marsala. In carcere Fabio Tripoli, 31 anni, e Antonino Bartolomeo Scaduto, 26 anni, ritenuti responsabili delle trasferte con le quali si portavano i carichi di cocaina ed eroina a gruppi criminali nel Trapanese. I fratelli Giuseppe e Nicolò Cannata, di 37 e 35 anni, sarebbero invece coinvolti nella vendita di stupefacenti attraverso una rete di giovanissimi pusher. Un terzo gruppo a gestione familiare, seppur autonomo, sarebbe comunque legato in affari ai Cannata. Oltre all’arresto dei quattro, disposto dal gip Antonella Consiglio, sono indagate altre 25 persone.

Le indagini - Le indagini sono andate avanti dal 2016 al 2018 e hanno permesso di scoprire una base di spaccio a Bagheria dove veniva venduta cocaina, eroina e hashish nelle province di Palermo e Trapani. I 4 destinatari dell'ordinanza cautelare, a metà settembre 2021, erano già stati arrestati nell'ambito dell'indagine 'Persefone', sempre coordinata dalla Dda. I tre gruppi creavano spesso sinergie per rendere più efficace e remunerativa la propria attività, sfruttando lo stesso canale di rifornimento di stupefacenti nel quartiere palermitano dello Sperone.

La piazza migliore per lo spaccio è Marsala - Sull'autostrada A29 andavano e venivano portando a Marsala cocaina ed eroina. Bartolomeo Antonino Scaduto è figlio di Pietro, arrestato nel 2013 per il duplice omicidio di due affiliati della mafia italo canadese dei Rizzuto. È proprio durante la carcerazione a Trapani si sono consolidati i rapporti con Fabrizio Toscano (deceduto
nel 2019), poi fautore dell’asse tra Bagheria e Marsala.

Marsala per gli spacciatori è una piazza fondamentale: «Qui il cliente è buono, 300 grammi alla settimana... Ma dove lo trovo un altro che si prende tanta roba - diceva ad Antonino Scaduto -. A questi li dobbiamo nutrire come i porcellini, gli devi dare da mangiare e quello buono».

Uno dei due referenti trapanesi era un marittimo e quindi spesso rimaneva fuori anche per un mese. C’era tutto il tempo per scegliere le partite, che dovevano essere le migliori in circolazione: «Parrino, mezza parola... vieni con la macchina buona, se è buona la cosa va avanti e in due giorni hai pagato tutto». Cominciano così le trasferte di Scaduto e Tripoli, che vanno a gonfie vele per un po’ (l’ultima intercettata dagli investigatori li porta all’arresto in viale Regione nel 2018). Nelle conversazioni captate durante l’indagine fa capolino il solito frasario in codice, dove la cocaina sono «magliettine bianche, se non sono bianche non se le prendono» e i jeans sono l’eroina. Tutto deve essere portato al mercatino di Marsala, ma ovviamente non si trattava di bancarelle. I marsalesi sono pretenziosi, una spedizione non la gradiscono, vogliono la sostituzione con roba di qualità previo test fatto da un intenditore. «Gioia mia la macchina l’ho vista, è bella di fuori, ma non serve a niente - diceva uno degli acquirenti -. Mi ci sono fatto un giro, ti dico zero». Uno dei due committenti si lamentava di rischiare di perdere affari e contatti importanti, così come già avvenuto con persone di Pantelleria: «Con la barca siamo a mare, sono rovinato». Così il gruppo di bagheresi gli manda un rifornitore liberiano che gliela farà scegliere in un depliant: «Tu gli dici voglio questo, voglio quest'altro, e ti fa assaggiare i cioccolatini».

I pusher a "stipendio fisso" - Una sorta di impresa dello spaccio, dove giovanissimi pusher venivano pagati a stipendio fisso. E’ quello che emerge dallo sviluppo delle indagini riguardanti il gruppo di Bagheria controllato dai fratelli Giuseppe e Nicolò Cannata che coinvolgevano minorenni e ragazzine nelle operazioni di spaccio. “I pusher venivano riforniti giornalmente – spiegano gli inquirenti - non pagando lo stupefacente e ricevendolo in conto vendita e versando a Giuseppe Cannata tutti i proventi dello spaccio, ricevendo prima una provvigione in base al quantitativo venduto e successivamente uno stipendio fisso”.

L’intercettazione sugli incassi – Intercettati dalle microspie a bordo delle loro auto, gli spacciatori parlano dei loro incassi. Uno racconta che a fronte di un quantitativo di cocaina ricevuta per smerciarla, avrebbe ricevuto una percentuale del 30%. Dopo la vendita della droga e un incasso di 440 euro, avrebbe ricevuto un compenso di 150 euro. Un altro spacciatore parlando con la fidanzata, dice di avere uno stipendio fisso di 400 euro a settimana.