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12/02/2022 07:00:00

 Marsalese assolto da evasione dalla detenzione domiciliare 

Sottoposto a detenzione domiciliare, con il permesso di uscire da casa il lunedì e il giovedì, dalle 9.30 alle 11.30, per provvedere all’acquisto dei generi di prima necessità, presso i presidi sanitari e negli uffici comunali, previo naturalmente avviso all’autorità di pubblica sicurezza, ad un controllo effettuato dalle forze dell’ordine risultò assente dalla sua abitazione, in una contrada del versante sud marsalese, 13 minuti prima di quanto consentito.

Era l’1 marzo del 2018. E per questo finì sotto processo, in Tribunale, per il reato di evasione. Reato per il quale il pm, al termine della requisitoria, ha invocato la condanna a un anno di reclusione. Imputato un 46enne marsalese (G.L.R.). Il giudice Andrea Agate, però, accogliendo le argomentazioni dell’avvocato difensore Antonino Rallo, ha assolto l’imputato. Con la formula “perché il fatto non sussiste”. E’ raro che in questi casi il difensore riesca ad ottenere l’assoluzione. L’assenza da casa di chi è sottoposto ad arresti o detenzione domiciliare è, infatti, un dato oggettivo. Incontrovertibile. “Sono soddisfatto dell'esito del processo – dice l’avvocato Nino Rallo - perché, nonostante la giurisprudenza di legittimità formatasi negli anni sia molto rigorosa al riguardo, dal momento che il reato di evasione si configura sempre nel momento in cui ‘Chiunque, essendo legalmente arrestato o detenuto per un reato evade...’ , e spesso indipendentemente dalle giustificazioni che l'arrestato o il condannato adduca , siamo riusciti a dimostrare che il mio assistito non si era sottratto volontariamente.

Il mio cliente, che era sottoposto alla misura alternativa della detenzione domiciliare dal Tribunale di Sorveglianza di Palermo, in realtà, non facendosi trovare a casa 15 minuti prima rispetto all'orario previsto e nella giornata in cui lo stesso era autorizzato ad uscire per provvedere ai propri bisogni non violava il divieto di allontanamento dal luogo di esecuzione della misura tale da integrare la fattispecie di cui all'art. 385 c.p., ma al contrario le prescrizioni impostegli dal Tribunale di Sorveglianza. Inoltre, nella condotta del mio assistito manca il dolo generico richiesto dalla norma di cui all'art. 385 c.p. dal momento che non è stato dimostrato che lo stesso avesse volontariamente e coscientemente evadere dalla detenzione domiciliare”.