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18/02/2022 07:08:00

Mafia, ecco le pene accessorie per i condannati del processo "anno zero"

Una pletora di pene accessorie hanno fatto da corollario alle pene detentive comminate, martedì scorso, dal Tribunale di Marsala (presidente Saladino) a conclusione del processo “Accardo Giuseppe + 12”. E cioè quello che ha visto alla sbarra coloro che, coinvolti nell’operazione antimafia dei carabinieri “Annozero”, hanno scelto il rito ordinario.

Ai 166 anni complessivi di carcere inflitti ai tredici imputati si sono aggiunte anche una serie di interdizioni, risarcimenti, confische, e misure di prevenzione. I giudici hanno disposto anche la condanna degli imputati al pagamento delle spese processuali e per quelli che sono stati arrestati anche quelle del loro mantenimento in carcere durante il periodo di custodia cautelare.

Inoltre, per quelli condannati a pene superiori ai cinque anni è scattata l’interdizione perpetua dai pubblici uffici e l’interdizione legale durante l’esecuzione della pena, per gli altri invece l’interdizione dai pubblici uffici sarà di 5 anni. Per Bono Vito, Cattaneo Carlo, Giacalone Bruno, Mattarella Giovanni e Signorello Vittorio la misura di sicurezza della libertà vigilata per tre anni dopo l’uscita dal carcere. Per Como Gaspare e Messina Dario due anni di casa lavoro. Inoltre, per Bono Vito, Cattaneo Carlo, Giacalone Bruno, Mattarella Giovanni, Signorello Vittorio, Como Gaspare e Messina Dario anche la pena accessoria del divieto, per tre anni, di contrattare con la pubblica amministrazione.

C’è, poi, il capitolo delle confische, che riguardano l’impresa individuale del castelvetranese Scaminaci Nicola, quota di un negozio di abbigliamento al civico 14 di via Lipari a Castelvetrano, nonché quote delle imprese, diversi conti correnti e locali nella disponibilità di Cattaneo Carlo. Confisca e distruzione delle armi e delle munizioni sequestrate dai carabinieri nel corso delle indagini.

Per Bono, Cattaneo, Giacalone, Mattarella, Signorello, Como e Messina condanna “in solido” al pagamento dei risarcimenti danno a due delle parti civili: 5 mila euro a Pasquale Calamia, ex consigliere comunale del Pd a Castelvetrano, che tra il 2008 e il 2013 subì alcune intimidazioni, e 3 mila euro all’Antiracket Alcamese. Tutti gli imputati, poi, sempre “in solido” tra loro, dovranno risarcire le altre parti civili versare 10 mila euro ciascuno ai Comuni di Castelvetrano e Campobello di Mazara e 3 mila euro ciascuno a Codici Sicilia (avv. Giovanni Crimi) e La Verità Vive (avv. Peppe Gandolfo). Tremila euro anche alle altre parti civili: Sicindustria e Antiracket Trapani, rappresentate dall’avvocato Giuseppe Novara, e Centro studi Pio La Torre.

In questo caso, a pagare dovranno essere Messina, Como, Bono, Cattaneo, Giacalone, Mattarella, Signorello e Giambalvo. Per ogni parte ci sono anche 2300 euro di spese legali. Il Tribunale ha, infine, ordinato la pubblicazione della sentenza “per estratto” su due giornali quotidiani. Novanta giorni per il deposito delle motivazioni.