Le elezioni regionali del prossimo autunno passano prima dalle coalizioni per le amministrative di Palermo.
Il Partito Democratico ha deciso di non seguire il famoso campo largo, nessun modello Draghi che, secondo il segretario dem Anthony Barbagallo, non può essere replicato in Sicilia.
Niente accordo con Forza Italia, impossibile con la Lega, più vigore invece al dialogo con il Movimento Cinque Stelle, via ad un rinnovato dialogo con i centristi e con la sinistra di Claudio Fava ma anche con il partito di Matteo Renzi. Il primo ostacolo Barbagallo lo incontra con il sindaco di Palermo, Leoluca Orlando, che non ha intenzione di muoversi verso i renziani, sarebbe la causa di un suo disimpegno.
Durante l’assemblea nazionale di Italia Viva, tenutasi sabato scorso, Matteo Renzi ha cercato di creare condizioni migliori per una convergenza sulla candidatura a sindaco di Davide Faraone, aprendo agli ex amici di partito del PD, tra l’altro i dem a Palermo annaspano, non hanno nomi da spendere, si attorcigliano su se stessi e dopo mesi di “primarie sì - primarie no” non riescono a indicare una strada, né un programma.
L’allargamento ai moderati e ai centristi, con esplicito riferimento all’UDC, non è stata cosa gradita a Mimmo Turano che ha precisato che l’UDC è alleato di governo del presidente Nello Musumeci, non si sposterà verso il PD e su Palermo hanno già il loro candidato sindaco, si tratta dell’assessore regionale Roberto Lagalla. Su questa candidatura potrebbero convergere anche i forzisti ma in campo per gli azzurri resta sempre Francesco Cascio, figura che i palermitani stimano molto, con un bacino di voti importanti e su cui alla fine i forzisti potrebbero davvero convergere.
La partita di Palermo è importante per le regionali, Musumeci al momento è appoggiato dal partito di Giorgia Meloni, che lo ha già lanciato come ricandidato, facendo irritare gli alleati di governo, tanto che Forza Italia ha fatto il suo passo con Gianfranco Miccichè candidato a governatore della Sicilia.
In silenzio c’è Nino Minardo, coordinatore regionale della Lega, disponibile a fare una candidatura per la Sicilia e in quel caso anche le liste del partito nelle varie province si rafforzerebbero.
Il laboratorio dove tutto si decide e dove si perfezionano gli accordi è Roma, intanto mancano pochi mesi alle elezioni di maggio e ancora si va a naso, è il fallimento di tutti i candidati e della classe dirigente che pensa di giocare a fare i politici.