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14/03/2022 06:00:00

  Trasporti, pesca, edilizia. Il caro carburanti sta mettendo tutti in ginocchio

 E’ un effetto valanga il caro carburanti. Trasporti, pesca, agricoltura, edilizia. Settori che stanno soffrendo particolarmente l’aumento mostruoso dei prezzi del carburante. E di conseguenza il tutto si ripercuote sul consumatore finale.

Si paventa lo stop dei trasporti di merci e alimenti. Nonostante le rassicurazioni però inizia la psicosi, così anche in provincia di Trapani in molti hanno cominciato a fare scorte di cibo e acqua, e a riempire bidoni di carburante. Anche perchè si temono nuovi aumenti di prezzi anche per pane e pasta. La corsa ai rifornimenti – anche di beni nei supermercati – è scattata in Sicilia, come ricostruito dall’Ansa, quando ha iniziato a girare un messaggio audio che paventava un blocco totale del trasporto delle merci per 15 giorni. Tutto falso, ma è stato lo stesso il panico.

Quando il prezzo alla pompa di benzina e diesel ormai è sui 2,30 euro al litro, si prevede infatti che i rincari continueranno nei prossimi giorni.

Ormai è scattata la caccia al prezzo più basso.  

Una truffa colossale
“Un aumento del prezzo dei carburanti ingiustificato, non esiste motivazione tecnica di questi rialzi” ha detto qualche giorno fa il ministro della transizione ecologica Roberto Cingolani.
“La crescita non è correlata alla realtà dei fatti è una spirale speculativa, su cui guadagnano in pochi", "una colossale truffa a spese delle imprese e dei cittadini", rincara il ministro.


Trasporti
Intanto il paventato stop dell'autotrasporto italiano, proclamato per oggi, 14 marzo, dalle aziende di autotrasporto a livello nazionale "per cause di forza maggiore" è stato bocciato dalla Commissione di garanzia per lo sciopero.
Con una comunicazione il commissario delegato della Commissione Alessandro Bellavista, frena sulla possibilità di avviare la mobilitazione. L'informativa inviata a Trasportounito-Fiap, e ministeri delle Infrastrutture e Interno rileva il "mancato rispetto del termine di preavviso di 25 giorni" e richiama "l'obbligo di predeterminazione della durata dell'astensione". Alcune sigle però vogliono fermarsi ugualmente.
A causa dell’impennata dei costi dei carburanti la categoria degli autotrasportatori è da settimane in stato di agitazione. Il Governo, di fronte allo scenario di nuovi blocchi dei tir, che potrebbero avere ripercussioni sul piano degli approvvigionamenti - in Italia l’85% dei beni viaggia su gomma; uno stop vorrebbe dire meno rifornimenti di merce al commercio e una inevitabile, ulteriore, impennata dei prezzi - tenta di raggiungere una mediazione. Le organizzazioni di settore sono convocate per martedì 15 marzo nella sede del Mims, il ministero delle Infrastrutture e delle mobilità sostenibili.
Qui incontreranno la viceministra alle Infrastrutture Teresa Bellanova. Per governo e sindacati sarà quella l’occasione per fare il punto sulla situazione, e sulle possibili soluzioni da adottare per far respirare un settore che minaccia nuove iniziative di mobilitazione.

 


Così l’edilizia non riparte più
Aveva trovato nel super bonus la spinta per la ripresa. Dopo essere stata risolta la questione della cessione del credito l’edilizia subisce un’ulteriore mazzata dovuta all’impennata del costo del carburante e delle materie prime. Muovere un escavatore, un mezzo meccanico, costa molto di più. I materiali sono aumentati di prezzo, così le imprese rischiano di fermarsi.
“La situazione è ormai fuori controllo. Occorrono subito misure per calmierare i prezzi e compensare i maggiori costi sostenuti dalle imprese, altrimenti i cantieri per carenza di materie di prime si fermeranno”.
È l’allarme lanciato dal presidente di Ance Trapani Sandro Catalano, alla luce del peggioramento delle condizioni di mercato delle ultime settimane.
Negli ultimi giorni, infatti, i prezzi dei materiali di costruzione che già erano pressoché raddoppiati nell’ultimo anno sono ulteriormente schizzati. In particolare risultano ormai praticamente irreperibili se non a costi insostenibili bitume, acciaio e alluminio. A peggiorare ulteriormente le cose il macroscopico rialzo di gas e del carburante che sta mettendo in ulteriore difficoltà il trasporto dei mezzi e la gestione delle consegne.
“Ci ritroveremo – dice il presidente - così a dover chiudere i cantieri e a sospendere tutte le attività con la sola via d'uscita della cassa integrazione per i nostri lavoratori”.
Non sono previsioni azzardate, ma sono valutazioni che arrivano visto quanto sta accadendo nel nostro Paese nelle ultime settimane.
“Continuando così non ci sarà nessuna via di scampo per il comparto edile con il rischio di vanificare l’occasione di rilancio delle opere finanziate dal PNRR. In questo contesto sarà impossibile rispettare le scadenze concordate con l’Ue”.

 

 

Fermi i pescherecci di Mazara
Era una delle marinerie più floride d’Italia. Da anni in crisi, ora il caro carburante rischia di dare il colpo di grazia alla marineria di Mazara del Vallo. In appena un mese il costo del gasolio per fare il pieno ad un peschereccio è passato da 700 euro a 1200 euro. L'incremento è del 70% e un litro di gasolio costa 1,30 euro al litro contro gli 86 centesimi di una settimana fa e i 30-35 centesimi dello scorso anno.
"La situazione è drammatica - dice l'armatore Domenico Asaro di Mazara -. Dopo due anni di pandemia ci si mette il caro gasolio. Con il prezzo oltre un euro c'è un consumo per il carburante di quasi 1800/2000 euro al giorno e con questi numeri non possiamo andare al mare".
"Oltre al problema del caro gasolio ci sono altri problemi - dice un altro armatore -. Non siamo più concorrenti con gli altri paesi rivieraschi. In Tunisia si costruiscono nuovi pescherecci, da noi non se ne realizzano da oltre 30 anni. In Tunisia il costo del gasolio è di 30 centesimi litro e il governo conferma questo prezzo per i pescherecci per tutto l'anno. A Mazara da 400 barche siamo passati a 80 pescherecci".
Secondo Coldiretti Impresapesca, il prezzo medio del gasolio per la pesca è praticamente raddoppiato (+90%) rispetto allo scorso anno costringendo i pescherecci italiani a navigare in perdita o a tagliare le uscite e favorendo le importazioni di pesce straniero. A Mazara del Vallo tanti pescherecci sono fermi ormai da settimane. Nel 2020 il carburante costava 0,25 centesimi, ora costa più di un euro. Nel 2020, 50 mila litri di gasolio gli armatori lo hanno pagato 11 mila euro, oggi quasi 50 mila euro.

“Il colpo di grazia per le imprese”
"Le imprese siciliane non usciranno vive da questa crisi. I rincari delle materie prime, l'aumento incontrollabile dei costi dell'energia, del gas, del carburante, l'ennesima tempesta insomma è per noi il colpo di grazia".

Le previsioni sono funeste: 20 milioni di ore di cassa integrazione. "Non ci saranno vie di uscita, non se le imprese resteranno sole e se il governo regionale non interverrà in maniera netta, convinta e drastica". L'appello, che viene da Confindustria Sicilia, è rivolto al governo Musumeci ed emerge da un incontro con il vicepresidente della Regione, Gaetano Armao, e il consiglio di presidenza di Confindustria Sicilia.