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06/05/2022 06:00:00

Mafia, Pionica. La Cassazione ribalta il verdetto. Assolti alcuni imputati: "Chiederemo i danni"

È di qualche settimana fa la pronuncia della prima sezione penale della Corte di Cassazione che ha totalmente scardinato la sentenza emessa dalla Corte d’appello di Palermo, terza sezione, relativa al processo “Pionica”, che vedeva coinvolti una serie di soggetti del trapanese, imputati per associazione a delinquere di stampo mafioso e reati connessi.

Le indagini cominciano nel 2016 e si concludono con la Procura della Repubblica di Palermo che chiede il rinvio a giudizio di 16 persone.

Le accuse, a vario titolo, erano di associazione di stampo mafioso, estorsione e favoreggiamento, nonché intestazione fittizia di beni.

Imputati: Michele Gucciardi, Salvatore Crimi, Melchiorre Leone, Giuseppe Bellitti, Gaspare Salvatore Gucciardi, Girolamo Scandariato, Roberto Nicastri, Vito Nicastri, Ciro Gino Ficarotta, Leonardo Ficarotta, Paolo Vivirito, Anna Maria Crocetta Asaro, Leonardo Crimi, Antonino Asaro, Tommaso Asaro e Virgilio Asaro. Il Gup del Tribunale di Palermo, per chi ha scelto il rito abbreviato, condannava alcuni degli imputati coinvolti (tra cui Vito Nicastri – 9 anni – Roberto Nicastri – 9 anni – Melchiorre Leone – 9 anni e 4 mesi – Girolamo Scandariato – 6 anni e 8 mesi per favoreggiamento). Il gup assolveva invece dall’accusa di associazione mafiosa Giuseppe Bellitti e da favoreggiamento Antonino, Tommaso e Virgilio Asaro.

In riforma di questa sentenza, la terza sezione penale della Corte d’appello di Palermo, a seguito di appello avanzato da alcuni degli imputati inizialmente condannati e dal P.M. (avverso l’esito della sentenza per gli imputati assolti), stravolgeva totalmente la prima pronuncia. La Corte, infatti, oltre ad assolvere alcuni dei primi condannati dai reati a loro contestati (e cioè Melchiorre Leone, Vito Nicastri – capo C -, Roberto Nicastri – capo C), condannava alcuni dei soggetti che in primo grado venivano assolti (tra cui il salemitano Giuseppe Bellitti). Contestualmente, di contro, le misure di prevenzione del Tribunale di Trapani, nonostante la riforma in peggio della Corte di Appello (almeno per alcuni degli imputati), rigettava la richiesta di applicazione di alcune misure di prevenzione personali e patrimoniali. In particolare per gli imputati condannati in riforma dalla Corte di Appello. La sentenza della terza sezione veniva impugnata in Cassazione. Gli “Ermellini”, valutata attentamente l’intera vicenda processuale, hanno definitivamente annullato l’inaspettata pronuncia della Corte di Appello. I giudici romani, per alcuni degli imputati, hanno nuovamente rinviato il procedimento al secondo grado di giudizio, mentre per altri (che in primo grado venivano assolti ed in secondo grado condannati) hanno annullato totalmente la seconda sentenza e senza rinvio. Alcuni degli imputati coinvolti ed infine assolti hanno affrontato, sottolineano i loro difensori, accuse e detenzioni ingiuste, pubblicità denigratorie ugualmente ingiuste.

“Sono professionisti di settore – proseguono alcuni legali - che, se da un lato costretti a difendersi da accuse ingiustificate - senza supporti probatori alla base (bensì solo indizi ed illazioni) - hanno anticipato spese, interrotto la propria professione, detenuti ingiustamente in carcere in via cautelare e costretti ad abbandonare la famiglia e gli affetti. Ma vi è più! Molte associazioni ed Enti territoriali comunali si sono costituiti parti civili per chiedere il risarcimento dei danni subiti a qualunque titolo per i reati ascritti agli imputati - tra cui anche il danno all’immagine arrecato alle città di appartenenza di alcuni (il Comune di Salemi ed il Comune di Castelvetrano, oltre le tante associazioni antiracket, antimafia ed anticrimine). Ebbene, i difensori degli imputati assolti avanzeranno di certo richieste risarcitorie per ingiusta detenzione; naturalmente saranno i contribuenti a pagare per gli errori della magistratura, non prevedendo, il nostro ordinamento, una dovuta responsabilità civile nei suoi confronti”.