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09/05/2022 06:00:00

La Sicilia e la ripartenza, dal turismo ai trasporti ecco i punti di debolezza 

 In Sicilia l'8% delle famiglie vive con il reddito di cittadinanza. La media dell'assegno è di 540 euro. Una misura che costa alle casse pubbliche 1.3 miliardi di euro l'anno e che potrebbe essere destinata ad altro, "magari non a dare sussistenza, ma a creare lavoro ricchezza". Lo dice l'assessore regionale all'economia Gaetano Armao, e il dato da lui fornito è uno dei tanti elementi che hanno caratterizzato la prima "conferenza di sistema" tenuta in Sicilia, a Marsala, da Confcommercio, per discutere sugli scenari post pandemici e sulla ripartenza. "La Sicilia - dice Armao - gestisce un bilancio che movimenta 80 miliardi di euro, due volte il bilancio di Twitter, per intenderci". La Giunta Musumeci, in un clima di fuoco, si prepara alla discussione, da oggi all'Ars, della sua ultima manovra finanziaria e Armao rivendica la bontà del suo lavoro in questi anni, dal salvattagio dell'Irfis, ai recupero di diverse somme con il governo centrale. 

I dati sul reddito di cittadinanza in Sicilia li potete leggere clicando qui. 

“Siamo chiamati a ricostruire, tutti insieme, il nostro futuro, il futuro delle nostre imprese. E’ un periodo storico in cui, oltre a riaffermare le ragioni della libertà, della democrazia e del diritto internazionale, come dice il nostro presidente nazionale Carlo Sangalli, è fondamentale fronteggiare sfide straordinarie che richiedono flessibilità delle politiche di bilancio e sostegno degli investimenti”. dice il presidente regionale Confcommercio Sicilia, Gianluca Manenti.  “Un futuro difficile ma che non deve farci paura – aggiunge Manenti – un futuro che ci vedrà impegnati anche a gestire e controllare le opportunità che derivano dalle politiche tradizionali di coesione insieme a quelle di ambito europeo. Ecco perché diciamo che si rende necessario un metodo di lavoro stabile, strutturato e condiviso con le parti sociali che ci faccia diventare i protagonisti del domani”.

Se il turismo potrebbe essere il volano della ripresa, i numeri non sono affatto buoni. Il “destination reputation index” classifica il settore alberghiero isolano con un indice pari al 7,9, l’extra alberghiero con l’8,1, le attrattive all’8,7 e la ristorazione all’8,3. Le indicazioni arrivano da Josep Ejarque, esperto di Destination management e Destination marketing. Per quanto riguarda altri fattori, la Sicilia risulta essere, nella scala di indici da 0 a 100, a quota 90 per mangiare e bere, 85 per l’accoglienza, 82 per attrattive, 75 per mare e spiagge, 70 per alloggio e convenienza ma si arriva, com’è facilmente intuibile, a 50 per quanto riguarda i trasporti. Con riferimento, invece, alla distribuzione provinciale dei posti letto, primeggia, nel settore alberghiero, con 31.885 unità (pari al 25,4%) e nel settore extralberghiero con 17.779 unità (pari al 20,4%) la provincia di Messina; seguono Palermo (26.290 nell’alberghiero e 13.817 nell’extralberghiero), Trapani (17.325 alberghiero e 15.685 extralberghiero), Siracusa (12.466 alberghiero e 7.505 extralberghiero) e Catania (12.071 alberghiero e 11.312 extralberghiero).

Altro dato interessante è quello che riguarda le destinazioni turistiche competitor della Sicilia: a Malta gli arrivi nel 2021 sono stati 1 milione (permanenza media 8,7 giorni), 660mila nel 2020 (7,9 giorni di permanenza media) e 2,7 milioni nel 2019 (7 giorni di permanenza media. Nelle Baleari gli arrivi nel 2021 sono stati 8,7 milioni (permanenza media 5,1 giorni), 1,7 milioni nel 2020 (4,1 giorni permanenza media) e 13,7 milioni nel 2019 (5,6 giorni). In Sicilia, gli arrivi nel 2021 sono stati 2,5 milioni (permanenza media 3,5 giorni), 2,2 milioni nel 2020 (3,4 giorni) e 5,1 milioni nel 2019 (3,1 giorni). Ejarque affronta anche la prospettiva del turismo post-Covid: destinazioni vincenti propongono e offrono benefici personali al turista e fanno leva sul perché, sull’esperienza nella destinazione; destinazioni in stallo propongono prodotti, facendo leva sul “cosa”, cosa fare nella destinazione; destinazioni perdenti, invece, propongono il territorio, fanno leva sul vedere. Neanche nel 2022 il turismo potrà ridiventare normale. Una nuova normalità è attesa, invece, nel 2023.

In relazione allo scenario del turismo per la Sicilia, il Covid non è stato un “disruptor” ma ha accelerato le tendenze già in atto: un mercato dell’incoming diverso, una domanda turistica diversa, comportamento d’acquisto diverso, un customer journey variato, comportamento dei turisti in destinazione diverso.

Ed a sentire il parere degli esperti, viene da sorridere pensando a cosa hanno fatto i Comuni trapanesi, ad esempio, all'ultima Borsa Internazionale del Turismo. 

Andrea Appetecchia, responsabile Osservatorio logistica e trasporto merci dell’Isfort, fa invece un’analisi riguardante le infrastrutture nell’isola: l’attraversamento dello Stretto rimane un vincolo competitivo rilevante. Per 3 modalità su 4 la Sicilia è sostanzialmente tagliata fuori dalle principali direttrici di traffico, per non parlare del fatto, poi, che all’interno del contesto siciliano si avverte un grave squilibrio tra quadrante Nord orientale e quadrante Sud occidentale, uno squilibrio che non è confermato del tutto dalle vocazioni produttive. La Sicilia ha decisamente puntato sul quadrante Nord orientale (Palermo, Messina e Catania). 

Gli squilibri regionali sono dati: da un sistema autostradale frammentato e bisognoso di una profonda opera di manutenzione; da un sistema ferroviario che deve avvicinare l’alta velocità al fine di potere connettere Reggio/Villa a Roma in tre ore e quindi le città metropolitane siciliane utilizzando navi ro-ro per ridurre nell’immediato i tempi di attraversamento e potere ottenere un collegamento Palermo-Roma in meno di cinque ore in presenza di attraversamento stabile, come il Roma-Torino; dal sistema portuale che, a partire dai tre grandi porti commerciali di Augusta, Palermo e Messina deve essere potenziato nelle infrastrutture fisiche lato mare e lato terra.