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31/05/2022 10:00:00

Condannato il pastore evangelico di Marsala che abusava delle ragazzine 

Dopo la condanna in primo grado dal gup di Marsala e quella in appello, arriva la terza e definitiva condanna dalla terza sezione della Cassazione a sei e otto mesi di reclusione per il trapanese Salvatore Lipari, ex pastore della Chiesa evangelica pentecostale di Marsala, accusato di abusi sessuali su ragazze minorenni.

Condannato, infatti, in primo grado dal gup di Marsala Francesco Parrinello a quattro anni e due mesi di reclusione, in Corte d'Appello la pena detentiva gli era stata aumentata a sette anni.

Gli abusi sessuali sarebbero stati commessi su alcune giovani che frequentavano il luogo di culto. L’1 febbraio 2017, Lipari fu posto agli arresti domiciliari.  Alla base del procedimento le denunce di alcuni genitori, con le quali le minori si erano confidate. “Siete possedute da spiriti maligni – avrebbe detto il Lipari alle giovani - ma con le mie mani io vi libererò. Avete il diavolo tra le gambe”.

E con questa scusa, ne avrebbe abusato sessualmente per anni: dal 2009 al 2015. Per “liberarle” le avrebbe palpeggiate nelle parti intime, facendo credere loro che quelle “pratiche” fossero “necessarie” per scacciare il “maligno”. Abusando, tra l’altro, secondo gli investigatori, “del suo ruolo di guida religiosa nell'ambito della comunità evangelica”.

Aspetto inquietante della vicenda è derivato anche dal fatto che le mamme, nonostante fossero state messe a conoscenza delle figlie degli abusi perpetrati, hanno stentato a credere al racconto delle figlie, quasi che mistificassero i fatti. Solo dopo la denuncia del padre di una delle vittime ai Carabinieri, è scattata l’indagine che ha portato agli arresti domiciliari dell’uomo a seguito del provvedimento del Gip. Lipari scelse il giudizio abbreviato da cui è derivata la condanna dello stesso in primo grado, e a un risarcimento del danno a due delle vittime di 30.000 euro e alle altre meno “esorcizzate” di 15.000 ciascuna, poi la condanna in Appello, come detto, e ora quella definitiva in Cassazione.