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18/06/2022 08:00:00

Abusivismo edilizio, assolto ex dirigente dell'Asp a Marsala

"Il fatto non sussiste”. Con questa formula il Tribunale di Marsala (presidente Vito Marcello Saladino) ha assolto dall’imputazione di abuso d’ufficio il dottor Giuseppe Morana, ex responsabile dell’ufficio di Igiene dell’Asp di Marsala (nell’aprile 2018 nominato dirigente degli ospedali di Mazara e Castelvetrano).

Ad invocare l’assoluzione era stato lo stesso pm Sebastiani. In qualità di responsabile del locale ufficio d’igiene, all’inizio dell’indagine, a Morana si contestava il parere favorevole su alcune delle opere realizzate in un’abitazione all’interno della quale, secondo l’accusa, sarebbero stati commessi alcuni abusi edilizi. Poi, però, per il funzionario dell’Asp la Procura non chiese il rinvio a giudizio. Ma il giudice delle udienze preliminari ritenne necessario un approfondimento processuale e dispose l’imputazione coatta. A difendere Morana è stato l’avvocato Alessandro Casano, che dopo la lettura del dispositivo ha dichiarato: “Esprimo grande soddisfazione per questa sentenza che ha riconosciuto la legittimità dell’operato del dott. Morana.

La formula assolutoria il fatto non sussiste rappresenta un verdetto ineccepibile che non lascio spazio a dubbi e pone fine a questa lunga e intricata vicenda processuale”. La vicenda giudiziaria che ha visto coinvolto il medico è quella sfociata nel processo a undici persone tra tecnici comunali, proprietario di un immobile e il suo tecnico privato, per un caso di “opere abusive” realizzate per ampliare, secondo l’accusa, alcune parti di un’abitazione di via Trieste, alla periferia di Marsala. Un processo (“Spadaro Manfredo Natale +10”) che in primo grado è approdato a sentenza nel luglio 2020, quando il tribunale di Marsala (presidente Chiaramonte) ha decretato tre condanne e otto assoluzioni. Il processo di secondo grado, in Corte d’appello, a Palermo, è alle ultime battute. La sentenza potrebbe essere emessa il prossimo 18 ottobre.

Due anni fa, il Tribunale ha condannato a due anni e mezzo di reclusione l’ingegnere Francesco Patti, ex dirigente del settore Pianificazione territoriale del Comune di Marsala, ora in pensione, processato per abuso d’ufficio. Gli è stato contestato di non avere emesso ordinanza di demolizione per alcune opere “abusive”, per le quali c’era stato un “diniego di sanatoria”, realizzate in un’abitazione di proprietà di Manfredo Natale Spadaro, marito di un magistrato. Spadaro è stato assolto, insieme al suo tecnico, l’architetto Andrea Pellegrino, dall’accusa di falso ideologico, ma condannato per abuso edilizio a otto mesi di arresto, nonché ad un’ammenda di 45 mila euro. Condannato, per falso ideologico, anche un altro tecnico del Comune di Marsala, Vito Angileri. Per lui un anno e mezzo di reclusione con pena sospesa.

Sono stati, invece, assolti altri sette tecnici dello stesso Comune accusati di abuso d’ufficio: sono l’architetto Filippo Maggio, che diede un parere favorevole, Bernardo Giuseppe Giacalone, Giovanni Barraco, accusato di aver omesso la sospensione delle opere abusive, Vincenzo Figuccia, Mario Stassi, l’ingegnere Giuseppe Giacalone, responsabile dell’edilizia privata, e Alberto Angileri. Per gli ultimi due era stato lo stesso pm, Giulia D’Alessandro, a chiedere l’assoluzione. L’indagine scattò a seguito della denuncia di una vicina di casa, l’avvocato Valentina Scarrone, figlia del defunto giudice Renato Scarrone (morto diversi anni fa in un incidente stradale), che aveva portato alla parziale demolizione delle opere realizzate, mentre per la restante parte il proprietario aveva avanzato richiesta di sanatoria agli uffici comunali. Nel processo, Valentina Scarrone si è costituita parte civile. A quest’ultima, Spadaro, Patti e Angileri dovranno versare, secondo quanto deciso dal Tribunale di Marsala, un risarcimento danni di 10 mila euro (così ripartiti: Spadaro 7.500, Patti 2 mila e Angileri 500), nonché, in solido, le spese processuali (3500 euro) sostenute dalla stessa parte civile. A Spadaro, infine, due anni fa, è stato ordinato di demolire, qualora non lo avesse ancora fatto, i “manufatti abusivi”.