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19/06/2022 06:00:00

Da Petrosino a Palermo. Guerra nel Pd (e non solo) dopo il voto

  Elezioni amministrative concluse e guerre dentro i partiti e le coalizioni aperte.


A Petrosino, come scenario prevedeva, il Partito Democratico ha qualche difficoltà da affrontare, a chiedere le dimissioni di Giovannella Licari, segretaria cittadina, è Concetta Vallone iscritta dem, poiché l’appoggio dichiarato alla candidatura di Roberto Angileri per quel piccolo gruppo, che vede tra gli altri esponenti come Calogero Ferreri, non doveva esserci.

Il Pd aveva deciso, attraverso i suoi organi provinciali ufficiali, di appoggiare Angileri, in continuità con l’uscente Gaspare Giacalone, che è anch’egli un esponente della dirigenza nazionale del partito di Enrico Letta. Una guerra già annunciata durante la campagna elettorale ma venuta fuori a urne chiuse, che poi la guerra è quella che si racconta tra le righe di comunicati stampa: Baldo Gucciardi contro Domenico Venuti. L’uscente deputato regionale del Pd con molta probabilità sarà ricandidato ad ottobre, in deroga allo Statuto interno del partito democratico che pone un limite al mandato. Guerra che parte dalla richiesta di dimissioni di una segretaria perchè la stessa avrebbe con forza richiesto l’appoggio del partito ad Angileri, la domanda dovrebbe essere un’altra: cosa dovrebbe fare una segretaria di partito se non quello di tutelare i tesserati e le volontà da questi espressa?

Questa la dichiarazione di Vallone: 

 

Nel 2017 il partito veniva sconfitto alle elezioni comunali, riuscendo tuttavia ad eleggere Concetta Vallone, costituente e dirigente provinciale, consigliere di opposizione all’Amministrazione guidata da Gaspare Giacalone. La consigliera, e l’intero partito, hanno sempre coerentemente adempiuto il loro compito di opposizione responsabile, vigilando sull’operato dell’Amministrazione e avanzando proposte serie e concrete.
Nel 2017, il sindaco in carica, con l’agilità da funambolo che ha sempre contraddistinto le sua scelte politiche, in un sol colpo, aderisce al Partito Democratico e ne diventa miracolosamente dirigente nazionale. Da quel momento, per i fondatori del Pd, ogni azione politica diviene impossibile, contrastata in ogni modo, e il circolo viene gestito, dalla segretaria eletta nel , come come un club privato. Le decisioni vengono prese nella segrete stanze e nessun coinvolgimento del partito nelle scelte amministrative viene mai posto in essere. Un modus operandi portato alle estreme conseguenze in occasione delle recenti amministrative. La candidatura di Roberto Angileri, infatti, veniva prospettata alla direzione del circolo dopo che lo stesso, il sindaco uscente e la stessa segretaria avevano iniziato la campagna elettorale e l’intero paese ne era già a conoscenza. Nè è stata mai riunita l’assemblea di circolo per coinvolgere tutti gli iscritti.
A Petrosino si è fatto strame di ogni basilare principio di democrazia interna, il circolo é stato svenduto in cambio di postazioni politiche e amministrative; i fondatori del Pd sono stati mortificati e sbeffeggiati con la complicità di una segreteria provinciale compiacente.
D’altronde, il partito democratico, in questa provincia, è stato demolito da una classe dirigente che si è chiusa in un fortino di autoreferenzialità, facendo del “meno siamo meglio stiamo” l’unica stella polare della propria azione politica. Al netto della meritata vittoria di Daniela Toscano, a cui auguriamo una proficua prosecuzione dell’attività amministrativa, vittoria certo non ascrivibile all’azione politica della segreteria provinciale, questa dirigenza ha inanellato una serie imbarazzante di sconfitte elettorali, da Marsala a Calatafimi, da Alcamo a Favignana, fino ad arrivare alla triste vicenda del pd petrosileno, ostaggio di pochi padroncini. Tutte sconfitte accomunate dalla protervia con cui si sono seguite scelte politicamente sbagliate in nome di presunte risicatissime maggioranze costruite ad arte. I risultati sono sotto gli occhi di tutti e non possono essere nascosti come polvere sotto il tappeto da pomposi e vacui comunicati trionfali. Noi ci auguriamo che il nostro partito si svegli da questo stato ipnotico e riprenda la via del dialogo e della condivisione, prima che sia troppo tardi persino per mettere insieme i cocci che ne sono rimasti.
Tutto questo, ovviamente, non può prescindere da un indispensabile passo indietro della segretaria di circolo, di cui chiediamo le immediate dimissioni. Ci auguriamo, infine, che il segretario provinciale avvii una riflessione profonda e tempestiva, finalmente nell’esclusivo interesse del Partito. La misura crediamo sia ormai abbondantemente colma.

 

Nei partiti seri si è organici e ci si allinea oppure ci si dimette e non si pretendono dimissioni inopportune ed altrui.
Ma quel gruppo che fa “opposizione” al Pd ufficiale è un gruppo che difende le posizioni politiche di Gucciardi.

Si parte da Petrosino per una lunga estate di posizionamenti e di faide interne, magari qualche esponente del Pd marsalese potrebbe appassionarsi in ugual misura per la propria città, chiedendo la costituzione in consiglio comunale del gruppo consiliare e di quella segreteria che è sempre stata spartita con tessere e acclamazione, Rosalba Mezzapelle fu espressione di Gucciardi, così a ritroso per gli altri segretari.

La situazione riguarderà anche Erice, la sindaca Daniela Toscano non è espressione di Gucciardi anzi, al contrario, è vicinissima a Giacomo Tranchida e Camillo Oddo che in termini elettorali significherà la candidatura di Dario Safina.

La costante politica di una candidatura dovrebbe essere la presenza sul territorio, cosa che per molti deputati regionali, compreso Gucciardi, non è stato: scomparsi dai radar una volta eletti e adesso rientrati con gli adepti di sempre e qualche nuovo volto.

 Scena complicata anche a Palermo, la composizione della giunta guidata da Roberto Lagalla dovrà tenere conto non solo dei partiti ma anche di equilibri regionali, la debacle di Diventerà Bellissima, movimento di Nello Musumeci, è chiara: camuffati dentro la lista di Fratelli d’Italia hanno a malapena respirato, cosa nota già ai vertici nazionali del partito. E poi c’è l’UDC, partito che vanta di avere piazzato a Palazzo delle Aquile un sindaco di bandiera, la stessa bandiera però che non porta in consiglio nessuno, non arriva a prendere il 5%, non supera lo sbarramento e sarebbe più opportuno e onesto dire che Lagalla vince perchè l’alternativa era un continuum con Leoluca Orlando, personaggio di cui la città era stanca, grazie anche a tutte le altre liste che lo hanno trascinato.

Rossana Titone