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21/06/2022 07:14:00

Picchiò e fece male alla moglie. Condanna definitiva per finanziere di Mazara 

 La Corte di Cassazione ha confermato la condanna a tre anni di reclusione inflitta due anni fa dalla Corte d’appello di Palermo ad un appuntato della Guardia di finanza, Biagio Foderà, 48 anni, di Mazara del Vallo, processato per lesioni gravissime in danno della moglie, Antonia Castelli, di 46 anni.

Alla donna, il 12 gennaio 2010, con calci e pugni, il Foderà avrebbe procurato la rottura della milza, poi asportata in ospedale. Teatro dei fatti è stata la loro abitazione di Mazara.

In primo grado, nel dicembre 2016, il giudice monocratico di Marsala Lorenzo Chiaramonte condannò il militare delle Fiamme Gialle a sei anni. La donna, in fase d’indagine, aveva dichiarato di essersi fatta male accidentalmente, a seguito di una caduta tra le mura di casa, ma il 23 giugno 2016, in aula, in lacrime, dichiarò che era stato il marito a picchiarla, dopo che lei gli confessò che aveva una passione per un altro uomo.

A ribadire agli inquirenti la tesi dell’accidentalità erano stati anche i familiari (genitori e fratelli) di Antonia Castelli. Ma dalle intercettazioni telefoniche effettuate sulle utenze del nucleo familiare, gli investigatori trassero la convinzione che a provocare quelle gravi lesioni alla donna era stato il marito. Per gelosia.

A svolgere le indagini, all’epoca coordinate dal procuratore Alberto Di Pisa, è stata la sezione di pg della stessa Guardia di finanza della Procura di Marsala, all’epoca diretta dal luogotenente Antonio Lubrano. Per Foderà, in primo grado, il pubblico ministero Giulia D’Alessandro aveva invocato sette anni di carcere.

“Se questo processo si è potuto celebrare – affermò il pm D’Alessandro durante la requisitoria – è stato solo per la tenacia della pg, in quanto la persona offesa escludeva la responsabilità del Foderà. L’indagine parte da un esposto anonimo. Poi, il luogotenente Lubrano si accorge che c’è una piccola differenza sul luogo della caduta indicato dalla Castelli: prima il pianerottolo e dopo il terrazzo di casa. Vengono, quindi, disposte intercettazioni sui telefoni del nucleo familiare e si apre un mondo. C’è preoccupazione, infatti, tra i familiari. Dicono che è necessario stare zitti per il bene dei figli. Ma che senso ha ciò se si tratta di una caduta accidentale? Le intercettazioni sono illuminanti. Foderà viene definito un ‘assassino’ e uno che ha sporcato la divisa”. Alcuni familiari vengono, quindi, indagati per favoreggiamento. E dopo anni di silenzio, Antonia Castelli decide di parlare e in aula, davanti al giudice Chiaramonte, dichiara: “Ho deciso di dire la verità. Il 12 gennaio 2010 ho fatto l’errore di dirgli che c’erano stati rapporti intimi tra me e un altro uomo, anche se non era vero. Glielo dissi per allontanarlo. Ma lui è diventato una furia e ha cominciato a colpirmi ripetutamente, prima con uno schiaffo e dopo avere chiuso a chiave la stanza da letto mi ha pestato mentre ero a terra. Mi colpiva con calci alla testa, sui fianchi e sulla pancia”. Con Foderà, erano finiti sotto processo, per favoreggiamento, anche due cognati della coppia, ma sono stati assolti.

In un altro processo relativo alla querelle tra i due coniugi la donna è assistita dall'avvocato Marilena Messina.