Gettò in mare la sua cagnetta, legandole attorno al collo una corda con all'estremità una grossa pietra. Il tribunale di Trapani, oggi, lo ha condannato a cinque mesi di reclusione. La vicenda risale al luglio di 4 anni fa. Mia, il nome della bestiola, venne gettata nelle acque di Custonaci e soltanto grazie al tempestivo intervento di alcuni bagnanti è riuscita a salvarsi. Oggi ha una nuova casa e una nuova famiglia. L’Ente Nazionale Protezione Animali si era costituito parte civile.
A ripercorrere tutte le tappe della vicenda è l'animalista Enrico Rizzi nel suo profilo Facebook.“Sono stati 5 anni di inferno,- scrive - soprattutto quando la stessa Procura mi notificò la richiesta di archiviazione del caso che aveva deciso di avanzare al GIP; se confermata, avevo l'obbligo di restituire immediatamente il cane al suo aguzzino”. La notizia allora fece il giro del mondo, scomodando anche i Ministri Alfonso e Bonafede. “promisero – racconta Rizzi - di fare giustizia. Peccato però che nessuno dei due si occupò mai del caso; nel fascicolo i loro nomi non ci sono mai stati, nè quando fu chiesta l'archiviazione fecero qualcosa per opporsi.”
“Mi sono ritrovato da solo – prosegue l'animalista - a lottare contro la Procura per avere giustizia, avevo il tempo contato per acquisire tutte le carte nel fascicolo ed impugnare quella richiesta assurda. Ricordo ancora, come se fosse ieri, tutte quelle volte che feci su e giù dal tribunale. Grazie ai miei avvocati di Studio Legale SP Law, il Giudice per le Indagini Preliminari mi diede ragione. Quell'uomo doveva andare a processo e così quel processo iniziò. Oggi – conclude Rizzi - posso tirare un respiro di sollievo. Anzi, la nostra cagnolona MIA può continuare a vivere felice a Roma, amata e coccolata come ben sapete. Sono soddisfatto di quello che ho fatto per lei”.