Nino Oddo, segretario regionale del PSI, avete deciso di estendere a un campo largo le primarie per scegliere il candidato per la presidenza della Regione Siciliana.
Sì, ancora sull’estensione di questo campo largo vi sono opinioni diverse. Noi socialisti e anche il PD e una parte dei Cinque Stelle sono per l’estensione di questo campo largo, consentendo a tutte le forze che si sono contrapposte a Musumeci in questi anni di poter partecipare a questo processo di individuazione del candidato governatore. Altri sono più rigidi nel collocare i paletti, la partita è ancora aperta. Io sostengo che se vogliamo mettere in campo una proposta politica competitiva dobbiamo allargare questo campo alle forze moderate di centro, insinuarci nelle contraddizioni del centrodestra, altrimenti rischiamo di fare come a Palermo, una bella battaglia di principio, ma poi con una sconfitta al primo turno, come è stata a Palermo. In Sicilia occorre andare al di là del perimetro palermitano.
Oddo, è stanco di fare battaglie di principio?
Io appartengo culturalmente ad una area riformista che punta ad essere pragmatica e meno dogmatica. A mio parere certi paletti che richiamano all’ortodossia dell’800 sono stati superati. Oggi le confluenze sono sui progetti e sulle persone più che sulle ideologie che non coinvolgono più la gente. Oggi le forze progressiste devono trovare la capacità di parlare un linguaggio nuovo.
Fava, Cancelleri, Chinnici, sono questi i candidati. Su Repubblica si è fatto anche il nome di Nino Oddo.
Dal mondo socialista mi arrivano sollecitazioni in Sicilia in questo senso. Secondo me queste primarie hanno un senso se sono molto larghe, se favoriscono un’ampia partecipazione e se mettono in campo tutte le anime possibili. Se deve essere un gioco chiuso a tre candidati che si sanno da mesi, credo che sia un ulteriore passo sbagliato.
Nino Oddo, con Chinnici, Fava si parla un linguaggio nuovo? Sono sempre gli stessi nomi
Non voglio dare giudizi sui candidati. Fava è un ottimo candidato, un ottimo leader però storicamente parla solo ad una parte della sinistra. La Chinnici è una candidata che per come la conosco io, potrebbe essere recepita bene da aree moderate anche se non la vedo universalmente conosciuta dall’elettorato siciliano, ma è una figura di grande prestigio che sicuramente può parlare all’area moderata. Cancelleri è il grillino che dice le mie stesse cose, ha fatto dichiarazioni di apertura a Lombardo, all’ala moderata del centrodestra, ha la mia stessa consapevolezza che il centrosinistra più i Cinquestelle sono insufficienti come dato politico, e da questo punto di vista, è uno che ha una sufficiente ampiezza di veduta dal punto di vista politico, ma all’interno dei Cinquestelle ci sono molte contraddizioni che sono quelle nazionali.
Nino Oddo, gli errori fatti ad Erice nel 2022 saranno d’insegnamento per Trapani 2023?
Il problema sarà lo stesso. Secondo me i tre candidati sindaci non conoscevano la legge elettorale. Io ho cercato di dire a tutti che è meglio fare cinque anni l’assessore che tre mesi il candidato sindaco perdente, è una battuta, ma non più di tanto. Ad Erice dovevamo trovare un nome di mediazione che stava bene a tutti, alcune forze politiche si sono arroccate sui nomi di bandiere che si avevano, con il risultato che siamo andati a sbattere. Se tutti faranno tesoro di questa esperienza, e si capisce che si dovrà individuare a Trapani un candidato condiviso, allora sarà possibile mettere in campo una proposta competitiva rispetto a Tranchida che si ricandiderà.
Oddo, è possibile parlare di primarie di centrosinistra senza fare una analisi reale del voto. La sinistra ha sempre questa difficoltà ad ammettere i propri errori e a fare una seria analisi del voto e poi, magari, affrontare le elezioni regionali.
La sinistra è brava a farsi del male. La sinistra ha sempre due linguaggi, c’è chi con sano realismo fa le valutazioni sulla situazione di Palermo, ad esempio, e chi, invece, dice che è bello essere duri, soli e perdere bene. Un’anima che ha sempre caratterizzato la sinistra e che spesso ci ha portato a perdere. Io appartengo all’altra anima, quella del confronto sui problemi e gli errori commessi e cercherei di superarli.