Spettabile Redazione di Tp24,
Mi chiamo Emanuele Buzi e sono docente di Mandolino presso il Conservatorio A.Scarlatti di Palermo.
La cattedra palermitana di Mandolino, istituita nel 2008, è l’unica cattedra siciliana e una delle pochissime in Italia in cui è possibile studiare questo piccolo, bistrattato e ancora sotto certi aspetti, sconosciuto strumento.
Ma la storia non è sempre stata così. Il mandolino dal ‘700 era lo strumento prediletto di principesse e nobildonne delle principali corti europee, era uno strumento colto e nobile, apprezzato da importanti compositori, mostri sacri della musica “classica” come Vivaldi, Mozart, Beethoven e molti altri che gli hanno dedicato pagine immortali.
Circoli mandolinisti erano presenti in tutto il territorio nazionale (si può dire che prima di Garibaldi, Mazzini e Cavour è stato il Mandolino ad aver avuto un ruolo importante per l’Unità d’Italia...)
Poi un lento declino, il pregiudizio nel mondo che vedeva noi italiani identificabili solo con pizza, spaghetti e mandolino (quando nel mondo è praticato, amato e addirittura in Giappone, insegnato nelle scuole elementari…), le nuove sonorità, i ritmi travolgenti che arrivavano da oltreoceano e il mandolino piano piano ha iniziato a non essere più praticato.
Lo hanno tenuto in vita la tradizione popolare, la canzone, e un esercito di valenti amatori come il simpatico mandolinista di cui vorrei parlarvi.
Alberto Grammatico, conosciuto come o zu Betto, se n’è andato pochi giorni fa, mi sembra il 9 di luglio, all’età di 98 anni.
Fino all’ultimo ha suonato il suo prezioso mandolino, con la sua straordinaria passione.
La vostra pagina lo ha ricordato con affetto e questo ricordo ha avuto moltissime interazioni e condivisioni.
Ho avuto la fortuna di conoscere Alberto qualche anno fa.
Mi fece l’onore di venirmi a trovare in Conservatorio a Palermo. Parlammo a lungo del mandolino, del repertorio, della storia di questo strumento in Sicilia e dei suoi ricordi. E naturalmente, senza mai esserci incontrati prima, suonammo insieme, sotto lo sguardo sorpreso e ammirato dei giovani allievi della mia classe.
Ci fece un grandissimo regalo e mi diede l’occasione per fare una bellissima lezione sull’importanza del dilettantismo (che a dispetto di quello che si pensa non è affatto una parola denigrante, ma anzi nobilissima) e delle barberie.
Lo zio Alberto è stato un barbiere e ai suoi tempi le barberie svolgevano una importantissima funzione di aggregazione sociale (per lo più maschile). Non ci si tagliava solo i capelli e la barba, ma si leggeva il giornale, si parlava di politica, di società, si beveva un bicchiere di vino, si mangiava qualcosa e soprattutto si faceva musica insieme. E gli strumenti erano quelli del popolo, mandolino, chitarra, fisarmonica, magari un tamburello.
I garzoni imparavano dagli anziani a suonare questi strumenti, ad avere i primi rudimenti musicali, ad ascoltare e a memorizzare ore e ore di musica. E lo zio Alberto aveva ancora nella sua lucidissima ed acutissima memoria molta bellissima musica.
E’ stato testimone di una parte importante della nostra storia e, come un capitano, ci ha lasciato una rotta.
Ieri, 12 Luglio, una mia allieva, Giulia Vario, ha conseguito la laurea triennale in mandolino.
E’ la prima musicista trapanese laureata in Mandolino.
Mi piace pensare che lo zio Alberto l’abbia seguita e guidata, con il suo sorriso e con la sua passione, durante il concerto, un programma interamente vivaldiano, che ha tenuto nella Sala Ferrara del Conservatorio.
I giovani mandolinisti di oggi hanno il compito raccogliere l’eredità della memoria storica e la “missione” di portare avanti questo piccolo grande strumento, come lo Alberto Grammatico ha fatto per tutta la sua vita.
Cordiali saluti,
Emanuele Buzi